Può descriverci chi è Maxime Chattam?
(L’autore chiarisce ridendo simpaticamente che il suo nome e cognome può essere pronunciato sia alla francese che all’inglese. Poi riprende dicendo):
Maxime Chattam è una persona come tutti che prova piacere a scrivere delle storie o per meglio dire a raccontare delle storie e a raccontarsi delle storie in prima persona e poi ha il piacere di raccontare queste storie a più lettori. In realtà una cosa che mi piace molto fare che però spesso non piace all’editore è scrivere una prefazione o postfazione perché mi sembra che sia un modo più diretto per dialogare con i lettori.
Questo rappresenta bene in realtà quello che io sono ovvero un grande lettore che prova piacere a scrivere.
Come e quando ha scoperto in se la vocazione dello scrittore?
Ho iniziato a scrivere abbastanza presto, a circa 14 anni in realtà avevo voglia di raccontarmi delle storie e avevo voglia di viaggiare. Il tutto è iniziato dopo che avevo visto un film, e poi in camera mia avevo voglia di vivere questo film ma poiché non mi era possibile viverlo nella vita reale mi sono detto che mi sarei raccontato la storia e così ho iniziato a scrivere e poi piano piano ho continuato a scrivere e ho imparato a giocare con le parole, con le frasi, con le diverse tematiche fino a quando ho costruito un rapporto da un lato ludico e dall’altro anche a sperimentare con la scrittura. Ho continuato a scrivere sempre di più fino a quando ho avuto una ventina d’anni, poi ho iniziato a seguire degli studi di criminologia per riuscire a scrivere dei thriller. E questi thriller dovevano essere molto realistici ecco perché ho fatto questi studi. Ho scelto di scrivere dei thriller perché secondo me il thriller ha una struttura narrativa che è molto più interessante cioè mi è molto più consona di quella che è la struttura narrativa dei classici. Ho scritto per due anni e mezzo alla sera, nei week-end, durante le vacanze e a questo punto ho terminato L’anima del male (primo volume della trilogia, il secondo è In Tenebris, NdR) che ho proposto a un editore e poi è stato pubblicato.
Quali sono stati gli stimoli (letture, film e altro) che la spingono a scrivere thriller?
Innanzitutto il film che più mi ricordo è appunto Stand By Me di Stephen King e qui iniziamo subito a fare questo parallelo tra cinema e letteratura, poi ho avuto la fortuna di crescere in una casa dove c’era una grandissima biblioteca a mia disposizione e uno degli autori che ho amato di più è stato Tolkien, di cui ho letto molto, poi autori appunto come Stephen King, Mark Twain che mi hanno permesso di sognare da adolescente tutte queste avventure e poi il cinema, quello americano per esempio come i Goonies e mano a mano che gli anni passavano i gusti cambiavano, subivano una ovvia evoluzione, però mi è sempre piaciuta la letteratura e il cinema (del genere).
Mi piace tutto ciò che mi porta oltre, mi piace quello che mi consente di viaggiare cioè di uscire dalla mia poltrona e di incontrare personaggi storie e avventure che sono completamente diverse da quello che io sono.
L’ambientazione dei suoi romanzi in città americane è legata al suo amore per quel paese?
Ho scelto gli Stati Uniti per ambientare la trilogia perché in realtà tutto è possibile in questo paese. É un paese dove il genere poliziesco, il thriller con un serial killer diventa estremamente plausibile e io avevo voglia di essere realistico. In Francia sarebbe stato molto difficile far muovere un detective in modo così indipendente, in Francia, abbiamo una presenza delle autorità abbastanza pesante mentre negli Usa tutto è molto più grande è un paese che apprezzo molto fin da quando ero piccolo e poi perché in realtà negli Usa tutto può sembrare normale. Tutto nel paese è smisurato, le città sono immense, i camion dei pompieri sono grandissimi, i gelati sono grandissimi, era possibile ambientare una storia un poco folle solo in quel paese.
Quali sono i suoi autori preferiti?
