Il 29 novembre 2018 la casa editrice Newton Compton ha finalmente presentato in Italia Tim Lebbon, autore thriller horror che ho conosciuto nel 2014 per il suo bellissimo Alien: Out of Shadows, fra le migliori storie dell'universo alieno (film compresi)!
Subito ho contattato Tim tramite social media e l'autore è stato gentilissimo e subito disponibile ad essere intervistato, ma c'era un problema: era in dirittura d'arrivo con la scrittura del suo nuovo romanzo, Firefly: Generations, ispirato alla celebre (e troppo breve) serie televisiva. Capite che non potevo fermare il flusso di creatività, così ho aspettato la consegna del libro ed eccoci qua, a conoscere questo autore i cui romanzi spero man mano saranno tradotti regolarmente in Italia.
Per la scheda del romanzo Silence (2015) e relativo incipit rimando al mio blog-database "Gli Archivi di Uruk".
Finalmente sei arrivato in Italia, sebbene tu sia un apprezzato autore sin dal 1997: come hai vissuto questi vent'anni da scrittore professionista?
Per la precisione sono uno scrittore a tempo pieno da dodici anni, mentre i quattro precedenti continuavo a lavorare part time, e prima ancora scrivevo nel tempo libero. Mi sembra passata una vita intera e mi sembra di essere uno scrittore da sempre, come avrei voluto.
In questi anni così "social" sembra che uno scrittore debba essere anche un "cyber-master". Hai trovato un equilibrio tra la scrittura e i social media?
È un equilibrio molto difficile da trovare. Uso sia Twitter che Facebook, e penso siano molto utili per uno scrittore, ma so anche di autori che non usano affatto i social media eppure hanno molto successo! Questi strumenti tendono a catturarmi un po' troppo, e sebbene io cerchi sempre di dosare il tempo che passo su Twitter o su Facebook è comunque sempre maggiore di quanto vorrei. Di tanto in tanto mi prendo una pausa dai social media ed è davvero rinfrescante: e poi, onestamente, non mi sembra che abbia chissà che effetto sulla mia scrittura o sulle mie vendite.
Sebbene mi piacerebbe abbandonare del tutto i social media, credo che per uno scrittore moderno che non sia non necessariamente un campione di vendite – come me – sia importante mantenere una certa presenza on line.
La Newton Compton ha portato in Italia il tuo romanzo "Silence", un thriller ad alta tensione con elementi horror. Come lo descriveresti ai lettori italiani?
È un romanzo apocalittico che parla di creature volanti mortali che cacciano mediante il suono. Quindi le città rumorose e caotiche sono le prime a cadere, ed i superstiti si organizzano a vivere nelle campagne un'esistenza in totale silenzio. È una storia da fine del mondo raccontata dal punto di vista di una famiglia che lotta per la propria sopravvivenza.
Credo sia uno dei migliori romanzi che io abbia mai scritto, e sono deliziato dal vederlo pubblicato in Italia.
Sin dal 2017 questo romanzo è stato opzionato per una riduzione cinematografica, che sembra vedrà la luce nel 2019 con la regia di John R. Leonetti. Ho letto che sei molto entusiasta della sceneggiatura scritta da Carey e Shane Van Dyke: è vero?
Sì, l'adattamento è fantastico, e sono stato così fortunato da vedere il film proprio la settimana scorsa: è una versione spettacolare del libro, e mi piace tantissimo come è venuto il film.
Al contrario di quello che succede di solito in questi casi, rimane molto fedele al romanzo sotto molti aspetti, sebbene ovviamente ci siano delle differenze per rendere più cinematografica la storia. È stato davvero strano vedere i miei pensieri e le mie idee portate sullo schermo, soprattutto con i volti di attori eccezionali come Stanley Tucci, Miranda Otto, Kiernan Shipka, Kyle Breitkopf e John Corbett.
Ho letto nel tuo sito ufficiale i messaggi che i tuoi fan ti hanno scritto all'epoca dell'uscita di "A Quiet Place": hai una parola definitiva per chi pensa che quel film abbia preso molte idee dal tuo romanzo senza dartene credito?
È un soggetto simile ma trattato in modo molto differente. Capita spesso che film simili siano prodotti nello stesso momento, ma in questo caso ogni somiglianza è semplicemente una coincidenza.
Hai scritto anche molte novelization, da "30 Days of Night" a "Kong: Skull island": ti piace trasformare i film in romanzi? Se potessi scegliere un film da novellizzare, quale sarebbe?
