Nella nota dell'autore si legge che il romanzo è stato iniziato nel 98 e lasciato in disparte perché altre scritture incalzavano.
Vent'anni dopo Macchiavelli lo riprende e lo completa.
Ambientato in parte nella sua Bologna negli anni di piombo e della droga che uccideva tanti giovani, in parte in Calabria, meta di un'indagine privata del suo questurino
Sono presenti tutti i personaggi del pantheon poliziesco di Macchiavelli: i due soliti questurini sull'auto 28, il barbone Settepaltò, l'eterno studente Rosas, l'archivista zoppo Ugo Poli, personaggio, quest'ultimo, presto abbandonato nella serie dei romanzi ma a mio avviso più incisivo e "nuovo" rispetto a Sarti Antonio.
Manca la biondina, prostituta e saltuaria amante di Sarti, al suo posto un'altra bionda, la bella Elena, che abita nella villa Rosantico e che fa gli occhi dolci a Sarti Antonio.
Nella prima parte l'autore affronta i temi della penetrazione del mercato della droga a Bologna che comincia a mietere vittime fra i giovani, degli attentati terroristici, delle dimostrazioni di protesta che infiammano studenti e operai in quegli anni. Nella seconda parte del romanzo l'azione si sposta in Calabria, dove il questurino, nel cercare i fili dell'indagine iniziata nel capoluogo emiliano s'imbatte in una storia di partite di calcio truccate, nell'omertà, nelle vendette in stile della 'ndrangheta. Non ultimo, il tema della penetrazione e del radicamento della mafia a nord attraverso la figura di un industriale calabrese proprietario di un'antica villa sulle colline bolognesi e di un'industria di acque minerali in Calabria e la casuale presenza di un certo stalliere mafioso.
Un altro tema caro all'Autore si affaccia nella seconda parte: la Resistenza e i giovani che hanno sacrificato la vita per i valori in cui credevano. La soluzione del giallo principale si salda con la storia del partigiano diciottenne Fra' Diavolo e con quella di Reder, il boia di Marzabotto e di tante altre stragi.
In coda al romanzo, un articolo di Andrea Tarquini tratto da Repubblica del 3 maggio 1991 che ripercorre la vicenda militare e processuale di Reder fino alla "fuga" dal carcere di Gaeta verso l' Austria.
Il romanzo si chiude con una considerazione amara messa in bocca a Sarti Antonio.
"Secondo gli studiosi, la scoperta del colpevole ristabilisce l'ordine turbato dal delitto."teorizza Rosas.
Sarti Antonio non è dello stesso avviso: "Tutti delitti che resteranno impuniti. È un rosario senza fine, Rosas. Ogni volta che sei arrivato al "Per Cristo nostro Signore", sai che dovrai ricominciare da capo e quindi inutile aggiungere il sacrosanto "Amen". Non c'è Amen, non c'è alcun equilibrio da ristabilite e non può esserci soddisfazione in un caso risolto se ne lascia altri mille in sospeso".
A Poli Ugo è demandata la futura risoluzione di tre casi insoluti che in quanto tali assillano il nostro Sarti Antonio: l'uccisione sotto un portico di una coppia di adolescenti, quella di due aspiranti calciatori, e infine quella di un incensurato, appena sfuggito a un attentato preparato con un candelotto di dinamite sotto la scocca dell'auto.
Chissà se nel prossimo romanzo Macchiavelli riprenderà i fili interrotti.
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