Marco: Ciao Andrea, ormai ci siamo incontrati talmente tante volte in un certo salotto virtuale che ho perso il conto, e ci siamo anche fatti delle belle bevute, sempre virtuali. Questa volta però toccherà anche a te farmi delle domande, e non ti nascondo che per me è un grande piacere.
Andrea: Il piacere è reciproco, Marco, anche perché dialogo sempre molto volentieri con chi, come te, si impegna ogni giorno per diffondere la buona narrativa e il piacere per la lettura! Questa intervista doppia, poi, è una cosa davvero simpatica! Prego, a te l'onore di iniziare…
Marco: Siamo qui per parlare della collana Passport edita da Delos Digital, una collana che raccoglie racconti lunghi ambientati in diverse parti del mondo. Racconti che sono caratterizzati dalla cultura del luogo, che vogliono raccontare attraverso una storia quella parte di mondo. E considerato quanto è eterogeneo il nostro globo, penso che ne vedremo delle belle. Spy story, ma non solo, c’è l’azione, ma c’è anche una profonda connotazione culturale, il tuo So dove sei è una storia dura, dove nessuno riceve degli sconti. Perché hai scelto di ambientarla in Romania?
Andrea: Be', quando il curatore della collana, Fabio Novel, mi ha anticipato il progetto ho subito accettato con entusiasmo. Scrivo tanto, tutti i giorni, e ho i miei lavori sempre in cantiere, ma di tanto in tanto è bello accettare una nuova sfida, qualcosa al di là di quanto scalettato. Fabio mi ha spiegato l'idea e mi ha chiesto di valutare un paio di scenari possibili. Quando posso amo raccontare ciò che conosco meglio, quindi tra le varie opzioni ho indicato anche la Romania. Il perché è semplice: la mia compagna è di Brasov, la città che – di sfuggita – racconto in So dove sei. Io purtroppo non sono ancora stato in Romania, ma con Ana ne parlo spesso, le faccio tante domande, mi faccio raccontare molte cose. E tra le altre cose, studio un po' anche il romeno, per conoscere meglio la sua cultura. Così ho messo insieme i suoi racconti, le atmosfere che mi ha descritto, un po' di "lingua", alcune scenette realmente accadute tra di noi (non vi dico quali, però) e un po' di fantasia. Un racconto che parla di malavita, italiana e romena, ma non con l'intento di mettere in cattiva luce l'una o l'altra nazione. Semplicemente perché la storia che avevo in mente necessitava di persone poco per bene, ma con un fascino tutto particolare. Che mi dici invece del tuo racconto? Hai partecipato – e vinto – a un contest, quindi non hai scelto tu di volare negli USA, ma mi pare che alcune atmosfere siano nate grazie a un'esperienza diretta, non è così?
Marco: Esatto il mio Ucciso il 4 luglio non l'ho scelto io, potremmo dire che è lui che ha scelto me, se non credessi che siamo noi gli autori delle nostre storie. È nato tutto un po' per caso, leggendo del contest che prevedeva necessariamente una storia ambientata negli U.S.A., inizialmente ho pensato di essere troppo sottodata per pensare di riuscire a scrivere una storia, poi quando ho iniziato a buttare giù qualche appunto, è esplosa in tutta la sua dirompente simpatia e l'ho scritta davvero di getto. Rispetto alle altre storie della collana (e le ho lette tutte) che hanno una connotazione più noir, nel senso classico del termine, la mia storia ha quella leggerezza che a mio parere era imprescindibile per descrivere la Florida che ho conosciuto io. Se tralasciamo il plot narrativo con l'assassinio, il resto è proprio come l'ho vissuta nelle due esperienze che ho avuto nel vacanziero Sunshine State. La sensazione che ho cercato di riportare, è quella di un grande palcoscenico, di un ripetersi di situazioni che noi del vecchio continente in qualche modo abbiamo assorbito dalla filmografia e dalla televisione. Insomma ho cercato di portare dallo schermo alle pagine il classico telefilm americano, con sparatorie, poliziotti cattivi, la cavalleria che arriva al momento giusto, e dai commenti che ricevo mi pare di esserci riuscito. Forse è anche stata la carta vincente che mi ha permesso di aggiudicarmi il contest. Ma torniamo alla collana Passport e alla tua storia, che narra di una ricerca, spasmodica, incalzante, che come dici tu però non dipinge una nazione meglio o peggio dell'altra, perché in fondo la malavita è pur sempre malavita. Nella collana, ma anche nel tuo So dove sei l'influenza della spy story è ben presente, non parlo certo a caso se dico che sei un esperto in merito. Come sta andando questo genere letterario? Io ho come la sensazione che goda di un pubblico più di nicchia rispetto alla filmografia alla 007, che ne pensi?
