Diego Lama è nato a Napoli e fa l'architetto.

È autore di libri d'architettura, di vignette e racconti pubblicati su riviste e antologie, ha fondato e diretto la rivista d'architettura “Ventre” ed è editorialista per il “Corriere del Mezzogiorno”.

Dal 2012 è socio fondatore di Made In Earth, onlus che realizza progetti umanitari in paesi in via di sviluppo.

Numerose indagini del commissario Veneruso: “Le sorelle Corcione”, “L'impiccata” e “La signora Silvana” sono state stampate sulla collana Giallo Mondadori.

Nel 2015 ha vinto il premio Gran Giallo Città di Cattolica con il racconto “Tre cose” e il premio Tedeschi con il libro “La collera di Napoli”.

E proprio di quest'ultimo lavoro insieme ad altre cose ha voluto parlare con me in questa intervista.

Per i lettori che non la conoscono potrebbe presentarsi in due parole?

Architetto napoletano.

Come molti che al giorno d’oggi, si occupano di narrativa, la scrittura non rappresenta la sua occupazione principale.

Riferendosi alla sua esperienza personale può raccontare come riesce a conciliare quest’hobby con il suo lavoro?

Non c’è alcun modo per conciliare la voglia di scrivere con il lavoro: a fine giornata io smonto tutto e inizio a scrivere.

Ormai sono abituato a fare così e va bene…

Quali scelte l'hanno portata a scrivere gialli storici?

Tre: il mercato (a me piace scrivere soprattutto per essere letto e i gialli storici vengono letti), il piacere della storia (sono un collezionista d’antiquariato) e la conoscenza della città (ho studiato molto Napoli per motivi legati al mio lavoro).

Hai ambientato i suoi romanzi, che hanno per protagonista il commissario Veneruso, alla fine del 1800.

Questo perché considera l’ambientazione storica una cornice insolita o c’è dell'altro?

Il 1884 è stato un anno emblematico per Napoli a causa del colera che uccise migliaia di persone in poche settimane.

Da quell’anno la città cambiò radicalmente, sia esteriormente (per i nuovi interventi di risanamento e la costruzione dei quartieri moderni) sia interiormente (per una diversa e più fragile percezione che l’ex-capitale da allora ebbe di se stessa).

Depresso, irritabile, ma quando le circostanze lo richiedono capace di arrivare subito al sodo.

Quanto di lei è presente nel suo commissario?

Niente, a parte la depressione e l’irritabilità.

Quanto di storico?

70% è frutto di documentazione.

E quanto di inventato?

30% è inventato di sana pianta: luoghi, situazioni ed eventi.

Tutti i lavori della serie con il commissario Veneruso sono ambientati a Napoli.

Questo perché essendoci nato e vivendoci è una città che conosce o che altro?

Sì, la conosco bene.

Perciò ho scelto di ambientare le storie qui, anche se credo che Napoli abbia un fascino particolare, indipendente dal fatto che sia la mia città.

Quali fonti ha usato per documentarsi?

Libri.

Oltre ai libri che sicuramente userà come documentazione quali altre letture fa?

La fonte migliore per la fine dell’ottocento?

I giornali d’epoca: facili da reperire in biblioteca e pieni di informazioni e di spunti…

Perché pensa, sempre che per lei sia così, che la storia sia una materia che di per sé non riscuote molto interesse da parte del grande pubblico?

Non lo penso, penso il contrario: la storia affascina molto gli italiani.

Da romanziere ormai affermato che consigli darebbe a chi si volesse affacciare al mondo della scrittura?

Non sono un romanziere affermato, perciò non ho consigli da dare…

Solo da apprendere.

Perché secondo lei le trame gialle e misteriose sono tornate così in auge da colonizzare non solo romanzi ma anche altri media come fumetti cinema e televisione?

Il lettore, quando ha in mano un libro, ama seguire una pista, un percorso obbligato che poi giunge a una conclusione chiara, dove il male è confinato lontano da noi, e dove il bene comunque vince sempre… e il giallo offre questa possibilità, forse.

Non lo so.

il booktrailer del romanzo:

https://www.youtube.com/watch?v=F6kUFRRIHAA