Sono due romanzi in un uno, ben fusi, che rendono più che divertente la lettura di “Molto prima del calcio di rigore” di Gian Luca Campagna, pubblicato dalle Edizioni Drawup. I due romanzi, in realtà due trame che s’intrecciano, sono una detective story, con protagonista Giuseppe Cavalcanti, milanese, ex tifoso del Pro Patria ora del Sassuolo, buon intenditore di alta gastronomia, chef lui stesso, che viene ingaggiato da una ricca signora perché scopra l’assassino della libertina sorella; e la storia di una squadra di calcio, il Latina, arrivato in serie B e con l’ambizione del grande salto in serie A, storia raccontata dal giornalista di una testata locale, Marcello Calvisani.
Non sarà un caso che il detective scoprirà che la donna uccisa non è altra che una delle tante vittime, per lo più prostitute o comunque di facile accompagnamento, di un serial killer e che la mappa degli omicidi – ma a questo ci farà caso il lettore – corrisponde alle partite in trasferta del Latina.
E, intanto, scorrono le immagini – è il caso di dirlo – delle partite, tutte, del Latina in serie B, squadra allenata da Roberto Breda. Immagini, perché il racconto che Gian Luca Campagna fa di ciascuna partita, con i suoi contorni descrittivi di città e tifosi, è straordinariamente visivo. Sono cronache di tale vivezza che rappresentano la parte migliore e più godibile del libro, mentre la parte “gialla” ha un effetto scintilla che accompagna il tutto caricando il romanzo di un diverso e distinto interesse, non meno suggestivo.
D’altra parte come non poteva entrarci il giallo nel libro di un autore, che è anche il fondatore e l’animatore di uno delle più longeve e interessanti manifestazioni riguardanti il genere, quel “Giallolatino”, che si svolge ormai da ben otto anni a Latina con grande successo di pubblico e di autori.
Ma bisogna sottolineare che le cronache delle partite, dalla prima, Empoli-Latina, all’ultima, Latina-Cesena, hanno un che di magistrale, da poter fare scuola, sia per la descrizione delle azioni di gioco, sia per i sentimenti che suscitano nei tifosi e per l’atmosfera e l’ambiente in cui la partita si svolge.
Questo doppio passo, così sapientemente elaborato, nasce dalla rappresentazione che l’autore dà dei due protagonisti, il giornalista Calvisani e il detective Cavalcanti, che fuoriescono a tutto tondo con i loro caratteri un po’ disillusi, eppur non privi di passione, un po’ scapestrati e irregolari, eppure fedeli a un codice di comportamento legato a dei valori. Due protagonisti in parte sconfitti dalla vita ma anche dominanti sulla sconfitta e la vita stessa, grazie a un’esperienza accumulata che consente loro, seppur con chandleriana malinconia e scetticismo, di sopravvivere godendo del meglio, dalla cucina alle – soprattutto il Calvisani – tante amanti che lo inseguono e per le quali non si spreca più di tanto.
E’, tutto ciò, un corollario al nucleo del romanzo che serve molto nella definizione dei personaggi, ma anche per allargare lo sguardo oltre gli spalti. Insomma, sarà pure la storia del campionato di serie B nell’anno del tentativo del Latina di salire in A e delle indagini su un serial killer al seguito del Latina in trasferta, ma è la ingombrante presenza di Calvisani e Cavalcanti che fa di questo libro un romanzo. Un bel romanzo.
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