In “Semplici questioni d’onore”, l’ultimo romanzo di Domenico Cacopardo, non c’è il dottor Agrò, il capace magistrato che in diversi suoi romanzi risolve casi non semplici di omicidi. Ma l’aria di giallo, anzi di noir, per i misteri che avvolgono la storia e i segreti inconfessabili di una famiglia siciliana importante che essa nasconde, si respira a ogni pagina. Fin dal prologo, dove assistiamo, grazie al racconto in prima persona del protagonista Concetto Granaleo, detto Tino, alla penetrazione notturna in casa di due malintenzionati che poco dopo, nascosto in un solaio, vedrà, impotente, uccidere la zia Antonia con la quale da sempre conviveva.
Un lungo flashback ci riporta a quando Concetto, ancora bambino, nato nel 1940, si trova a perdere la madre e quattro anni dopo, in piena guerra e con l’arrivo degli alleati in Sicilia, vede sparire per cause che nessuno gli ha mai voluto chiarire, anzi, ha accuratamente nascosto.
La svolta però è, in qualche modo, rappresentata proprio dall’omicidio. Il funerale della zia fa accorrere da qualche parte del mondo, dove vive sotto copertura, il padre, fratello della vittima. Tino, giovane studente poco più che ventenne, vive con strana emozione e sentimenti contradditori l’arrivo di quest’uomo, che è suo padre, ma che sente estraneo, sordamente rabbioso per essere stato da lui abbandonato, che non conosce intimamente e appare piuttosto sospetto, non solo perché gira con due guardaspalle armate, ma anche perché alle legittime domande del figlio sui motivi del suo nascondersi in altri luoghi, sotto altro nome, non più quello di Giorgio Granaleo, gli risponde che è meglio, per il suo bene, che non sappia nulla di ciò che è successo in quel lontano ’44. Gli altri componenti dei Granaleo, questa importante famiglia che ha le sue radici in Letojanni, paese natale dello stesso autore, condividono il segreto, una situazione che non può non stuzzicare la curiosità del giovane Tino. Curiosità che esploderà quando il padre, lasciato il paese, verrà ucciso insieme ai due guardaspalle al momento dell’imbarco per la sua ignota destinazione.
Prende avvio in quel momento un’indagine che sarà tanto più dolorosa quanto più Tino scoprirà, con l’aiuto della cugina Ornella Granaleo che ama e ben presto sposerà con il pieno consenso della famiglia, i segreti intrecci nei quali il padre, uomo di fiducia, anche come tesoriere, degli angloamericani, si è trovato coinvolto. Una storia che ha al centro le tre “s” classiche del giallo, cioè sesso, sangue e soldi. Ma anche dove non manca la “A” di Amore.
“Semplici questioni d’onore” è un romanzo che in controluce offre uno spezzato della mentalità siciliana, sia o meno coinvolta la mafia. Certi passaggi, a riguardo, sono da sottolineare.
Per il resto, il romanzo rientra in quello che è lo stile dall’incedere siculo, di Cacopardo, di piacevolissima lettura, nella predilezione per le descrizioni erotiche, e dei colori, dei sapori e dei profumi della Sicilia, per i quali la mano dello scrittore appare magistrale. In questo senso, vale qui la pena di citare un altro romanzo di Cacopardo, uscito in limitata edizione, per i tipi della Betelgeuse, pochi mesi prima di questo e intitolato “Maddalena, femmina di locanda” una storia ambientata nel 600, sempre in Sicilia. Un romanzo storico che porta in luce gli aspetti estetici ed edonisti di una donna libera sessualmente, al limite dello sfrenamento (se la farà anche con il nipote) dal forte carattere e di una bellezza assoluta da prestare il suo volto alla Madonna in un quadro del Caravaggio, tra le comparse del romanzo
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