Lo scorso giugno è arrivato in edicola il terzo romanzo della serie Agente Nemesis, quindi è il momento di incontrare un autore storico della Legione Italiana di Segretissimo.

Per l'iniziativa "Estate 2018: Leggiamo italiano" ho incontrato Gianfranco Nerozzi per conoscerlo meglio.

Per chi non ti conoscesse, chi è Gianfranco Nerozzi?

Io sono un camaleonte, un cantore dell’alfa e dell’omega, un uomo che si aggira… Chi ha visitato il mio sito sa cosa intendo: The man comes around di Johnny Cash è la soundtrack che accompagna la mia biografia, perfetta a dir poco: voce scura e rauca, dolce e profonda, malinconica e dura. Grande tenerezza e forza. Esatto emblema della mia poetica e del mio stile di scrittura. Concettualmente io sono un investigatore della paura, un combattente della parola. Qualcuno mi ha definito: il più romantico degli scrittori horror, e il più sanguinario e violento degli scrittori noir. Opposti estremismi, quindi, che si confrontano in modo dolce e selvaggio. Sono cintura nera di karatè e di Ninjutsu. E ho fatto anche il musicista e il pittore. Ho vinto qualche premio letterario importante. E tanti invece non li ho vinti. Qualche giornalista in vena di scherzare mi ha definito lo Stephen King italiano, che se non ci paragoniamo agli stranieri noi italiani non siamo contenti, e comunque sia, non lo sono certo nel conto in Banca, ma che diavolo! Sono fondamentalmente uno scrittore disperato, erotico, ma mai stomp (non mi piace ballare, o pestare i piedi a vanvera – in quanto si sa: che i duri non ballano!) Con più di una trentina di romanzi pubblicati, e innumerevoli racconti, ho spaziato nelle diverse tipologie del thriller. Ho scritto anche romanzi per ragazzi e molte spy story (anche se queste in realtà le produce il mio alter ego Jo Lancaster Reno).

A proposito di Reno, questo giugno e questo luglio, è disponibile in edicola (e negli eStore) il terzo romanzo dell'Agente Nemesis: come presenteresti l'eroina Rebecca Bannister a chi ancora non l'ha conosciuta?

Oltre a dire che si tratta di una gnocca impensabile? Lei è una donna molto tormentata. Con un tremendo passato alle spalle. Rapita da piccola, assieme alla sorella gemella, da un’organizzazione criminale, è stata allevata e cresciuta per divenire una superkiller. Condizionata da un cerebroscopio impiantato nel cervello, pronta ad eseguire ogni tipo di uccisione senza alcuna morale o coscienza, è riuscita comunque a ribellarsi e a fuggire da chi la teneva soggiogata. Nel romanzo Hydra crisis: Nel cuore del diavolo, fa la sua prima comparsa combattendo al fianco di Marc Ange. L’uscita di scena del protagonista di Hydra crisis alla fine del romanzo, la vede subentrare come agente Nemesis nella nuova tranche seriale. Lei è una sorta di dea guerriera. Occhi viola che sembrano bruciare. E un cuore grande e generoso, pronta a sacrificarsi per difendere i deboli, i sopraffatti… Beka è un angelo disposto a sporcarsi le ali di scuro, per difendere la purezza e l’innocenza degli altri. Una guerriera invincibile e pronta al sacrificio, dannata per sempre. Ma eroica da morire.

Nemesis è quindi uno spin-off della storica saga dell'Hydra Crisis: cosa si prova ad aver costruito un universo narrativo arrivato al quindicesimo anno di vita? Se te lo chiedessero, creeresti ulteriori spin-off?

In fondo, tutta la mia produzione letteraria, thriller e non, sia come Nero che come Reno, è basata su storie collegate ad altre storie. Come se stessi scrivendo un unico grande e immenso romanzone costituito da frammenti (inter)connessi fra loro. In tutti questi miei universi creativi, in quanto estremamente variegati, la possibilità di prendere derive parallele, o di ampliare certi personaggi particolarmente interessanti, è sempre molto facile. Per certi versi, a volte, persino obbligatoria. Quindi la risposta alla tua domanda è che Sì, se me lo chiedessero lo farei, ma anche se non me lo domandassero. Lo spin off, per me, spesso diventa necessario per la chiarezza complessiva della trama, tanto da espletarsi anche attraverso interludi narrativi, all’interno del romanzo stesso. Una volta, l’amico Carlo Lucarelli, durante una presentazione, paragonò la mia produzione letteraria a una cattedrale. Tante guglie, torrette, volte, altari e controaltari, per costitute un'unica complessa opera d’arte.

