Ciao Mariella, benvenuta nello spazio web di ThrillerMagazine. Hai dato un'occhiata in giro, mentre mi aspettavi?Sì, e mi piace molto. D'altra parte, non è la prima volta che gironzolo per il vostro sito: è un riferimento obbligato sia per gli amanti del genere che per i lettori in generale.

 

Prima di presentare Alma, il tuo esordio nella narrativa lunga, parlaci un po' di te.Dunque, che dire... Ho trentacinque anni, vivo a Milano e sono una psicologa. Lavoro prevalentemente nell'ambito del marketing e della comunicazione (ricerche di mercato, indagini di scenario, etc.), un ambito che, per certi versi, ha molto in comune con la fiction, anche se di solito mi guardo bene dall'evidenziare tale analogia presso i committenti... Scrivo da sempre: ho iniziato il mio primo romanzo all'età di sette anni (un'opera, purtroppo, mai portata a termine...) e penso che tale attitudine risponda in primo luogo a un'esigenza di libertà individuale. Come molte persone, soffro di una sorta di "claustrofobia ontologica", ovvero tendo a vivere come costrittivi i limiti imposti dalla realtà "reale" e la narrativa (sia in qualità di lettrice che di scrittrice) rappresenta un buon metodo per ovviare a tale inconveniente. Scrivere è il mio spazio libero, la mia zona franca: un non-luogo in cui far accadere tutto ciò che non trova collocazione altrove. In questo senso, è anche un ottimo sistema per evitare di combinare troppi guai nella vita di tutti i giorni...

Alma è stato portato in libreria da Alacrán, lo scorso giugno. Io l’ho letto, e mi è piaciuto. Da qui, il desiderio di farlo conoscere agli amici di ThrillerMagazine attraverso l’autrice.

A te la parola, dunque...

Ho una concezione tendenzialmente animistica delle storie: credo che esistano indipendentemente da chi le racconta. Penso anche che, in una certa misura, prescindano dal tempo e dallo spazio in cui vengono raccontate. E' vero che i caratteri secondari si modificano di volta in volta per adattarsi meglio all'ambiente in cui si trovano (gli occhi e le orecchie di chi legge o ascolta), ma il genotipo rimane lo stesso. A volte penso che le storie siano organismi appartenenti a una specie di natura sconosciuta, dotati di vita autonoma e, probabilmente, senziente. Le storie hanno una speranza di vita lunghissima - la maggior parte è eterna - e sono caratterizzate da un andamento ciclico e ricorsivo, nel senso che tendono a "ritornare". Uno di questi "revenant" è appunto la storia del Doppio, meglio conosciuto come Döppelgänger, una parola tedesca composta dall'attributo "döppel", cioè "doppio" e "Gänger", letteralmente "camminatore", ovvero "viandante", "passante". Nel linguaggio comune, il termine Döppelgänger si riferisce a qualsiasi forma di sdoppiamento della persona, le cui versioni più tipiche sono rappresentate dal "gemello malvagio" e dal fenomeno della "bilocazione" (in parapsicologia, presenza simultanea di un corpo in due posti diversi: una condizione che allo stato attuale delle cose viene normalmente praticata da milioni di persone sotto forma di realtà virtuale).

Il Döppelgänger è, in estrema sintesi, un individuo che ti è uguale e contrario - tipo materia e antimateria - che si aggira da qualche parte, lì fuori, nel mondo, e che ti potrebbe anche capitare di incontrare, prima o poi. Tuttavia, come linea di condotta generale, è sicuramente preferibile evitare il proprio Döppelgänger poiché, come insegna E.A. Poe nel William Wilson, il Doppio è quasi sempre persecutorio, tende ad agire in maniera antagonista al tuo agire e ha inoltre la fastidiosa abitudine di riflettere quegli aspetti di te stesso che normalmente preferisci ignorare (come per esempio succede nel Ritratto di Dorian Gray o anche nel Dottor Jeckill e Mister Hyde). Il Döppelgänger si presta infatti egregiamente a simbolizzare l'intrinseca duplicità - morale? etica? sessuale? - dell'essere umano, fino a strutturarsi in forme di psicosi più o meno elaborate in cui l'Altro (o gli Altri) convivono insieme all'Io all'interno di uno stesso corpo.

Ecco, in Alma quello che accade è esattamente l'opposto: una singola identità individuale viene "esplosa" in un numero potenzialmente infinito di corpi configurando, per così dire, dei Döppelgänger di nuova generazione. Alma rappresenta quindi una variazione sul tema del Doppio, dove l'elemento differenziale è costituito dalla contingenza storica in cui ci troviamo, ovvero dalla specificità del nostro "qui e ora": parafrasando Walter Benjamin, noi viviamo infatti nell'epoca della riproducibilità tecnica di quelle particolarissime opere d'arte che sono gli esseri umani... Le storie ritornano, non ce ne dimentichiamo. Speriamo che, anche stavolta, si limitino a farsi raccontare!

