Il 26 settembre del 1986 ha visto la luce nelle edicole italiane il primo numero di Dylan Dog, celeberrima serie stampata e distribuita da Sergio Bonelli Editore.
A trent'anni esatti da questa data, per festeggiare l'antieroe creato da Tiziano Sclavi, esce Mater dolorosa.
Scritta da Roberto Recchioni e disegnata, con il suo personalissimo stile pittorico, da Gigi Cavenago, questa storia, in cui sono presenti numerosi livelli di lettura, riprende i fili lasciati in sospeso nei numeri 100, La storia di Dylan Dog, e 280, Mater Morbi, aggiungendovi nuovi elementi, fa un parallelo tra l'esistenza presente e quella passata di Dylan e vede il ritorno di due antagonisti che daranno vita a coinvolgenti sottotrame che saranno fondamentali nel dipanarsi delle vicende: Mater Morbi e John Ghost.
Accanto ad un personaggio principale malato, stressato e apatico che vive il suo presente senza grandi aspettative e convinzioni infatti, si racconta quanto accaduto sul galeone che, nel 1686, fu teatro del famoso viaggio della famiglia del protagonista.
Nonostante ci siano molti cenni alle storie di Sclavi, di cui Recchioni sembra essere un grande appassionato, la forza dello sceneggiatore romano è stata quella di riuscire a dare un'impronta personale ad un'opera che, in tre decenni di vita, è passata dalle mani del suo ideatore a quelle di autori incapaci di comprenderla, e quindi rinnovarla, veramente, chiudendo tutti gli intrecci rimasti in sospeso.
Il riferimento a capolavori della letteratura, della musica e del fumetto, di cui sono presenti, all'interno del testo, varie citazioni, sono valori aggiunti ad un albo già di per se avvincente e ricco di pathos.
L'apparizione di due villain come Mater Morbi e John Ghost, presenti in ruoli tutt'altro che marginali, apre inoltre nuovi scenari per il futuro di Dylan Dog.
Degni di una menzione speciale sono i disegni di Cavenago, autore di una prova superlativa, che, con il suo inconfondibile stile, un misto di classicità e digitale, dà vita a un lavoro dalla grande leggibilità dove dinamismo ed espressività la fanno da padrone.
Le novantotto tavole di questo numero, grazie anche ad un uso dei colori che trasmette emozioni forti e contrastanti e a intuizioni visive dal grande impatto, rendono un'interpretazione grafica dell'indagatore dell'incubo e del suo universo modernissima ma allo stesso tempo rispettosa della tradizione.
Un applauso va infine a Angelo Stano che ha realizzato una delle copertine più belle, elaborate e ricche di particolari della sua gestione.
Se proprio vogliamo trovare un difetto, che non sminuisce tuttavia la particolarità di questo bel volumetto, possiamo dire che il lettore occasionale, che poco conosce dei trascorsi del protagonista, non riuscirà a cogliere a pieno tutti i richiami e le strizzate d'occhio presenti in quest'avventura che, grazie al suo ritmo serrato, a numerosi colpi di scena e a vignette che sembrano quadri, terrà avvinto a se il lettore finché non avrà terminato anche l'ultima pagina.
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