Andrea: be', sì, un pubblico più di nicchia semplicemente perché i lettori di libri sono molti di meno degli spettatori dei film, purtroppo. Ma comunque c'è sempre un interesse vivo, perché sono romanzi rapidi, pieni di azione, di sesso, di personaggi accattivanti e il lettore che vuole svagarsi ed "evadere" trova in questi libri tutto quello che cerca: avventura, trasgressione, eroismo. Nel mio caso, ho scritto due romanzi per la collana Segretissimo Mondadori sotto lo pseudonimo Rey Molina. Il mio personaggio, El Asesino, ha ricevuto un buon riscontro e proprio in questi giorni sono al lavoro sul terzo romanzo della serie, in uscita sul finire del 2018. Mi diverto molto a scrivere questi romanzi, anche perché ci si deve documentare non poco, visto che necessitano di una solida base di realtà a fare da cornice. I lettori spesso sono curiosi così ti chiedo: quali sono i tuoi autori/generi preferiti? Ti ispiri a qualcuno quando scrivi?
Marco: Mediamente leggo un libro a settimana senza preclusione di genere, passando dalla fantascienza al chick lit senza problemi, con tutto quello che ci può stare nel mezzo. La mia passione rimane comunque il giallo nel quale mi cimento anche come scrittore, anche se credo fermamente nelle influenze fra i generi, che ci sono sempre state nella letteratura. Fra i miei libri preferiti c'è sicuramente Il conte di Montecristo se parliamo di classici. E non c'è forse del giallo anche lì pur non essendo conosciuto come giallo? Dopo aver scritto Ucciso il 4 luglio mi sto accorgendo che la black comedy mi piace molto, sia da leggere che da scrivere, ma non è facile creare un connubio credibile fra ironia e giallo, anche se la parte d'azione aiuta un po' in questo. Anche quando si affronta un genere come questo bisogna cercare di essere equilibrati, perché una battuta fa sorridere, due vanno bene, ma la terza spesso diventa pesante. Insomma una lettura che contiene ironia e leggerezza può essere più semplice e veloce da leggere, ma non è necessariamente più semplice e veloce da scrivere di altri generi. Se comunque dovessi prendere come esempio un libro che ho letto sceglierei sicuramente La banda dei tre di Carlo Callegari (Fanucci – Time Crime), che a me ha divertito parecchio. Quindi più che ispirarmi a qualcuno direi che tutto ciò che leggo m'influenza in un potpuri al quale cerco di dare una personalità e una base di concretezza, perché l'improvvisazione spesso è sinonimo di scarsa qualità. Quindi ispirazione si, ma anche tanta documentazione proprio come dicevi tu. Proprio parlando di documentazione e di esperienza sul campo, se dovessi scrivere una nuova storia per la collana passport, quale parte del mondo ti piacerebbe raccontare?
