Purtroppo il tempo non è stato dei più clementi verso Giancarlo De Cataldo e Marcello Fois, che sabato 27 agosto alle 21 sono stati ospiti delle Librerie Feltrinelli a Milano, per presentare l'antologia Crimini nel contesto della Festa Nazionale de L'Unità.
Nonostante la pioggia battente, però, i due autori si sono presentati puntuali a un pubblico non molto numeroso, ma attento e appassionato.
I temi trattati nel corso della serata sono stati diversi e ampi e con questo breve resoconto non si ha certo la presunzione di volerli ripercorrere fedelmente, più che altro si cercherà di dare al lettore la visione di insieme della serata e qualche spunto di riflessione sulla letteratura in generale e su Crimini in particolare.
Naturalmente tutte le provocazioni e le domande del presentatore, Igino Domanin, prendevano spunto dall'antologia, ma consentivano poi ai due autori di affrontare temi più articolati e legati alla lettura in senso più ampio.
Inizialmente è stato chiesto a Giancarlo De Cataldo, che è anche il curatore del libro, come è nata l'idea di questa raccolta, che porta le firme di nove tra i più famosi autori italiani.
Crimini è nata dall'idea di raccontare, come scrive De Cataldo nella nota del curatore, "il giro d'Italia in nero", cioè a ciascun autore è stato chiesto semplicemente di scrivere un racconto ambientato nella propria regione. In realtà l'antologia ha finito per essere "una sorta di fotografia del noir italiano".
Si è discusso a lungo di questa definizione, creata per raggruppare un insieme di autori molto variegato per stile, temi e produzione, che "in pochi anni hanno ideato e imposto un modo decisamente originale di raccontare i miti, i riti, gli splendori (pochi) e le miserie (molte) della contemporaneità".
Un altro argomento di cui si è parlato è stato proprio quello di come il genere giallo, in generale, e i racconti dell'antologia, nel caso specifico, prendano spunto dalla realtà, dalla contemporaneità e dal loro tempo.
A questo punto i due autori hanno affrontato l'argomento in maniera diversa e puntando l’attenzione su due aspetti differenti.
Giancarlo De Cataldo, dal punto di vista del curatore, ha sottolineato che effettivamente nei racconti si trovano temi sociali ricorrenti, per esempio quello dello straniero, ma si tratta di un fenomeno naturale, ovvero gli autori hanno in modo autonomo inserito la tematica dell’immigrazione nella loro storia senza essere sollecitati in alcun modo. Questo è sentore del fatto che sicuramente il giallo si radica su quella che è la realtà sociale del momento. Nel caso specifico, è evidente che il tema degli immigrati, della paura di essi e di come il nostro paese vi si rapporta è sicuramente attuale e perciò percepito e elaborato anche nei racconti.
Dal canto suo, invece, Marcello Fois ha fatto una riflessione relativa alla durata di un libro. Pur non smentendo che una storia prenda spunto dalla realtà o dalla cronaca, egli sostiene che la bravura dell’autore sta nel fatto di saperla rendere, in un certo senso, universale. Il valore di un libro non si misura con le vendite o i successi del momento, ma col fatto che col passare degli anni esso venga ancora letto e ricordato. Ci sono autori, infatti, che oggi, dopo cinquanta anni e più noi continuiamo a ricordare, altri che sono invece caduti nel dimenticatoio.
Per concludere, citerei in questa sede una provocazione lanciata da Igino Domanin. Egli ha stuzzicato gli autori con un’osservazione polemica sollevata da alcuni nei confronti di Crimini: essa è solo un’operazione commerciale attuata grazie all’utilizzo di nomi di grandi autori.
Su questo punto Giancarlo De Cataldo e Marcello Fois si sono mostrati d’accordo: le storie di Crimini sono state scritte con cura e l’antologia è un prodotto di qualità. In essa il lettore attivo può trovare tanta buona scrittura e soprattutto molta onestà intellettuale da parte degli autori. Sono ben altre le operazioni commerciali attuate per vendere prodotti privi di spessore.
A questo discorso si unisce quello relativo al giallo come genere popolare, che riesce perciò a raggiungere un vasto numero di lettori. È ormai tempo di abbandonare l’idea, imposta a lungo dalla critica, per cui un libro di livello è un libro che nessuno legge.
Insomma, se Crimini riesce a attirare un pubblico numeroso non è perché è un vuoto prodotto nato da un’operazione di marketing, ma una densa antologia nata dall’impegno di chi ha deciso di prendervi parte.
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