Eric Stiffler è il capo della squadra omicidi, ma non per questo è un eroe senza macchia e senza paura. Anzi è un uomo con molte ombre nella propria vita e nel proprio passato. Forte bevitore, assiduo frequentatore di prostitute e con tanti nemici agguerriti. Proprio a lui viene lanciato un macabro messaggio rinvenuto all’interno dello stomaco di una prostituta trovata annegata, e quindi, suo malgrado e malvolentieri il non proprio zelante poliziotto sarà costretto ad indagare, assieme alla recluta/novellina Manuela Sperling, piena di fragili ideali e tanta inesperta buona volontà. Nello svilupparsi dell’indagine farà la sua comparsa un’altra figura, quella di Frank Engler, un tassista affetto da narco-epilessia, con occhi stanchi ma carichi di energia, e una voce ruvida che sembra scavare nell’anima. E intanto un nuovo omicidio si profila all’orizzonte.

La rabbia dell’acquario è un romanzo dell’autore tedesco Andreas Winkelmann e viene pubblicato in Italia dalla casa editrice BookSalad (specializzata in letteratura tedesca), nell’interessante collana thriller Angst (paura). L’autore, già conosciuto in Italia per il suo romanzo Istinto cieco (pubblicato con Mondatori), in questa sua nuova opera riesce a creare un sottile ma durissima tensione, che cresce nell’evolversi della vicenda e nello svilupparsi dei profili dei personaggi.

Proprio i personaggi sono un innegabile punto di forza del romanzo. Personaggi da noir in uno sfondo thriller, una commistione di gran successo. Si dimostrano profondi, sfaccettati, dolorosamente reali, come le luci e le ombre dell’esistenza. Si muovono concreti e coerenti in una realtà pronta ad andare in mille pezzi. Non ci sono iperboli narrative, fantascientifiche e ipertecnologiche trovare che sfiorano, anzi a volte sguazzano, nel ridicolo, ma un’investigazoione fatta di persone e indizi.

La narrazione e fluida, tesa e dinamica, con brevissime pause, in cui si riesce a malapena a tirare il fiato. L’accoppiata dei due investigatori così diversi (opposti) fra loro potrebbe apparire uno stereotipo, ma viene realizzato con tale abilità che diviene il fulcro su cui muovere l’intera narrazione, e si discosta nettamente da tanti personaggi di cartapesta che imperversano nel thriller statunitense.

Il finale è sottile, teso, tagliente. Come è giusto che sia in una storia che scava in un torbido passato.

Un thriller di gran classe. Un autore europeo che non ha nulla da invidiare agli americani, anzì forse qualcosa da insegnare.