Un grande ritorno di un maestro dell’intrigo dopo anni di assenza dagli scaffali delle librerie. Allan Folsom aveva esordito con Il giorno dopo domani (oggi ristampato nei Best Thriller in edicola e in libreria oltre che in TEA) creando un po’ un genere a sé che mescolava la spy-story classica con elementi puramente thriller ma, soprattutto, costruendo una trama complessa con il pregio di non lasciare neppure un attimo di tregua al lettore. Ricordate? Il protagonista seduto in un bar di Parigi scorgeva improvvisamente l’assassino della sua famiglia, si alzava e cominciava a inseguirlo. E da quel momento la vicenda non si fermava più sino alla fine. Dopo Giorno di Confessione, romanzo altrettanto intricato ma forse meno adrenalinico, L’Esule ci ripropone la formula vincente dell’esordio.  Anche in questo caso Folsom ci fornisce sin dalle prime pagine un saggio della sua abilità di narratore, disseminando indizi che ritroveremo nel procedere della vicenda e mescolando le carte con consumata furbizia. Vale la pena di soffermarsi sulla sequenza d’inizio, ambientata in america su un treno dove Thorne, un individuo pericoloso di cui non sappiamo nulla se non che ha già ucciso tre persone, comprende che agenti dell’FBI lo controllano da vicino, pronti a bloccarlo alla stazione successiva. Decide così di  unirsi ad altri passeggeri impegnati in una partita a carte e in cerca di un “quarto”. I minuti trascorrono angosciosi, la stazione si avvicina e facciamo conoscenza di  John Barron, giovane agente della squadra speciale al suo battesimo del fuoco, assieme a un gruppo di violenti veterani. Poi l’imprevedibile. La polizia, in verità, non sta cercando Thorne ma uno degli altri giocatori, a sua volta pericoloso criminale che scende dal treno facendosi scudo proprio di Thorne. Comincia così un inseguimento mozzafiato in cui tutti i ruoli dei personaggi si trovano in posizioni differenti da quanto ci è stato fatto credere precedentemente. E la storia non si arresta per 250 pagine, forse le più serrate mai scritte dall’autore. Nel frattempo vediamo prendere forma il filo principale del romanzo e, attorno a esso i caratteri dei personaggi e i conflitti che li dividono. L’azione poi si trasferisce in Europa assumendo un passo più misurato che ci permette di acquisire tutti i dati che ci servono per seguirne lo svolgimento. Intuiamo  che il nocciolo della questione è il ritorno dei Romanov a capo della Russia, sappiamo chi sono i “buoni” e chi i “cattivi” o almeno questo è ciò che l’autore vorrebbe farci credere. E il ritmo riprende ad accelerare mentre Folsom rimescola nuovamente le carte, collega dettagli che il lettore attento non ha scordato, insomma imbastisce una storia che, malgrado le proporzioni considerevoli, si legge con rapidità per il taglio cinematografico di azioni e dialoghi. Un romanzo che non solo rappresenta un puro divertimento per gli appassionati ma che potrebbe essere preso come testo di studio per aspiranti scrittori di thriller tanto è equilibrata e sapiente la miscela degli elementi che lo compongono. Può essere un’ipotesi di lettura questa per chi non si accontenta di sapere come il romanzo “va a finire” ma vuol trarre qualche indicazione sul mestiere nel narratore di thriller che è decisamente più difficile di quanto possa sembrare. La scansione temporale visualizzata dal trascorrere dei minuti s’intreccia con quella dei capitoli, sempre brevi per fornire “traguardi di lettura” facilmente raggiungibili. La prosa è scorrevole, descrittiva ma solo  per quanto è necessario alla visualizzazione della scena, il resto è affidato a dialoghi e azioni nella più pura tradizione del “mostra non dire" che rimane la regola principe della narrativa di suspense. Insomma L’Esule può essere apprezzato a più livelli partendo da quello più ovvio rappresentato dal sacrosanto piacere di immergersi in una vicenda appassionante e lasciarsi trasportare, sino a quello, riservato a chi ama capire come nascono i romanzi di qualità. Comprendere questi meccanismi non solo si può rivelare utilissimo per chi vuole anche scrivere oltre che leggere ma anche per il lettore che avvicina il filone per la prima volta e vuol formarsi un gusto suo ricercando opere di qualità. E se non aveste mai letto romanzi d’intrigo d’ampio respiro, il lavoro di Folsom rappresenta un ottimo punto di partenza.