Ancora un bel binomio giallo-scacchi…
Urbavia. Finale torneo di scacchi. In prima scacchiera il G.M. Achille Petrosi “grossa testa quadrata”, capelli crespi, foltissime sopracciglia, un angioma in mezzo agli occhi. Ha fatto la sua prima mossa ma il suo avversario Vitti, il Conte, non si è ancora presentato. Intanto girella per la sala soffermandosi soprattutto al tavolo di Alexandra Kòstina, la giovane giocatrice russa che “spiccava come un girasole in un deserto di cenere” (e già si capisce come andrà a finire). Ma ritorniamo a bomba. Vitti non si presenta e non si presenterà. E’ steso all’ingresso della sua villa. Morto. Morto ammazzato da quattro coltellate.
Inizia, così, la vicenda del nostro Petrosi alla ricerca dell’assassino. Lasciato da Stella vive con la madre, uggiosetta anzicheno, il figlio Nicola, anch’egli appassionato di scacchi, che se ne va via di casa. Intanto un mistero. Su una sua scacchiera un problema tratto da una partita del grande Alechin. Una mossa giusta che lui non ha fatto (la cosa si ripeterà in seguito). Ma allora chi ne è stato l’artefice?
Al circolo, munito pure di bar, i suoi affiliati: Mercalli, Pantoni, De Mica, Bassaroni, Korcic, Daxa, il Barba (mi ricorda il nostro Barbafiera), Molaroni, Righetti detto lo Scemo. Domande su domande e viene fuori la figura del Conte sempre più chiuso in se stesso, la sua storia sentimentale con lo Scemo, i suoi conti in rosso, la passione per certi quadri, un prestito allo stesso Petrosi che si troverà a doverlo giustificare.
Aggiungo uno strano disegno del Conte, il furto al Museo dell’Art Nouveau della scacchiera di Alechin, il torneo di Cannes, lo scontro con il figlio, le emozioni, la lotta, la lampadina che si accende dopo una partita con Krilov che ha mascherato bene il suo piano, ha fatto credere che…e invece…Ora Petrosi sa chi è l’assassino. Colpo finale a sorpresa nel più classico dei gialli.
Un libro dove, oltre alla trama gialla, sono soprattutto presenti gli scacchi, il torneo lampo con i giocatori che si agitano in preda all’epilessia e i pezzi che traballano sulle scacchiere, i vari momenti della partita, i dubbi, le perplessità, i sospiri, la gioia e lo sconforto che si alternano nell’animo dello scacchista. Gli scacchi come lotta o arte alla ricerca della “Verità”, il ricordo di grandi campioni, soprattutto di Alechin. C’è tutta la passione e l’amore verso questo giuoco, verso il “nobil giuoco” che prende e affascina.
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