Andrea: Quando il curatore mi ha contattato per chiedere la mia disponibilità a scrivere un racconto ho presentato due-tre opzioni. Oltre alla Romania avevo proposto il Sudafrica, paese che ho visitato una decina di anni fa e che mi ha sorpreso per le enormi contraddizioni, le quali ben si prestano a essere trasformati in racconti. Ricchezza e povertà a braccetto, sfruttamento e mancanza di consapevolezza, non sempre ingenua. Ricordo ancora quella guida turistica greca che mi parlava della sua vita a Città del Capo. A un certo punto ha provato a spiegarmi che da loro il razzismo non c'è più. "io, per esempio" ha detto, per spiegare "la mia negra la tratto benissimo". Ricordo il mio sorriso triste di allora. Quella frase è ancora oggi viva nei miei ricordi. Ma dopotutto l'uguaglianza è una chimera e nemmeno io ci credo. Sono i presupposti a essere errati. Ma qui non è possibile approfondire il concetto della giusta disuguaglianza. Ma andiamo avanti e giriamo pagina… Puoi incontrare un personaggio del passato. Con chi vorresti parlare un'ora?
Marco: Scegliere un personaggio non è facile, anche perché tanto per cominciare dovrei capire se scegliere un personaggio realmente esistito oppure un personaggio di fantasia. La prima selezione la fa sicuramente la barriera linguistica, non mi ci vedo a conversare amabilmente con Oscar Wilde o Edgar Allan Poe. Poi con entrambi potrebbe essere diversamente pericoloso, troppo libertino l'uno, e troppo folle e geniale il secondo. Per quando riguarda i personaggi, t'immagini mettersi a conversare con il dottor Jeckyll o con Frankenstein? Sempre troppo pericoloso. Stabilito quindi che rimaniamo su un autore, sceglierei sicuramente Giorgio Scerbanenco, anche perché tempo fa ho vinto un premio letterario con un apocrifo dedicato a Duca Lamberti, il suo protagonista più noto, e mi sono affezionato. E poi ho sempre visto Scerbanenco come uno scrittore completo e compulsivo, una persona che scriveva per passione spinto quasi da una necessità. Non è più un segreto che curasse diverse rubriche anche sotto pseudonimo. Ma probabilmente per tutto quello che vorrei chiedergli un'ora sarebbe poca. A questo punto ti giro la domanda e la faccio anche un po' provocatoria. Con chi spenderesti la tua ora di conversazione, scegliendo un personaggio da un libro e scegliendo un autore?
Andrea: Eh, per l'autore ti rispondo con grande semplicità: vorrei incontrare e parlare con Isaac Asimov, a mio avviso il più intelligente scrittore mai esistito. Un personaggio è più complicato. Magari Sean Courtney delle saghe di Wilbur Smith, per rimanere a un personaggio "reale". Altrimenti la scelta cadrebbe senz'altro su Aragorn, un mito fin da quando sono un ragazzino. Voglio farti un'ultima domanda, poi ci prepariamo per i saluti. Hai la possibilità di fare un viaggio nel tempo, passato o futuro. Dove vai e perché?
Marco: Adesso che l'hai detto tu, anch'io vorrei incontrare Asimov, davvero una mente eccezionale, magari assieme a te che mi fai da interprete in una nuova enoteca bistrot che stanno aprendo dalle parti di Roma. Per un viaggio nel tempo sceglierei il futuro, in primis perché sono un curioso cronico, e poi nel passato ci sono già stato con te, Scerbanenco e Asimov :). Il luogo mi è abbastanza indifferente, probabilmente sceglierei un luogo che conosco, ad esempio il posto in cui vivo, per vedere come saranno andate le cose nel mondo dopo di noi, per vedere come sarà visto il nostro presente quando diventerà passato. Credo che in parte sia anche questo che mi spinge a scrivere, cercare di lasciare una traccia del mio passaggio in questo tempo, oltre ad avere la mente sempre impegnata a inventare nuove storie. Ma parlando di tempi e libri mi vengono in mente le molte pubblicazioni che hai al tuo attivo. Prima dei saluti finali ci sveli quella del tuo futuro più prossimo?
Andrea: Certo, qualcosa posso anticipare. Sto lavorando al terzo romanzo della serie El Asesino, per Segretissimo Mondadori. Ho in stesura anche un romanzo di fantascienza che ho in mente da un po' e che vorrei iscrivere a un premio. E poi, se le vendite confermeranno il buon riscontro di monsignor Verzi, in autunno inizierò a scrivere il terzo romanzo ambientato nella Roma del 1846. Da scrivere non mi manca. Un caro saluto, Marco e buone letture/scritture!