In realtà oggi non ho un autore che che mi attiri particolarmente, ho piuttosto delle ispirazioni che posso trovare interessanti in un libro, anche se indubbiamente esistono ottimi libri, delle ottime opere. Quello che amo rileggere sempre e che trovo si rinnovi ad ogni lettura è Shakespeare, poi autori americani come Jeffery Deaver, Preston (e alcuni altri), poi un autore francese Serge Brussolo e poi due libri che tengo sempre sul mio tavolino da notte che sono Oceano Mare e Novecento di Baricco, che trovo straordinari e soprattutto straordinaria la capacità di disegnare quei personaggi.
Con il romanzo fantastico “Il 5° regno” ha vinto un premio nel 2003. Il fantastico è un genere che la stimola quanto il thriller oppure è stata una semplice incursione nel campo?
Bravo, perché anche in Francia sono in pochi a sapere che questo libro l’ho scritto io, in quanto è stato pubblicato con uno pseudonimo. Sì, credo proprio che scriverò un libro di genere fantastico solo fantastico anche perché mi piace molto questo genere. Ho appena passato tre settimane a Poznań a lavorare con la polizia e ho molto riflettuto sull’argomento, e penso che passerò i tre o quattro mesi del prossimo inverno a scrivere un libro esclusivamente fantastico, quelli che vengono definiti libri per adolescenti che però in realta poi non sono solo per adolescenti, perché ho proprio voglia di farmi piacere nello scrivere qualcosa in questo momento che non sia solo un thriller e che non sia poi così macabro.
"Il 5° regno" verrà pubblicato in italia?
Non ho idea se sarà pubblicato in Italia, si dovrebbe girare la domanda alla Sonzogno.
Che carattere ha Chattam nella vita reale?
Penso di essere una persona alquanto solitaria, taciturna, mi piace molto leggere e lo faccio anche dove lavoro, nel mio ufficio.
In realtà ho una vita abbastanza banale molto lontana da quella dei personaggi che racconto nei miei libri.
Come passa le sue giornate?
Nel mio ufficio. L’ufficio è la stanza che preferisco in assoluto, mi alzo abbastanza presto alla mattina scrivo molto alla mattina - che è il momento in cui mi sento a mio agio per scrivere - ed è il momento anche in cui sono più produttivo, poi verso ora di pranzo faccio una pausa, faccio una passeggiata nel bosco che si trova accanto alla mia casa e poi nel pomeriggio ricomincio a scrivere e correggo quello che ho scritto al mattino e fino a tarda sera continua così.
In realtà dipende dal libro ma scrivo anche 6/8 ore al giorno, cinque giorni su sette.
Devo anche dire che in Francia sta per uscire il mio sesto libro e gli ultimi due libri mi hanno praticamente indotto in una frenesia letteraria. Ho scritto per circa 12 ore al giorno sette giorni su sette e quindi il ritmo dipende proprio dal libro.
In questi giorni ho appena finito di leggere “In tenebris” trovandolo veramente interessante (e pauroso); mi ha colpito il personaggio dell’investigatrice Annabel O’ Donnel e del suo dramma (marito scomparso), il caso avrà una evoluzione o soluzione in prossimi romanzi?
Già ho scritto la trilogia e quindi il prossimo anno sarà pubblicato il terzo volume che è intitolato Malefice, sempre ovviamente con Annabel O’ Donnel e Brolin. Sarà il seguito dei libri che abbiamo letto fino adesso e ci sarà anche la fine. Poi comunque io cerco di scrivere un libro all’anno, è un ritmo che mi fa piacere, mi fa stare bene. Addirittura sono già sicuro di quello che sarà il libro che uscirà tre/quattro anni dopo. Il prossimo libro è ancora un thriller ambientato nella seconda guerra mondiale, mentre invece il libro che sarà pubblicato nel 2007 è un libro ambientato a N.Y. nel quale il personaggio principale è un fotografo, tale Ready O’ Donnel che sposa una certa Annabel che fa l’investigatrice... A questo punto è la storia che precede quella della trilogia e nella quale noi scopriremo perché questo marito è scomparso e cosa ne è stato, sarà lui il protagonista. Non ci sarà l’investigatore Brolin però ci sarà questo marito e sapremo cosa ne è stato...
Si chiude qui l’intervista, avevamo altre domande da fare ma gli impegni in Italia dell’autore sono tanti e così il tempo a noi concesso (circa 45 minuti) è trascorso in fretta.
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