Con la chiusura delle biblioteche, è uno dei romanzi che è rimasto "impigliato" fra i miei prestiti. Non conoscevo l'autore, presi il volume da uno scaffale aperto della biblioteca della mia città per qualche misteriosa attrazione. Sono stata ricompensata della fiducia.

L'articolo 353 del codice di procedura penale francese (chissà perché è stato cambiato nel titolo) recita più o meno così: la legge non chiede ai giudici i modi in cui sono arrivati alla loro intima convinzione dopo aver esaminato le prove addotte dall'imputato e i modi della sua difesa.

Cosa c'entra con un romanzo un arido articolo del c.p.p.? C'entra perché la storia è un lunghissimo monologo di un uomo qualunque, il bretone Martial Kermeur, con il giudice che raccoglie la sua confessione di un delitto appena commesso.

In 141 pagine Martial racconta i tanti motivi che lo hanno portato all'esasperazione: essere stato truffato per una somma di denaro considerevole da un abile "furbetto del quartierino", diremmo in Italia, un abile immobiliarista che rastrella denaro fra i pescatori e amministratori di una cittadina bretone facendo intravedere la sua trasformazione in una capitale del turismo marittimo della costa atlantica. Tutti si accorgeranno troppo tardi della truffa; i più taceranno per vergogna, il sindaco, che per primo ha creduto nella fallimentare operazione immobiliare allo scopo di rivitalizzare la cittadina, si suiciderà schiacciato dal senso di colpa.

Anche Martial tace con tutti e in particolare con il figlio bambino e poi adolescente che però intuisce più di quanto suo padre immagini al punto da convogliare la sua rabbia in un'azione dimostrativa che gli costerà qualche anno di carcere.

Un noir dalla storia molto semplice che si distingue per l'abilissimo crescendo psicologico di rassegnazione mista a rabbia e disperazione per lo scippo del futuro. Lo stile scelto è il monologo del protagonista davanti al giudice. Un romanzo che potrebbe con facilità essere trasposto in versione teatrale.

Il giudice, nelle ultimissime pagine, prende la sua decisione sulla base del libero convincimento, sulla scorta degli elementi che emergono dal lunghissimo racconto dell'imputato: l'articolo 353 del c.p.p., appunto.

"E per la prima volta sentivo tutta la faccenda nel suo insieme, come se, dicendo così, l'avessi fotografata dalla luna e guardassi un pianeta immerso nelle sue grandi superfici blu. Un volgare caso di truffa, ho ripetuto abbassando lo sguardo all'altezza del piano di legno della scrivania, con una mano posata sopra un piatto, seminascosta dalle decine di fascicoli ammucchiati sul rivestimento protettivo di pelle, su molti dei quali c'era già scritto "Caso Lazenec"."(p. 15)

Un consiglio di lettura.

Tanguy Viel è nato a Brest nel 1973. Tanguy Viel è stato insignito del Prix Fénéon e del Prix littéraire de la vocation per il suo romanzo L'absolue perfection du crime. Ha anche vinto il Grand prix RTL-Lire per L'articolo 353 del Codice penale nel 2017. In italiano sono stati tradotti anche Cinema (1999), L’assoluta perfezione del crimine (2002), Insospettabile (2006) eParis-Brest (2010).