Marco Buticchi, uno dei maestri italiani del thriller avventuroso, con Menorah torna a mettere in scena alcuni dei personaggi tratti dal suo precedente Le pietre della luna, primo fra tutti il nano Oswald Breil, qui promosso nientemeno che a capo del Mossad (i servizi segreti israeliani). E la posta in gioco della caccia al tesoro in cui si imbarcheranno i personaggi è appunto di quelle in grado di interessare Israele, perché l'oggetto a cui dà la caccia mezzo mondo è nientemeno che la Menorah, il candelabro sacro del Tempio, scomparso ai tempi delle conquiste romane. Un tesoro di enorme valore economico (è d'oro massiccio) ma soprattutto un simbolo di vitale importanza per Israele; non a caso un miliardario affiliato al terrorismo di matrice islamica metterà in campo ogni suo mezzo per ostacolare i protagonisti in questa ricerca.

La storia vede alternarsi differenti piani temporali: seguiamo infatti le vicende di Laura e Sara, due ricercatrici incaricate da Breil di ritrovare la Menorah, mentre al tempo stesso l'omino del Mossad scatena una guerra all'ultimo sangue con il suo rivale. A queste storie ambientate nel presente si intreccia la vicenda di Antonio Fedeli, un pittore che ha vissuto al tempo della Rivoluzione Francese e che ha lasciato un diario in cui sono celate le istruzioni per recuperare la Menorah. Tra gli intarsi narrativi c'è anche il racconto di un lama tibetano al suo discepolo, racconto che poi acquisterà un senso nel corso del romanzo.

Un grande dispendio di location, effetti speciali e situazioni avventurose, dunque, con cui Buticchi offre ai suoi lettori un'incessante corsa ai quattro angoli del pianeta, mischiando assieme gli elementi più disparati - da Saddam Hussein alla Rivoluzione Francese, dalle corse automobilistiche all'Abate Saunière - per confezionare un cocktail finale piuttosto intrigante. Certo, i personaggi non hanno una profondità realmente tridimensionale, lo stile è piuttosto povero, i particolari storici non la fanno da padrone; eppure Menorah fa il suo lavoro di puro intrattenimento. Le quasi quattrocento pagine volano via in fretta, merito anche dei capitoli brevissimi e dell'alternanza incalzante tra i vari piani temporali, che invita il lettore a girar pagina incessantemente fino alla conclusione del libro. Insomma, il titolo di "maestro dell'avventura" sembra perlomeno azzeccato per l'italianissimo Buticchi.