Gianni Farinetti non è potuto intervenire al Festival del Giallo di Pistoia appena concluso per motivi personali. In attesa di un futuro incontro, gli poniamo qualche domanda.
La bella sconosciuta: ultimo romanzo ambientato come altri nelle Alte Langhe, L’isola che brucia ambientato a Stromboli, La verità del serpente a Venezia. Quanto è importante il paesaggio nei suoi romanzi?
I luoghi sono fondamentali, sono loro stessi dei personaggi centrali dei romanzi. La scelta non è mai casuale perché ogni sfondo ha una sua voce, un colore, un profumo. E i luoghi che si decide di scegliere vanno conosciuti, penetrati. Non avrei mai potuto scrivere L’isola che brucia se non conoscessi a fondo un luogo come l’isola di Stromboli, così le Langhe ricche di potenti echi di grandi autori del Novecento.
Le descrizioni del paesaggio naturale e degli edifici sono molto evocative di stati d’animo. Si è ispirato a qualche autore in particolare?
Leggo e studio Beppe Fenoglio che è uno scrittore importantissimo per quanto riguarda le Langhe. Ispirato non so, ma sono un lettore “forte” e mi piacciono i romanzi classici, intesi anche in senso storico. I russi, ad esempio, Tolstoj in particolare, sono i creatori assoluti della macchina narrativa. Poi il lavoro di sceneggiatore mi ha molto aiutato ad approfondire il senso del dialogo e l’aspetto più visivo della scrittura. Ma di certo leggo cose anche più leggere, non si vive di solo Cechov e chi scrive deve fidarsi del suo sguardo. Guardare e ascoltare è indispensabile.
Il protagonista “seriale” è Sebastiano Guarenti, (protagonista di Un delitto fatto in casa, L’isola che brucia, Rebus di mezza estate e Il ballo degli amanti perduti) sceneggiatore gay piemontese. Come è nato questo personaggio?
Sebastiano era uno dei personaggi principali del primo romanzo, Un delitto fatto in casa. Non potevo immaginare allora che sarebbe diventato una sorta di personaggio feticcio o “seriale”. Ma andando avanti ecco che rispuntava, mi chiedeva: “E io, adesso che faccio?”. E’ simpatico, colto, non nevrotico, mi serve molto anche perché è attraverso il suo sguardo che il lettore apprende l’ingranaggio delle vicende. E poi m’è sembrato divertente non avere un investigatore classico nelle indagini poliziesche, almeno prima dell’arrivo dell’ottimo maresciallo Buonanno al quale, negli ultimi romanzi Sebastiano si è affiancato. Nel tempo i lettori si sono affezionati a Sebastiano e anche alle sue vicende personali, pure quelle di cuore, e penso di non poterne più fare a meno. E’ un amico eccellente e fraterno. In uno dei romanzi era lì li per morire ammazzato pure lui, quando l’ho salvato, diciamo così, abbiamo tirato un bel sospiro di sollievo tutti quanti.
La bella sconosciuta è il terzo romanzo della serie del maresciallo Buonanno dopo Rebus di mezza estate, Marsilio 2013 e Il ballo degli amanti perduti, Marsilio, 2016. L’Arma dei Carabinieri è rappresentata da un maresciallo di paese, Beppe Buonanno, ben inserito nel milieu locale, del quale conosce virtù e vizi. Proprio grazie al suo radicamento riesce a risolvere i casi. In questo caso è addirittura fidanzato con la rampolla di una famiglia nobile. Continuerà la serie con il maresciallo? E’ ispirato da qualche altro personaggio letterario?
Per motivi narrativi quando ho iniziato Rebus di mezza estate avevo bisogno di avere un vero investigatore con tanto di divisa e compiti precisi. Ci ho pensato molto. Chi è, da dove arriva, come agisce? Mi sembrava un po’ ingombrante anche perché non capisco un’acca di procedure, armi eccetera e devo dire che non mi sono mai impegnato a capirci qualcosa in senso profondo, sarà perché ho orrore per le armi. Un maresciallo vero, amico, mi ha sempre risolto vari dubbi e allora è nato il personaggio. Tra l’altro, ho fatto il militare nell’Arma e ne ho un affettuoso ricordo. Mi ha attratto l’idea che sia un Carabiniere invece del – solito – poliziotto che imperversa nei gialli moderni. Volevo un uomo solido, abbastanza giovane, ovviamente molto intelligente e con una sua precisa morale. Coinvolgerlo negli intrighi di varie famiglie – sì, anche sentimentalmente – e in un microcosmo campagnolo è stato molto divertente. E’ molto amato nella comunità, molto rassicurante come lo sono i Carabinieri. Mi dispiace molto non aver potuto esserci al Festival di Pistoia, sarebbe stata un’ottima occasione per chiacchierare sull’Arma e il suo intenso lavoro.
