Confesso che ho indagato (2015) è la autobiografia, relativa alle indagini effettuate da un grande poliziotto: Michele Giuttari.

Il volume, disponibile nelle librerie proprio in questi giorni di metà febbraio, racconta in prima persona le indagini condotte da Giuttari. Una lotta contro la criminalità durata oltre trent’anni che ha portato a risultati notevoli sia in Calabria contro la ‘ndrangheta e sia nel chiarire l’operato di quello che a suo tempo era conosciuto come il “mostro di Firenze”. Un chiarimento molto importante in quanto si stabilì in modo chiaro e definitivo che Pacciani non agiva da solo ma era aiutato da altri e che molte altre persone sapevano del suo operato ma non ebbero mai il coraggio di dire nulla alle autorità..

Michele Giuttari, inizia a svolgere i suoi compiti nella polizia nel 1978 in Sardegna e successivamente viene trasferito presso la Squadra Mobile di Reggio Calabria dove iniziò una instancabile lotta contro la ‘ndrangheta, con nuovi metodi di investigazione e controllo del territorio per trovare i covi dove i criminali nascondevano le persone rapite in attesa di riscuotere il relativo riscatto.

Successivamente diresse la Mobile di Cosenza per poi indagare sugli attentati mafiosi a Firenze e infine prese ad indagare sul famoso “mostro di Firenze”, scoprendo che il “mostro” (cioè Pacciani) a compiere le sue uccisioni non era solo e forse vi era un misterioso mandante che lo pagava per avere da lui i macabri reperti che venivano tagliati dalle giovani vittime.

In questo libro autobiografico, l’autore si definisce “poliziotto scomodo” e che ha avuto anche la ventura di passare dalla parte spiacevole e ingiusta di imputato per fatti che poi si sono rivelati assolutamente falsi. Queste esperienze giudiziarie sono state un boccone amaro da mandare giù, ma sono la prova evidente che era proprio un “bravo poliziotto scomodo”.

Un libro che si legge di un fiato, avvincente come un thriller ed è la storia del nostro paese. Trenta anni di storia narrati attraverso le sue indagini.

L’autore:

Michele Giuttari è nato a Messina nel 1950. Ha ricoperto incarichi alle Squadre Mobili di Reggio Calabria e Cosenza e alla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli e Firenze. Come capo della Squadra Mobile di Firenze, ha diretto le indagini sul Mostro. Tra i suoi libri ricordiamo: Scarabeo (2004), Il mostro. Anatomia di un’indagine (2006), Le rose nere di Firenze (2010), I sogni cattivi di Firenze (2012) e Il cuore oscuro di Firenze (2013), tradotti nelle principali lingue e ora disponibili in Bur.

la “quarta”:

Pedinare, raccogliere indizi, confrontare le prove. E poi spaccarsi la testa su un caso fino all’alba, quando gli occhi bruciano e la schiena fa male. Non sono scene da thriller, ma pagine appassionate dell’autobiografia di Michele Giuttari, racconto fedele e spietato di un trentennio del nostro Paese e del vero lavoro di un poliziotto: una strada difficile, punteggiata di lotte e momenti bui ma anche di gioie e grandi soddisfazioni. Tutto comincia nel 1978 in Sardegna, tra disamistade e sequestri, per poi arrivare alla Calabria, dove Giuttari ha affinato le sue capacità investigative tra omertà e minacce, ’ndrangheta e rapimenti. Fino al periodo toscano, macchiato del sangue delle vittime del Mostro di Firenze. Sono storie di terrore collettivo, quelle su Pacciani e i “compagni di merende”. Eventi incomprensibili ai quali Giuttari ha provato a dare un senso, a muso duro contro ricostruzioni utilitaristiche e punti di vista talvolta discutibili dello Stato e delle forze dell’ordine; opponendosi alla “pista sarda” e all’ipotesi del serial killer solitario, ripartendo ogni giorno da capo per trovare una logica in un racconto sfilacciato e chiamando in causa personaggi intoccabili, troppo scomodi per un Paese che ha preferito accontentarsi di una mezza verità piuttosto che rompere equilibri di facciata. Ma Giuttari, rigoroso e caparbio, non ha mai smesso di credere negli uomini e nello Stato, e ha scelto di confessare tutto, raccontando la sua storia senza omettere nulla, neanche quei momenti in cui è stata la giustizia a voltare le spalle alla giustizia. Perché la verità, per un bravo poliziotto, ha sempre il diritto di venire a galla.

Confesso che ho indagato di Michele Giuttari (2015)

Rizzoli, pagg. 365. euro 18,00