La Sellerio porta in libreria un grande giallo classico firmato da Cyril Hare: Un delitto inglese (An English Murder, o The Christmas Murder, 1951).
Il romanzo era già uscito in Italia nel 1955 per Garzanti con il titolo Delitto di Natale, con traduzione di Bruno Tasso, edizione ristampata da "I Classici del Giallo Mondadori" nel 2001.
La trama
Come ogni anno, si celebra il Natale a Warbeck Hall. Il vecchio Lord è al lumicino e ne è consapevole; non può contare sul fatto che il figlio Robert, un esaltato nazistoide spiantato, possa caricarsi sulle spalle il futuro del venerando casato. Gli altri parenti prossimi sono tutti al castello per le feste: c’è Julius, il cugino, un ministro del governo, e Camilla, la nipote invano innamorata di Robert. Presenti in quei giorni sono pure due estranei: il dottor Wenceslaus Bottwink, un erudito che sta conducendo una ricerca sulla magione, e la signora Carstairs, moglie vociante ed ambiziosa del più stretto collaboratore del ministro. Il maggiordomo Briggs, gelido e impeccabile secondo l’uso, sta lì a osservare tutto come se assistesse a un dramma tragicomico che potrebbe intitolarsi: «La fine dei Warbeck». Ma anche lui ha un brutto segreto che lo lega a quel clima di tensione, ai tanti segnali che presagiscono qualcosa di sinistro. Intanto nevica, nevica, nevica.
Tra gli anni Quaranta e i Cinquanta del Novecento Cyril Hare scrisse una serie di gialli nel più puro, quasi manieristico, stile inglese, che presto divenne un classico di successo con tutti gli elementi tipici al loro posto. Rileggerli oggi – con la loro grazia scenografica, con la lineare geometria d’intreccio, con la loro suspense spontanea – offre a chi ama il genere un’altra piacevole prova della solidità di una grande tradizione letteraria.
L'incipit
Warbeck Hall è considerata la più antica residenza abitata del Markshire. La parte più vecchia dell'edificio è, probabilmente, la stanza dell'archivio, nell'angolo nord-occidentale. Certamente è la parte più fredda.
Il dottor Wenceslaus Bottwink, laureato ad Heidelberg, dottore in Lettere ad Oxford, già professore di Storia moderna all'Università di Praga, membro di una mezza dozzina di accademie da Leida a Chicago, sentiva il freddo che gli entrava nelle ossa mentre lavorava su una pila di manoscritti sbiaditi, interrompendo ogni tanto la lettura per trascrivere qualche frase nella sua spigolosa calligrafia. Il freddo lo conosceva bene, c'era abituato. Faceva freddo nella sua soffitta di studente ad Heidelberg, più freddo a Praga nell'inverno del 1917, più freddo ancora nei campi di concentramento del Terzo Reich. Eppure, fino a quando le sue dita non si facevano troppo rigide per stringere la penna, il freddo dell'archivio non turbava in nessun modo la sua concentrazione. Un fastidio sopportabile che veniva ad aggiungersi al suo lavoro, nient'altro. Ciò che invece lo preoccupava in quel momento era la pessima calligrafia con la quale il terzo visconte Warbeck aveva annotato le lettere ricevute da parte di lord Bute durante i primi tre anni del regno di Giorgio III. Quelle note a margine! Quelle parole sottolineate, abbreviate, interpolate! Il dottor Bottwink provava ormai un astio personale nei confronti di quel gentiluomo del diciottesimo secolo. Era decisamente intollerabile: un uomo al quale erano state confidate informazioni di capitale importanza, il custode di segreti di Stato di inestimabile valore per le generazioni future, aveva avuto sì la lungimiranza di conservare queste informazioni per la posterità, ma aveva scelto di annotare le confidenze più preziose con una calligrafia illeggibile. Era sua la colpa, unicamente sua, se lo studio dell'archivio Warbeck aveva richiesto un tempo più che doppio rispetto a quello preventivato. E il tempo era prezioso per uno studioso ormai avanti negli anni che non aveva più la salute di una volta. Sarebbe stata colpa di quel vecchio gentiluomo se il lavoro che doveva mostrare l'evoluzione della costituzione inglese dal 1750 al 1784 fosse rimasto incompiuto alla morte del suo autore. Il dottor Bottwink fissò con irritazione i geroglifici che aveva davanti a sé e, attraverso due secoli, imprecò contro lord Warbeck e la sua spuntata penna d'oca.
L'autore
Cyril Hare è lo pseudonimo di Alfred Alexander Gordon Clark (1900-1958), un giudice inglese scrittore di polizieschi. I suoi romanzi, più di una decina tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento, sono un esempio di stile giallistico britannico, e in ispecie di romanzo giudiziario.
Info
Un delitto inglese di Cyril Hare (Sellerio – La Memoria n. 1084), 248 pagine, euro 14,00 (in eBook, euro 9,99) – EAN 9788838937170 – Traduzione di Sofia Merlo
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