Rocco Liguori, l’ufficiale dei carabinieri creato dalla penna di Roberto Riccardi, ritorna in scena in un nuovo romanzo La firma del puparo dopo averlo già seguito nei romanzi precedenti Undercover. Niente è come sembra e Venga pure la fine. E con lui riappare Nino Calabrò, il mafioso, amico d’infanzia in un paese dell’entroterra calabrese, che lo stesso Liguori, seppur con un groppo nel cuore per i comuni ricordi che li legano, ha arrestato.
In La firma del puparo il capitolo del loro rapporto, basato comunque su una sorta di rispetto reciproco, seppur con qualche riserva da parte di Rocco che non tollera il fatto che il vecchio amico si sia anche macchiato le mani di sangue (l’uccisione di un giornalista), continua. E lo fa nel momento in cui Nino Calabrò si espone come collaboratore di giustizia, con tutti i rischi di vendetta che ciò comporta all’interno della ‘ndrina alla quale era affiliato. Rischi di essere ucciso non solo lui, ma anche sua moglie, i suoi figli e una cugina, Stefania, tanto bella quanto superficiale e facile nei rapporti con gli uomini, da apparire pericolosa per l’incolumità di tutti. Soprattutto quando tutta la sua famiglia dovrà necessariamente entrare nel programma di protezione che prevede misure eccezionali come il cambiamento di nomi e di documenti, di località e la preparazione a un nuovo tipo di esistenza che cancelli la precedente.
Ebbene, è lo stesso Calabrò a chiedere al magistrato che lo segue che a garantire l’incolumità dei suoi cari sia Rocco Liguori, tanta è la fiducia che egli ripone nel carabiniere. Il quale, ovviamente, sottratto ad altri incarichi, si troverà nel non facile compito di obbedire alla volontà dell’amico.
Ha inizio da qui una storia avvincente che Roberto Riccardi, colonnello dell’Arma, arricchisce della sua grande esperienza conquistata sul campo, e offre al lettore la giusta e più approfondita dimensione di tutti i problemi connessi per assicurare tranquillità a quanti, compresi i loro cari, decidono di saltare il fosso della illegalità consentendo alle forze dell’ordine di combattere meglio il nemico.
In questo caso, nello specifico, la protezione di Nino Calabrò e della sua famiglia si accompagna alla ricerca del mandante del delitto del giornalista fatto sparire (un caso che riporta alla scomparsa di Mauro De Mauro). Le indicazioni date da Calabrò conducono a una boss mafioso, il quale però appare, alle prove della legge, sempre estraneo in qualche modo ai delitti dei quali è, comunque e senza dubbio, il vero mandante. E’ cioè quello che in gergo viene chiamato il “puparo”, cioè colui che, nascosto, muove i fili dei pupi, i burattini che si muovono ai suoi ordini. Le indagini in questo senso vengono mosse da Liguori stesso e da Vera Morandi, la donna carabiniere conosciuta al corso per i compiti di copertura che abbiamo seguito nel romanzo Undercover. Niente è come sembra e rivisto in Venga pure la fine, donna della quale Liguori è innamorato, e ricambiato, pur in esitanti approcci che rinviano abilmente il momento della totale rivelazione del loro amore.
A complicare il tutto c’è comunque un’altra storia d’amore. Quella tra Stefania è un killer della mafia. Ma qui si entra in zona off limits, per lasciare al lettore il gusto dei colpi di scena che il romanzo gli riserva.
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