Con il vicequestore Rocco Schiavone dallo spinello facile…
Roma 30 dicembre. Un barbone al mercatino di via Garibaldi per trovare qualcosa da mettere sotto i denti. E qualcosa trova. La testa insanguinata del ragionier Iatta, anche lui dedito allo stessa ricerca. C’è lavoro per il vicequestore Rocco Schiavone, sul punto di essere trasferito per una “cazzata” di due anni prima (tormento). Abita in un bellissimo attico a Monteverde, facile allo spinello e alle belle donne, sua fissazione quella di schedare mentalmente le persone grazie alla somiglianza con qualche animale, odia le ciabatte durante l’estate, ogni tanto affarucci poco puliti, ricordi e ricordi nostalgici della moglie Marina defunta che sembra una Madonna (in corsivo).
Qualche spunto veloce e volutamente scombinato sugli altri cinque episodi (così li dovete leggere per forza): fiat multipla contro una banca in piazzale Anco Marzio per una rapina, Rocco via a tutto gas con l’agente Elena Dobbrilla (se non c’è lei c’è Parrillo) senza nemmeno attivare la sirena, di mezzo un bel po’ di sghei; una coppia di anziani uccisa, un orologio che vale una fortuna e che sparisce, due figli tra cui uno drogato, una nota stonata che fa saltare il vicequestore sulla sedia, un volo dal ponte Sant’Angelo; monte dei Cocci oggi pieno di locali, ristoranti e c’è pure un teatro, dentro al “Mykonos” un morto ammazzato, praticamente una maschera di sangue, ferite plurime, piede destro di legno, evirato (addirittura), una festa di carnevale che il nostro odia ma c’è la bella Carolina e allora vediamo di fare una eccezione, un poliziotto che gioca e perde denaro e la “ruzzica de li porci”, insomma il rotolamento dei maiali che può offrire il destro per la risoluzione del caso; un viaggio a Marsiglia, in aereo alle prese con una rompicoglioni, ritardo per un inconveniente o solo per aspettare un fottuto deputato dormiglione della camera?
Giramenti di coglioni e intermezzi in romanesco sparsi un po’ dovunque. Spunti su Roma, sui suoi quartieri belli e brutti, caldo afoso, discariche abusive, esistenza senza speranza. Tocchi vivi di personaggi che restano impressi nella memoria. Cinismo, pessimismo, malinconia tracciati lungo un solco sicuro senza tanto strombazzamento, Il mondo è una merdaccia e anche lui fa la sua parte. Ma resta pure simpatico.
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