Un pensiero per Ruth Rendell, gran dama del giallo inglese, che ci ha lasciato il 2 maggio.
Accomunata dalla critica alle altre signore del giallo, A. Christie e P.D. James, in realtà non aveva niente in comune con il carattere “enigmistico” del giallo classico, dalle trame perfette e (inutilmente) complicate. A lei interessava il lato psicologico dei personaggi e la vera indagine consiste nel capire le motivazioni del delitto. Nell’arco della lunga carriera letteraria, Ruth Rendell ha saputo cogliere e restituire l'evoluzione sociale con i suoi snodi comportamentali, come il diffondersi della violenza domestica, il razzismo, l’offesa all’ambiente e gli effetti dell'accresciuto ruolo delle donne.
Il suo investigatore, Reginald Wexford, in coppia con l’aiutante Burden, operano in un'immaginaria cittadina del Sussex, a Kingsmarkham, fin dal primo romanzo "From doon with death" (1964, traduzione italiana "Lettere mortali", 1980). Ne sono seguiti una sessantina; molti oggetto di adattamenti televisivi e di film di celebri registi. Chabrol trasse da “La morte non sa leggere” il film “Il buio nella mente” e Almodovar da “Carne viva” realizzò “Carne tremula”.
L’ultimo uscirà in autunno.
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