Come gli altri, anche l’ultimo uscito è un romanzo corale in cui sono rappresentati ceti sociali diversi e per certi versi opposti. Dall’interagire dei vari “rappresentanti” scaturiscono il dialogo e l’azione. Sono categorie di persone che conosce bene?
Certo, altrimenti non potrei lavoraci. Anche il mescolare classi sociali diverse è stimolante. Ci sono i borghesi, qualche nobile qua e là mescolati a contadini, più o meno affascinanti signore di paese, sindaci, formaggiai… ne scaturisce, spero, una curiosa commedia umana con molti risvolti sociali, di modi di parlare e di essere. La campagna, ad esempio, rispetto alla città dove ci si muove di più in un certo ambito sociale, è più variegata. Può capitare che un’anziana signora possidente come l’amata e saggia signora Serralunga vada a cena con, appunto, dei simpatici formaggiai o indispensabili muratori romeni pure assai spiritosi. E’ anche un modo per rompere dei cliché, l’importante è che, mettiamola così, “ricchi e poveri”, siano prima d’altro persone buone o cattive, sensibili o miserevoli. Poi Buonanno, che rivela anche un lato parecchio sexy, è innamorato cotto, ricambiatissimo, della bella Giulia di buona famiglia. Giulia è spesso stufa di amici superficiali e delle loro barche e feste. Il suo solido maresciallo se lo tiene ben stretto.
Nei suoi romanzi è molto presente il sesso, omo ed eterosessuale, non descritto nei particolari ma neanche sottaciuto. Ritiene che sia un elemento che fa breccia sui lettori?
Da ragazzo ho fatto parecchia politica anche nelle associazioni per i diritti e la libertà omosessuale. Ci si domandava allora quali significati e apporti potessero avere personaggi e storie in ambito letterario. E anche in questo senso è importante – per uno scrittore dovrebbe essere un dovere sancito dalla legge! – scardinare gli stereotipi. Sebastiano è gay, ha avuto qualche problema (ma nemmeno troppi) di accettazione nella sua famiglia. Ma questo stato di cose non è centrale nelle vicende romanzesche, non è cioè la storia di un omosessuale. Il suo – quello che auspichiamo che sia – è solo un dato naturale di essere. Sono molto contento ogni volta che un lettore mi chiede: “Come stanno Sebastiano e Duccio?” oppure: “Ma mica che Sebastiano sta pensando di mollare Duccio e prendersi un nuovo fidanzato? Ossigùr!” I cascami degli stereotipi bisogna scrollarseli di dosso, altrimenti si sta fermi sempre allo stesso punto. E’ bello leggere magari un poliziesco leggero dove si ride mettendo anche qualche pensiero più profondo. Così ci si diverte e si riflette un po’. A proposito di luoghi e modi sto lasciando riposare un po’ le Langhe e attacco una storia palermitana. Una pausa agli agnolotti per immergere Sebastiano nel vorticoso casino della Vucciria e di Ballarò alle prese con più esotiche prelibatezze. Pani c’a meusa, pane e milza, no, non la digerisce granché, ma un poderoso delitto è assicurato.
Grazie e speriamo di vederla a Pistoia in occasione dell'uscita del prossimo romanzo palermitano.
Nato a Bra nel 1953 e cresciuto a Torino, Gianni Farinetti si iscrive alla facoltà di architettura e in seguito lavora in varie agenzie pubblicitarie come Copywriter. Successivamente si dedica alla sceneggiatura e alla regia realizzato documentari e cortometraggi. Nel 1996 si afferma nel panorama del giallo italiano con il suo romanzo d'esordio Un delitto fatto in casa (Marsilio), con cui ha vinto il Premio Grinzane Cavour, Il Première Roman di Chambéry e il Premio Città di Penne. Nel 1998 ha vinto il Premio Selezione Bancarella con L'isola che brucia, nel 2008 il Premio Via Po con Il segreto tra di noi, e nel 2016 il Premio Recalmare Leonardo Sciascia, il Provincia in Giallo e il Nebbia Gialla con Il ballo degli amanti perduti. Tutti i suoi libri sono editi con Marsilio. Collabora con il Corriere della Sera e da alcuni anni vive nell’Alta Langa piemontese.
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