A fine maggio Delos ha pubbicato il sesto episodio, quello conclusivo, della tua saga digitale Cruciform, storia dai toni decisamente più cupi e crudi: puoi presentarcela senza "bruciare" i colpi di scena degli episodi precedenti?

Si tratta di una rivisitazione nerozziana del mito del vampiro. Il reboot di un mio vecchio romanzo uscito all’inizio del millennio: Ogni respiro che fai. Dalle cento paginine della versione di allora, l’opera adesso ha più che raddoppiato la sua lunghezza. Sviluppando la trama in modo che il ritmo di narrazione e lo svolgersi della vicenda, possano seguire gli stilemi di un serial TV. Una puntata ambientata di giorno e una di notte, come a rendere persino nell’intenzione episodica, il contrasto fra luce e tenebra, il bene e il male, giusto o sbagliato… La dualità la fa da padrone. Ci sono vampiri buoni ed eroici che combattono contro vampiri crudeli, annientatori, araldi dell’apocalisse. Vampiri come angeli caduti, vampiri come demoni, e poi gli esseri umani nel mezzo: con le loro fragilità, le loro bassezze. Le loro follie e meschinità. Con la scusa del romanzo orrorifico, parlo di emarginazione, di violenza alle donne, di condizionamento sociale. Giovani generazioni in gioco, come falene pronte a bruciarsi dentro (e contro) luci finte o luci sbagliate. Alla fine i confini sono sempre sottili e complicati. E il senso di soffocamento impera. Questi vampiri, i miei vampiri, respirano il sangue, invece di ingerirlo. Un poco come se lo svapassero, tanto per dire. E sentono la mancanza della luce del sole come se fosse un sogno infranto, un sogno impossibile, tanto che Daniel il mio eroico protagonista, registra con una videocamera tutte le sue albe perdute, per riviverle ogni sera, come uno spettacolo in differita, per non sentirsi solo e abbandonato al cospetto dell’oscurità che preme. Lui viene chiamato Rinnegato, perché si è ribellato alla logica parassitaria dei suoi simili. E cerca in qualche modo di dare un’occasione ai reietti e ai disperati. Combattendo nel nome di un cambiamento. Per rendere le cose migliori per tutti.

La prima stagione si appena conclusa con la sesta puntata. Se i dati di vendita saranno favorevoli, presto si procederà con la season two: Ogni sguardo che hai. Quindi dai, compratela, compratela tutti!

L'horror è una tua grande e storica passione: di' la verità, lo preferisci decisamente rispetto al thriller…

Sai, per aggirare il fatto di come il genere horror non vada commercialmente in Italia, la mia casa editrice cercò di mascherare i miei libri definendoli Thriller paranormali. Questo per dire che le parole che definiscono i generi letterari sono solo, appunto: parole. Io amo (e cerco di) scrivere soprattutto storie che emozionino nel profondo, che facciano pensare, che coinvolgano intensamente. Quando puoi spaziare a tutto tondo con una trama fantastica, dove la tua fantasia può esplicarsi al massimo e senza alcun limite, ecco: allora il messaggio che puoi far scaturire può diventare molto potente. La possibilità di metafora cresce a dismisura. E le tematiche diventano simboliche e poetiche. Assumono una valenza più coinvolgente. La scrittura, l’arte in generale, per come la vedo io, deve essere come una fuga (o meglio ancora un’evasione) da una gabbia che ti contiene (imprigiona). Una gabbia costituita dalle nostre stesse impossibilità, e dalle cose che non piacciono. Questa fuga (questa ribellione) può divenire più entusiasmante se puoi munirti di un immaginario privo di confini.

Sei ormai entrato anche tu nel grande mondo dell'editoria digitale: cosa si prova a far parte di un catalogo sempre disponibile?