Sì, mi piace, è un'esperienza di scrittura diversa rispetto ai miei libri, e trattandosi di trasformare in romanzo una storia preesistente si tratta di un processo veloce. Mi piace ampliare personaggi e situazioni già esistenti, e la mia parte preferita è entrare nella mente dei personaggi ed estenderne il panorama interno, il che è qualcosa di difficile da fare in un copione.
Se potessi scegliere un film credo che sarebbe uno dei primi film di Star Wars. Ho scritto un romanzo inedito di Star Wars [Star Wars: Dawn of the Jedi: Into the Void, 2014] ma mi sarebbe piaciuto scrivere di quei personaggi famosi e senza tempo.
Nel 2014 sei entrato nell'universo alieno, con il meraviglioso romanzo "Alien: Out of Shadows". Eri consapevole che utilizzando un personaggio molto amato come Ripley avevi tutti i fan alieni con le armi puntate contro?
Oh sì, assolutamente! Quel romanzo – e i due successivi della trilogia ideale, scritti da Christopher Golden e James A. Moore – sono stati ideati dalla Fox, quindi ci vennero date delle idee molto vaghe. Con mia grande felicità ho preso la storia di Ripley, e mi sono divertito tantissimo a scrivere di questo personaggio.
Sono un grandissimo fan di Alien da anni, e questo per me è stato un lavoro dei sogni. Credo di averlo svolto abbastanza bene, e i fan del franchise hanno reagito bene davanti al risultato. È stato uno dei momenti d'oro nella mia carriera, in cui ho scritto un intero romanzo con il sorriso sulla faccia.
Poi hai creato la trilogia di "Rage War", con alieni, Predator ma principalmente umani contro un'antica e misteriosa razza. Possiamo dire che con quei romanzi hai fuso fantascienza, horror e fantasy?
Sì, senza dubbio. Mi è stato chiesto di scrivere questa trilogia subito dopo aver scritto il romanzo di cui sopra. Stavolta è stata la Titan Books a fornire l'idea base (praticamente una titanica minaccia contro l'umanità che proviene dallo spazio profondo, con alieni e Predator coinvolti), ed io ho sviluppato poi tutto il resto. È davvero un lavoro duro scrivere una trilogia, perché ora che scrivi il terzo titolo possono essere passati due anni da quando hai scritto il primo!
È stato comunque un gran divertimento e di nuovo sono stato ben accolto dai fan. Ci sono stati fan di Alien/Predator a cui non sono piaciuti i libri, ma in generale sono stati popolari. Dal punto di vista creativo è divertente lavorare con personaggi preesistenti, ed anche se il copyright per questi libri rimangono ai creatori (in questo caso alla 20th Century Fox), è stato un valido aiuto per espandere il pubblico di lettori dei miei libri.
E sì, sono assolutamente una fusione di fantascienza, un po' di fantasy e tanto horror!
Nel 2018 la Harper ha distribuito "Blood of the Four", che hai scritto insieme a Christopher Golden (un altro "autore alieno"!): puoi parlarne ai lettori italiani?
È un romanzo fantasy su larga scala, con re e schiavi, magia e guerra, mostri e demoni. È anche un romanzo indipendente, non facente parte di trilogie o decalogie, così hai l'intera storia in un unico volume: inizio, centro e fine. Noi amiamo questo libro ed ha avuto un'ottima accoglienza da parte dei lettori.
Poi la Titan Books ha distribuito il tuo "The Folded Land": puio parlarci anche di questo?
Al momento è il secondo libro della trilogia di Reclis. È ambientato in un mondo dove antiche vestigia di creature mitologiche sono vendute al mercato nero, ma poi i nostri protagonisti scoprono che alcune di loro sono tutt'altro che antiche… e che le creature mitologiche esistono ancora, nascondendosi dall'umanità e cercando di vivere nell'ombra. The Folded Land è il secondo della trilogia: il terzo, The Edge, è previsto per il prossimo anno.
Il 2018 si è appena concluso: quali sarebbero stati i tuoi consigli per un posto da visitare, un libro da leggere e un film da vedere?
Il posto da visitare è Sigishoira in Transylvania. Quest'anno ci sono stato per una convention sui vampiri ed è stata un'esperienza incredibile, oltre che un posto bellissimo.
Il libro dell'anno, per me, è Birdbox di Josh Malerman [in Italia edito da Piemme], che ora è anche un film targato Netflix.
Il film da vedere… è il miglior film di Natale di sempre, naturalmente: Die Hard (1988)!
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Ringrazio di cuore Tim Lebbon per la sua disponibilità e spero di cuore che le case editrici italiane portino in Italia sempre più suoi romanzi.
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