Sono passate alcune settimane dall’uscita del romanzo. Avrai quindi ricevuto i primi riscontri, i primi commenti, le prime recensioni. Un momento importante, a tratti anche difficile per un autore. Come sta andando, ti ci ritrovi su questi primi pareri? A dire la verità, gli unici commenti che ho ricevuto finora - a parte il tuo: grazie, grazie! - sono quelli di parenti e amici, per cui non so quanto siano attendibili. In generale, quello che riferiscono più spesso è il senso di sorpresa, di inatteso, rispetto allo snodarsi dell'intreccio: forse perché parte come un giallo "normale" e poi si rivela essere un'altra cosa.

Il romanzo propone vari personaggi, direi però che ruota essenzialmente attorno a tre protagonisti: Peter Baume, la cui indagine costituisce l’ossatura portante della trama, il misterioso Lifex, e, soprattutto, Marlene Grau, una figura sulla quale hai voluto soffermarti con particolare impegno. Cosa ci dici a riguardo?Molto poco, nel senso che non saprei dirti da dove vengano o che cosa rappresentino. Forse sono i miei personali Döppelgänger... Alcuni casi riportati suggeriscono che i Doppi siano riconducibili a un fenomeno di carattere fisico, con particolare riferimento alla teoria delle probabilità: rappresenterebbero quei noi stessi che avremmo potuto essere, qualora determinati eventi si fossero svolti in maniera diversa da come poi si sono effettivamente verificati. Per esempio, se avessimo perso quella metropolitana sulla quale invece - almeno in questa dimensione - siamo riusciti a catapultarci all'ultimo secondo (il film Sliding Doors fornisce in questo senso una moderna ed efficace interpretazione dell'archetipo del Döppelgänger, inteso come slittamento dimensionale fra differenti livelli di realtà). Sul piano emotivo, il personaggio cui mi sento più vicina è sicuramente Lifex, ma capisco molto bene anche Marlene...

Alma arrivò finalista al Premio Urania 2001. In effetti, si tratta di un thriller che, come del resto molti altri in circolazione (che però si guardano bene dal dichiararlo; ) ) ha delle connotazione fantascientifiche - per ora, almeno. Che rapporto di lettrice e scrittrice hai con la fantascienza?E' un genere che mi piace moltissimo, proprio perché permette di forzare i limiti del possibile e delineare scenari ancora inediti. Senza essere apodittici come J. Ballard - il quale afferma che la fantascienza rappresenti l'unico genere praticabile da un autore contemporaneo senza cadere nella ripetizione - devo dire che, fra gli autori che preferisco, molti rientrano, dal punto di vista formale, proprio in questo genere. Fra questi, Ballard, appunto, P.K. Dick, K. Vonnegut, Douglas Adams e, in un certo senso, anche Thomas Pynchon. Non può essere un caso...

 

Sei una scrittrice più metodica o più istintiva? Temo di essere piuttosto istintiva anche se, come dicono i CCCP, "la libertà è una forma di disciplina".

La domanda canonica: generi, autori, romanzi che ami, o hai amato, di più?A parte quelli già citati, il mio autore preferito in assoluto è Italo Calvino di cui amo tutto, incondizionatamente (non solo le Cosmicomiche...) e in particolare il metaromanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore. Poi mi piacciono molto Dürrenmatt, Burroughs, Bulgakov, Kafka e Poe. Per quanto riguarda la letteratura "di genere" (ma faccio un po' fatica a fare di queste distinzioni...), adoro James Ellroy e James Hadley Chase (che secondo me è molto più cattivo sia di Chandler che di Hammet). Fra gli italiani, apprezzo molto Scerbanenco, Luther Blissett (nonché i Wu Ming) e Claudia Salvatori. Ah, e recentemente ho scoperto Una banda di idioti, di J.K. Toole, che mi ha folgorato. In generale, leggo qualsiasi cosa, dai classici al trash più spinto: sono tendenzialmente onnivora.

Dopo Alma cosa ci proporrai?Dovrebbe uscire un racconto su M - Rivista del mistero (sempre Alacrán) e poi sto lavorando da parecchio tempo su un altro romanzo, di cui però preferisco non dire nulla per ora.

 

Beh, auguri per il tuo cammino di scrittrice, allora. Grazie per essere "venuta" a trovarci. A te l’ultima parola, prima di passare all’incipit di Alma...Grazie a voi per l'ospitalità, è stato un vero piacere. Per quanto riguarda l'ultima parola, se permetti la cederei a San Benedetto, nella cui Regola mi sono imbattuta di recente (quando dico che sono onnivora, intendo proprio questo): "Considerare ogni giorno, con vigilanza e sospetto, la possibilità della morte" (Cap. IV - Gli strumenti delle opere buone). Forse suona un po' tetro, ma trovo che sia un ottimo suggerimento... Dopo tutto, nessuno di noi dispone ancora di una polizza Alma!

Qui di seguito l'incipit di Alma di Mariella Dal Farra:

Il romanzo Alma di Mariella Dal Farra
Il romanzo Alma di Mariella Dal Farra

1.

