Un romanzo di “prima qualità”…
Qui ritrovo anche i miei amati scacchi. Addirittura proprio all’inizio “Dereck Furniss scrollò la scatola per far cadere i pezzi degli scacchi che poi cominciò a disporre sulla scacchiera.” Il romanziere giocherà con il professor Harding (classico detective dilettante) durante la festa ad Astonbury che celebra il giorno dell’incoronazione del re Giorgio VI. Naturalmente abbiamo subito una morte sospetta, più precisamente del baronetto Jabez Bellamby trovato stecchito nella sua cava di gesso per un colpo sparato con la sua pistola (ha anche un ematoma sul viso). Per l’ispettore Marriot si tratta di suicidio, come riferirà al suo capo Philip Pannell, anche perché il morto aveva un sacco di problemi: finanziari, fisici (di salute) e sentimentali. La moglie se la intendeva con un amante (l’avvocato Newth) e lui stesso si era innamorato non ricambiato di Brenda Derwenth Smith, una bella sventola di venti anni, troppo più giovane di lui e affollata di corteggiatori.
Ma non è tutto così chiaro per il professor Harding. Guardiamo più da vicino il nostro detective dilettante: di aspetto giovanile non dimostra i suoi quarantatré anni, alto e magro, sguardo mite, espressione sagace e pensierosa, sembra più un inglese in vacanza che un professore americano di diritto internazionale (perde a scacchi ma si rifarà). E ora l’ispettore Marriot, anch’egli alto e dal viso ossuto, occhi grigi, sopracciglia color sabbia, capelli prima rossi tendenti al bianco, aria di scarsa vitalità compensata da modi bruschi. Lo vuole al suo fianco per godersi l’occasione di osservare i suoi famosi metodi investigativi.
Alla festa di Astonbury mancava anche Hughie Bryant, nipote del maggiore Derwenth-Smith che, viaggiando in macchina piuttosto brillo, uccide pure un ciclista sconosciuto. Un punto cruciale della storia è che Jabez aspettava una telefonata da Bradford, e allora perché andare in giro proprio in quel momento? Diversi i sospettati ognuno con il suo bel movente e altri particolari a rendere complessa l’indagine: orme da studiare sul luogo della morte (mancano proprio quelle dell’ucciso); un bottone di pantaloni sul terrapieno da cui si vedeva il corpo di Jabez; fili di erba stretti nella sua mano; diamanti grezzi del morto scomparsi come certi buoni al portatore di quindicimila sterline e una valigia blu; mozziconi di sigaretta Vendredi, sempre del baronetto, trovati in una macchina di Hughie Briant…Insomma un bel groviglio di particolari e situazioni da chiarire. “Tutto in quel caso appariva sconcertante e contraddittorio” rimugina Harding.
Altro punto fondamentale della vicenda è il classico problema degli orari, a partire da quello della morte, dentro il quale si muovono i personaggi assai complicato ed arduo da sbrogliare. Narrazione trattata con una cura davvero felicemente minuziosa nella complessità della trama, nella caratterizzazione dei protagonisti e dell’ambiente con citazioni imprescindibili di Sherlock Holmes. Alla fine spiega tutto il professore. O quasi…E gli scacchi hanno qui il loro bel rilievo.
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