Un nuovo poliziotto si affaccia nella galleria sempre più affollata dei detective nostrani, si tratta dell’ispettore capo Lukas Moroder, che da Roma, dove ha operato in precedenza, ha chiesto il trasferimento nella più tranquilla provincia di Bolzano, della quale è originario. Un po’ orso, non disdegna la compagnia di una sua collega, la bella poliziotta scelta Helga Schneider, con la quale ha un sodalizio amoroso di tipo platonico dovuto a un certo riserbo caratteriale da parte di entrambi. Ma l’ispettore capo può anche contare, seppur in maniera molto meno discreta, sul valido aiuto di altri due runorosi collaboratori: il napoletano Ciro Esposito e il romano Massimo Proietti, nomi tipici delle città e dei caratteri che rappresentano.
A creare questa squadra è Riccardo De Palo, giornalista de Il Messaggero, che si è gettato nella mischia del giallo italiano con “La confraternità della rosa nera”, pubblicato da Marsilio.
Il prologo è la scoperta da parte della signora Claudia Zender, titolare di un albergo nel piccolo paese di Stria, a due passi da Ortisei, di un cadavere di donna nel Rosarium, il roseto più alto del mondo. A occuparsene verrà chiamato, appunto, l’ispettore capo Lukas Moderer. Si scoprirà che la donna, Anne Rose Werfel, era precipitata da una torre di avvistamento posta nel roseto stesso, un evento che lascia intendere ogni possibilità: suicidio, accidente del tutto casuale, omicidio.
I primi accertamenti però non lasciano supporre un omicidio: soldi, carte di credito, orologio e altri oggetti che la vittima teneva con sé, nella borsa, sono rimasti al loro posto. Testimoni non ce ne sono stati. Le indagini successive però porteranno a scoprire, da uno smottamento di una parte del parapetto della torre, che la donna è precipitata dopo una colluttazione, probabilmente nata nel tentativo di Anne Rose di difendersi da un’aggressione. Anche il luogo non è casuale, oltre ad essere un famoso roseto, la donna non a caso si chiamava Anne Rose, e il profumo che portava era Black Rose e il cespuglio di rose sul quale il corpo è precipitato è di Black Forest Rose, cioè Rosa della Foresta Nera.
A quel punto non ci sono più dubbi. Partendo dall’identità della vittima l’ispettore capo Moderer verrà a sapere che la giovane donna negli ultimi tempi si stava occupando di una setta, nel caso specifico la Confraternita dei Rosacroce, un ordine esoterico risalente al diciassettesimo secolo, forse anche al tredicesimo, ma molto vi è di leggendario, il cui simbolo, guarda caso, è una rosa nera.
Le indagini della polizia si fanno sempre più fitte, passando in rassegna tutte le persone che abitavano nei pressi del roseto fino ad arrivare a un libraio e a un professore di Innsbruck dalle cui labbra si apprenderà dell’ossessione che Anna Rose aveva per i Rosacroce, fino al punto di infiltrarsi nella loro organizzazione fingendosi adepta, condizione che la porterà a scoprire qualcosa che non doveva. Ma cosa? Di più non è dato sapere per i tratti un po’ autistici della studiosa, molto chiusa in se stessa.
Per Moderer, la bella Helga, Esposito e Proietti, non sarà facile districarsi tra depistaggi, menzogne, doppi giochi di personaggi che solo apparentemente si presentano puliti e disinteressati, in realtà infidi e pericolosi, e che alla fine si riveleranno essere esponenti di una associazione a delinquere che punta al bottino più grande: il dominio del mondo.
Come e perché lo lasciamo scoprire al lettore, ma è interessante sapere che a fermarli non saranno le grandi agenzie investigative internazionali ma un modesto poliziotto, un po’ orso e solitario che, per non avere più grandi rogne, ha abbandonato la capitale per pascersi nella tranquillità della più lontana provincia.
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