Erano quasi le sei e la luce cominciava a svanire. Scese dalla Mercedes e si accese una sigaretta, osservando il sole che silenziosamente scivolava sotto la linea dell'orizzonte. L'ora più bella, pensò: se il tempo si fosse fermato in quel momento, tutto sarebbe apparso quasi perfetto. Si toccò la visiera del berretto e lo spinse indietro sulla fronte. Dentro se la stavano prendendo con calma. L'aereo partiva alle sette e per raggiungere l'aeroporto ci volevano almeno tre quarti d'ora. Rischiavano di perderlo. Dopo qualche minuto la porta della villa si aprì e sulla soglia comparvero Marlene Grau e Parreco, seguiti da Schoeller, l'avvocato Cardoso e Isabel Vinar. Gettò via la sigaretta e si mise in attesa di fianco all'auto. Parreco e la Grau stavano ancora parlando e sulle labbra di lei si intravedeva un sorriso strano. Giunti in prossimità della macchina tac-quero, indugiando qualche istante l’uno nello sguardo dell’altra. Schoeller tossicchiò.

"Sì, Alex, dobbiamo andare", disse la Grau senza distogliere gli occhi da quelli di Parreco.

"Allora, arrivederci", disse lui.

"Arrivederci", rispose lei.

Aprì le portiere e attese che salissero. Diversamente dal solito, Marlene sedette accanto al posto di guida e lasciò che Schoeller e la Vinar si accomodassero dietro. Mentre metteva in moto, diede un'occhiata allo specchietto retrovisore: Cardoso e Parreco stavano salendo sull'auto privata di quest'ultimo.

"Il signore la accompagna all'aeroporto?", chiese.

"No, ma ha degli affari da sbrigare in città. Faremo un pezzo di strada insieme". 

"Capisco", rispose lui imboccando il viale di accesso alla tenuta. In pochi se-condi raggiunsero la cancellata e uscirono sulla statale.

"Philippe, può abbassare il riscaldamento per favore?".

"Subito", rispose lui toccando i tasti sul cruscotto.

Le diede un'occhiata e notò che aveva l'aria stanca ma un’espressione soddisfatta. Fra le mani stringeva una borsa di coccodrillo con serrature a com-binazione che non le aveva mai visto prima. Si concentrò sulla guida. Era quasi notte ormai e la strada era priva di illuminazione. Procedette a velocità sostenuta per alcuni chilometri di rettilineo poi, dopo un'ampia curva, imboccò una serie di tornanti. Scalò la marcia, decelerando un poco, e improvvisamente una motocicletta si materializzò nel buio accanto a loro.  Sopra c'erano due uomini con il volto coperto da un passamontagna. Prima che potesse rendersi conto di cosa stava accadendo, una raffica di mitraglietta traforò il parabrezza e il fianco dell'auto. Avvertì un dolore acuto lacerargli il petto e il respiro gli si mozzò sulle labbra: schiacciò a fondo il pedale dell'acceleratore e la macchina sbandò a destra, terminando la sua corsa contro le rocce che delimitavano quel tratto di strada. L'impatto fu violentissimo. Per qualche istante rimase afflosciato sul volan-te, incapace di muoversi, poi girò la testa di lato. Il posto accanto a lui era vuoto e frammenti di parabrezza erano sparsi ovunque; alle sue spalle, udiva i gemiti dei due passeggeri. Poi la portiera dietro venne spalancata e qualcuno scaricò la rivoltella su Schoeller e la Vinar. Dal silenzio che seguì, capì che erano en-trambi morti.

"Dov'è il Lehrer?" urlò l'uomo che aveva sparato.

Gli altri scossero le spalle e si sparpagliarono intorno facendo luce con le torce.

"Qui c'è una borsa", disse uno.

Si puntellò sul volante cercando di sollevarsi un poco. L'uomo intercettò il mo-vimento e gli puntò contro la pistola.

"Cercate lei", disse mentre alzava il cane dell'arma.

In quell'istante sopraggiunse un'automobile. Ci furono grida concitate e rumore di altri spari: il terrorista abbassò la rivoltella e corse verso i compagni. Gli parve che raccogliessero un uomo ferito, dopo di che sparirono. Trasse un profondo respiro, ma il dolore al petto gli impediva di incamerare liberamente l'aria nei polmoni. Spostandosi con cautela, riuscì a trascinarsi fuori dall'auto e barcol-lando si mise in cerca di Marlene. La trovò qualche metro più avanti: giaceva immobile con la faccia affondata nel terreno. La prese per le spalle e la girò in posizione supina: aveva lo sguardo vitreo, ma le labbra si muovevano ancora. "Alma, mater animae", mormorò la Grau, e un fiotto di sangue uscì dalla bocca arrossando l'erba sotto di lei. Accostò l'orecchio per capire meglio cosa stesse dicendo, poi tutto si fece buio e finalmente capì che stava  morendo. Se solo il tempo si fosse fermato in quel momento.