Marco: Ci sentiamo presto Andrea, di sicuro con uno dei tuoi personaggi e spero anche con qualcuno dei miei, o in qualche altra parte del mondo fuori dai libri, che come sostengono alcuni, non è poi così grande. Io mi tengo il "passport" in tasca per ogni evenienza. :)
GLI AUTORI
Andrea Franco ha vinto il Premio Tedeschi nel 2013 con L'odore del peccato, romanzo appartenente alla serie giallo storica di monsignor Verzi, che consta di vari racconti e un secondo romanzo, L’odore dell’inganno (Mondadori). Autore versatile, presta la sua quota stilistica a più generi narrativi. Tra i suoi lavori: Jeffrey Dahmer: lo sguardo del Diavolo, 1849: guerra, delitti, passione (Delos Digital), Senza preavviso (Mondoscrittura). Per la collana Segretissimo Mondadori firma come Rey Molina l’omonima serie spy action. Per Delos Digital ha pubblicato fantasy, thriller, guide all'Opera Lirica, manuali di scrittura.
Trentino doc, nato per puro caso sulle sponde del lago Maggiore, Marco Ischia si diletta con la scrittura da un tempo che ormai ha dimenticato. Ha visto alcuni suoi racconti premiati, ha visto qualcuno emozionarsi leggendo ciò che scrive. Ha incontrato libri, ha incontrato scrittori. Ha sperimentato ideando e conducendo una trasmissione radiofonica, ha sperimentato scrivendo apocrifi, fumetti, enigmistica, ma la sua passione è il giallo. Oggi continua a vedere, incontrare, sperimentare e scrivere, e anche per questo che ha creato C-Side Writer, il blog che cerca a suo modo di svelare l'altro lato della scrittura, quel lato C che ancora nessuno ha saputo svelare. Nel catalogo Delos Digital è presente con il fantascientifico Naufragio.
GLI E-BOOK
So dove sei
A Brașov, nella Romania transilvana. Per ritrovare Mihaela.
Bastiano sa dov’è Mihaela. Lo sa bene.
A Brașov, in Romania.
Sa che la sua è più che una deduzione: pur senza prove, è una certezza.
E arrivare a Mihaela è una volontà che deve farsi realtà. Senza “se” o “ma”. Perché Bastiano non è il cazzone che si ferma davanti a un qualsivoglia ostacolo.
Nel raccontare con intelligenza emotiva una relazione tra un italiano e una romena che gravitano nel sottobosco criminoso dei due paesi, Andrea Franco va a firmare un noir incisivo, di violenza sottesa prima che espressa.
Ucciso il 4 luglio
Il racconto vincitore del Contest Delos Passport 2017 – “Ucciso il 4 luglio”. Un mix tra l’America reale e quella plasmata da cinema e tv.
Doveva essere una spensierata vacanza, per Mario. Una straordinaria opportunità per festeggiare il compleanno dell’amico fraterno, Steve, che lo ha invitato a godersi lo Sunshine State. La Florida!
Purtroppo, mentre a Fort Lauderdale locali e turisti si gustano l’Air & Sea Show e i festeggiamenti dell’Independence Day, in un’area industriale abbandonata, un uomo viene ucciso a sangue freddo. E una fotografa free lance, amica di Steve, coglie sul fatto l’omicida.
È l’inizio di una spirale di eventi in cui il povero Mario, professore precario di motoria ma non per questo uomo di azione, si ritroverà coinvolto. Nel cercare di venirne fuori vivo, salvando le chiappe pure a Steve e alla sua amica, scoprirà che l’America non è sempre quella di Hollywood e dei serial che tanto ama. O amava…
In Ucciso il 4 luglio Marco Ischia ci diverte mixando l’America reale con quella plasmata nel nostro immaginario dalla fiction del grande e piccolo schermo. Lo fa con spassosa ironia, e con una narrazione in presa diretta e focalizzazione interna che immedesima il lettore in una sorta di “italiano medio”, precipitato in un’imprevedibile (dis)avventura.
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