Abbandonato (temporaneamente? Per sempre?), dopo i cinque romanzi che lo hanno visto protagonista, il sulfureo commissario Michele Balistreri, Roberto Costantini passa a un altro personaggio, femminile questa volta, l’agente segreto Abe Abate, che dovrebbe diventare altrettanto seriale se, nei ringraziamenti finali del suo nuovo romanzo “Una donna normale”, edito da Longanesi, l’autore scrive: “Ringrazio innanzitutto Stefano Mauri e Cristina Foschini per aver fermamente creduto nel mio progetto seriale con un nuovo personaggio e un’ambientazione complessa”.
Stefano Mauri è presidente di GeMS, il gruppo editoriale che raccoglie un consistente numero di case editrici, tra cui la Longanesi, di cui è amministratore delegato, mentre Cristina Foschini è la direttrice Ufficio diritti e acquisizioni della stessa Gems, ruolo che deve essere stato fondamentale nella trattativa con la Marsilio, editore dei precedenti romanzi, relativamente alla questione dei diritti editoriali dell’autore. Il quale, trattandosi di un pezzo da Novanta nelle vendite di copie fa gola a molti, tanto da non essere facile lasciarlo andare da parte di un qualsiasi editore lo abbia in scuderia, in questo caso, appunto, la Marsilio.
Doppio cambiamento, pertanto, con Costantini: la spia Abe Abate al posto del poliziotto Michele Balistreri e Longanesi al posto di Marsilio. Non cambia però lo sfondo, e le relative problematiche internazionali, dei suoi romanzi, cioè la Libia, terra di origine dell’autore, che fu costretto ad abbandonare in seguito al colpo di stato del 1 settembre 1969 di Gheddafi.
Abe Abate sarebbe la donna normale del titolo. “Ma come?” chiederete “Una spia, un agente segreto, una donna normale?”. Eh sì, perché Costantini ci dà le due facce di lei: e Abe nelle vesti di moglie, di Paolo, uno scrittore in crisi, e madre di due figli, una femmina, Cristina, con il complesso della “ciccia”, e un maschio, Francesco, che bisogna forzare a studiare. Ma anche padrona di un cane, Killer, e con a servizio una donna romena a ore, Rodica. Nessuno di loro sa che lavoro veramente faccia. Siccome sta al ministero dell’Interno la prendono per una impiegata, pertanto una che in ufficio ha poco da fare, che si balocca con chissà quali pratiche che giacciono inevase sulla scrivania, mentre invece fa tutto un altro lavoro, e affatto comodo. Cioè l’agente dell’AISE, il nostro controspionaggio, con il soprannome di Ice.
Ce ne accorgiamo quando da un suo informatore arriva la soffiata che dalle coste libiche partirà un terrorista che intende farsi esplodere in Italia con l’intenzione di lasciare sul campo un numero considerevole di morti. Tocca a lei individuarlo e fermarlo. Come? Il libro, invece che a capitoli, è scandito a giorni, dal primo, una Domenica – tanto per dire che lei è sempre in servizio anche nei giorni festivi – ai successivi per due settimane di seguito. La narrazione della vita di questa donna giorno per giorno serve a far capire come la donna si divida, nel giro anche di poche ore, tra i due ruoli: quello di moglie che dà coraggio al marito frustrato dallo scarso successo dei suoi libri e di madre alle prese con tutti i problemi adolescenziali dei due figli, ciascuno con le sue problematiche, vizi, pretese, ma anche bisognosi di attenzioni e di affetto, oltre al compito, spesso disatteso dagli altri, di portare fuori per i bisogni la sera il cane. Una condizione a cui lei fatica stare dietro in quelle due settimane, a causa del turbine in cui si trova coinvolta nella necessità di fermare il terrorista libico. Un’attività che, nel giro di poche ore, la vede prendere un Falcon di servizio e andare e tornare dalle coste libiche, trattare con il suo informatore arabo, volgare e infido, personaggio non secondario nel libro; la sera non sempre tornare a casa, ogni volta inventando scuse le più diverse (arriverà a mentire al marito dicendo di avere un altro uomo), così gettando nella confusione la famiglia che giudica il suo comportamento esagerato per una semplice impiegata ministeriale, una donna normale, appunto.
Su questi due piani che s’intrecciano a ciclo continuo è costruito l’intero romanzo. Naturalmente su un crescendo di suspense che è la cifra delle trame di questo autore di avventura e, perché no?, di frontiera, legato com’è al mondo dal quale è stato sradicato .
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