Nel mese di marzo la Corbaccio presenta ai suoi lettori un nuovo autore che, con il suo romanzo d’esordio dal titolo Il prigioniero della notte (2016), ha avuto l’abilità di “dire” qualcosa di nuovo nel campo nella narrativa thriller. Il suo romanzo è stato tra i più richiesti alla fiera del libro di Francoforte che si è tenuta lo scorso anno.
L’autore, pur avendo rilasciato numerose interviste, non ha mai rivelato il suo vero nome, usando sempre lo pseudonimo di Federico Inverni. Molto probabilmente non ha voluto influenzare il lettore nelle sue scelte in quanto il suo vero nome è ben conosciuto (magari in altri campi) e ha voluto che il libro percorresse la sua strada “da solo” senza interferenze esterne.
I protagonisti del romanzo sono due, lui si chiama Lucas, è un detective che trascina la sua vita da una indagine all’altra, ormai senza molte velleità; nel recente passato qualcosa lo ha sconvolto e ha inciso profondamente la sua anima e la sua mente, una mente che in ogni caso riesce a trovare, nelle indagini, soluzioni sorprendenti, con una capacità quasi incredibile di vedere i fatti accaduti da angolazioni diverse da quelle da cui sembrano scrutare gli occhi dei suoi colleghi e che lo portano immancabilmente alla soluzione di casi complessi.
L’altro protagonista si chiama Anna Wayne, lavora in polizia come “profiler” e anche lei nel passato ha subito il trauma di un rapimento.
Sin dalle prime pagine il lettore assiste ad una azione adrenalinica che vede Lucas intervenire, in quanto la sua presenza è stata espressamente richiesta da un folle che dalla finestra di un palazzo sta sparando con un fucile di grosso calibro contro un autobus della linea D77; ha già ucciso varie persone, ma vuole parlare solo con lui. Lucas accetta il colloquio e si avvia disarmato nel palazzo dove il folle è asserragliato. Poi tutto avviene molto velocemente, il suo collega Martin che lo ha seguito di nascosto viene ferito gravemente dal folle, il quale successivamente colpisce duramente Lucas, gli fa impugnare una pistola e lo obbliga a sparargli.
Dopo questa azione veloce e violenta Lucas, che sta ancora riprendendosi dal trauma, viene portato all’altro capo della città, su espressa richiesta della profiler Anna che si trova a dover sbrogliare una matassa molto intricata. Su di un prato bagnato dalla pioggia e illuminato da potenti gruppi elettrogeni vi è il cadavere di una ragazza e Lucas dopo aver osservato lungamente tutta la scena chiede (ma quasi afferma) se quello non è il primo cadavere che viene trovato e che sicuramente in bocca vi e’ stato posto qualcosa. Infatti Anna ammette che quello è il quarto cadavere che è stato trovato nell’arco di qualche settimana e che in bocca di ogni donna l’assassino pone sempre un fiore. Ma ci sono tante altre stranezze sulle tempistiche del ritrovamento dei cadaveri, sull’uso anonimo di internet per avvertire la polizia preparandola al ritrovamente di un successivo corpo e del perché ora il tutto sembra interrotto. E Lucas scopre che l’interruzione è stata provocata proprio dalla sparatoria avvenuta qualche ora prima e della quale lui è stato il protagonista.
Una interruzione dovuta a quanto accaduto alla linea dell’autobus D77…
Il romanzo è raccontato a capitoli alterni che riguardano di volta in volta la profiler e il detective, l’autore ha un modo di narrare la vicenda veramente coinvolgente e come è stato giustamente precisato “uno schema narrativo ad alta tensione, costruito a scatole cinesi, e quando tutto sembra chiarito e l’assassino scoperto ecco qualcosa che emerge , dando chiara indicazione che forse c’è ancora qualcosa da scoprire”.
Dopo aver letto questo romanzo il lettore sarà impaziente di leggere altro sulle indagini di Lucas e della profiler.
l’autore:
Federico Inverni è uno pseudonimo dietro il quale si nasconde l’autore di questo romanzo d’esordio. Italiano, di circa quarant’anni, Federico ama le storie, da qualunque parte provengano. Si sente in pace circondato dalle pagine scritte, ma a volte ha l’impressione che i libri lo guardino. Del resto, i libri hanno una vita indipendente: ecco perché ha scelto di celarsi dietro un nome diverso e lasciare che «Il prigioniero della notte» trovi la sua strada e i lettori. E forse anche perché teme che i personaggi gli assomiglino troppo.
la quarta:
Lucas è un detective. Nella sua vita gli sono rimasti solo il nome e il lavoro. Il suo passato è una ferita sempre aperta da un evento sconvolgente ha segnato la sua vita… e la sua mente. Come un automa attraversa i delitti su cui è chiamato a investigare, mettendo al servizio della giustizia il suo intuito straordinario, quasi visionario, e la sua sensibilità persino eccessiva. Fino a quando incappa in un caso diverso da tutti gli altri: una giovane donna trovata morta con il terrore negli occhi e nessun segno di violenza apparente. Lucas sa che il colpevole è un assassino seriale e ne ha conferma da Anna, psichiatra profiler, abituata a scandagliare il male in tutte le sue forme, da quando lei stessa, da ragazza, ha vissuto un’esperienza traumatizzante. Lucas e Anna annaspano in un labirinto di follia in cui i ricordi del loro passato, tenuti troppo a lungo sepolti, riemergono taglienti come vetri rotti in un’indagine che li coinvolge da vicino, lasciandoli devastati di fronte a una verità impensabile.
Il prigioniero della notte di Federico Inverni (2016)
Corbaccio, collana Top Thriller, pagg. 471, euro 16,90
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