Con Imma Tataranni…
In Come piante tra i sassi della medesima, Einaudi 2009, avevo scritto “La trama interessa fino ad un certo punto. Voglio dire interessa, sì, scoprire l’assassino e tutto l’ambaradan connesso all’evento funesto, che altrimenti non sarei un lettore (anche) di gialli. Ma al centro della scena si piazza lei, Imma (Immacolata) Tataranni, sostituto procuratore di Matera, quarantatré anni, alta uno sputo, un po’ miope (mi pare), faccia di “luna piena”, tacchi a spillo, capelli rosso mogano o fiamma o carota, o addirittura di “un infido color melanzana”, secondo lo schiribizzo giornaliero. Per la suocera, poi, “la donna peggio vestita di tutta la provincia”, anche se sui giudizi delle suocere c’è sempre da stare cauti.” E così mi ero dilungato nella recensione su questo davvero simpatico e riuscito personaggio.
O vediamo la sua evoluzione nel nuovo libro alle prese con l’assassinio di Stella Pisicchio, classe 1962, trovata morta strangolata nel suo letto. Intanto aggiungiamo altri particolari: la quinta di reggiseno, il naso a patata e che, (udite udite!), durante la funzione religiosa indossa la maglietta di Minnie, suscitando i mormorii dei presenti fra cui la disperazione della citata suocera distrutta dal pensiero di come “il figlio se l’era sposata, una cozzara così…” Poi la sua famiglia composta da Valentina di quindici anni che si comporta come una settantenne insieme al fidanzato compagno di scuola stravaccati sul divano, e il marito Pietro ormai rassegnato ma a letto niente male, che ci dà che ci dà.
Veniamo al dunque. Di mezzo c’è il sesso sadomaso praticato, sembra, dalla morta, studentessa liceale nella stessa classe di Imma, se non l’ho ancora detto. Dunque ricordi e ricordi che si affollano e avvicendano nella mente e nell’animo di Imma durante tutta l’inchiesta. Stella rivista timida, impacciata e, improvvisamente, con una luce diversa negli occhi. Perché? Cosa le era successo? E perché sparisce un ragazzino che abitava nel suo stesso palazzo? E che c’entrano le Emozioni di Battisti? Indagine condotta insieme al bel maresciallo Calogiuri che sta cambiando e gli altri personaggi a fare da comprimari per mettere in rilievo il carattere vulcanico della Nostra.
Continuando la lettura saremo scaraventati nel mondo delle chat, tra lastre fotografiche, voluminosi faldoni da scartabellare, nobili decaduti e tipiche figure del luogo rese più vive e concrete attraverso il dialetto, tra grotte preistoriche e villaggi abbandonati. Di una Basilicata lunatica, d’inverno “ingrugnita e malinconica”, poi, d’un tratto, “soave e ridente” e, infine, “gialla e arsa come l’inferno.” Di una Basilicata che può nascondere gli impulsi più feroci.
E allora, come avevo scritto nella precedente recensione, ecco il sostituto procuratore Imma Tataranni piantarsi al centro della scena, in continuo movimento esterno e interno. Anche in cucina tra peperoni fritti con le olive, lampascioni, melanzane e carciofini, soppressata, insalata di arance e finocchi, il tiramisù. In contrasto con tutti, pure con il cambiato Calogiuri, niente più remissivo (“Chi ti credi di essere?”) che prelude, forse, a qualcosa di nuovo. O stai a vedere che…
Una piacevole lettura, frizzante e ironica.
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