Il libro digitale permette di fare cose che col cartaceo, oggi come oggi, non sarebbe possibile. Tanto per dire, un romanzo a puntate come se fosse un serial, tipo Cruciform, in libreria sarebbe impossibile da fare uscire, no? Io sono appassionato di libri a tutto tondo, anche dell’oggetto in quanto tale: poter stringere in mano un volume vero con tutto quello che ne consegue: l’odore della carta stampata compreso nel prezzo, è sempre emozionante e per certi versi insostituibile. Ma i tempi si evolvono, grazie a Dio. E occorre adeguarsi. E quindi ben venga questo nuovo mezzo di divulgazione dell’espressione letteraria. Nuove possibilità e nuove fughe potranno esplicarsi e allora: evviva! Sono molto contento di farne parte.

Da autore di lungo corso, pubblicato da grandi case editrici, sapresti dare un consiglio tecnico ai tanti aspiranti scrittori italiani?

Quando mi chiedono il motivo per cui scrivo, rispondo sempre: perché non posso farne a meno. Ecco, credo, che prima di ogni cosa, occorra cercare e trovare una necessità interiore, una febbre che non passa, una passione inderogabile. Poi bisogna anche saper usare bene la tecnica della scrittura, e aguzzare la fantasia. Così come il desiderio di esprimere e condividere le emozioni che si provano, nel bene e nel male: ci vuole sempre una buona dose di coraggio per farlo sinceramente.

Leggere molto è importantissimo. E anche scrivere qualcosa ogni giorno. Tirarsi fuori: sempre e comunque. Trovare cose da dire: gabbie da cui fuggire! E prendere esempio dai grandi scrittori. Trovare scintille da condividere con loro. Guardarsi attorno, incamerare esperienza e rabbia per alimentare grida di ribellione. Quando pensai al progetto del Wright club, la scuola di scrittura per veri combattenti della parola da me ideata, uno dei motti era, ed è: se una cosa non ti piace: scrivila!

Questa estate ti ritaglierai una vacanza di stacco totale dalla scrittura o comunque terrai sempre la penna (o la tastiera) a portata di mano anche in ferie?

Non stacco mai dalla scrittura. Ogni occasione è buona per trovare nuove idee da buttare giù. Poi c’è da dire che sono sempre in ritardo per le consegne e quindi: che cosa diavolo è una vacanza? Una parola che non conosco più. Fare lo scrittore per come lo intendo io, è una cosa così viscerale che non riesce ad abbandonarti, resta in qualunque occasione, come una forma di dedizione ad oltranza. Un modo di essere.

Per finire, ti chiedo un consiglio triplo per i lettori: un luogo da visitare questa estate, un film da vedere (di qualsiasi periodo) e un libro da leggere in vacanza (oltre ovviamente al tuo romanzo).

Questa è la domanda più difficile di tutta l’intervista. Non mi viene in mente un luogo particolare da far visitare che sia così speciale da metterlo per primo per consigliarlo. Ma potrei dire cosa piacerebbe a me. Nelle vesti Jo Lancaster Reno, cercherei di affittare un cottage a Goldeneye in Giamaica, là dove sorge la tenuta dove Ian Fleming scrisse quasi tutti i romanzi su James Bond. E butterei giù il prossimo Agente Nemesis seduto in spiaggia davanti al portatile di fronte al mare dei Caraibi.

Per quanto riguarda un film da vedere, ce ne sono tanti che giudico imperdibili. Sarebbe troppo ovvio che ne consigliassi uno di genere horror, tipo rivedere La Cosa (The Thing, 1982) di John Carpenter, o L’Esorcista (The Exorcist, 1973), oppure uno dei miei massimi topoi: Il signore del male (Prince of Darkness, 1987)… Ma voglio invece optare per un film di quelli struggenti e profondi, che di thriller non ha nulla: L’ultimo sogno (Life as a House, 2001). Un film che parla di dolore, di rinascita, di morte, di redenzione e di speranza. Commovente e bellissimo.

Per finire, il libro da consigliare. Su quello non ho dubbi. Sniper Forever, l’imperdibile antologia finale dedicata a Russel Kane, del compianto e indimenticabile Sergio Alan D. Atieri.

Link utili:

www.gianfranconerozziofficial.com

https://www.facebook.com/bekarebeccabannister/

https://hydranemesis.blogspot.com/20…/…/una-nuova-sfida.html

https://cruciformserial.blogspot.com/…/cruciform-season-one…

https://www.facebook.com/cruciformserial/

http://ner534.wixsite.com/wright-club

~

Chiudo ricordando i libri di Gianfranco Nerozzi disponibili su Amazon, Delos Store e Delos Digital.