Per la terza volta Cristiana Astori affascina il lettore e spiazza tutti, sorprendendo anche il più smaliziato “giallista” con il suo personaggio impossibile da rinchiudere in una qualsiasi catalogazione.
Anche quest’anno infatti, con l’arrivo in edicola di Tutto quel blu (Il Giallo Mondadori 3119), possiamo leggere... anzi, vivere un’avventura della più improbabile “signora in giallo” della narrativa: Susanna Marino. Non è una detective né un’investigatrice, eppure riesce a risolvere anche i casi più intricati; non è un’eroina d’azione (visto poi che soffre di svenimenti ricorrenti) eppure si ritrova nelle situazioni più adrenaliniche e addirittura l’abbiamo vista impegnata in uno stunt cinematografico!
Insomma, Susanna Marino è tutto ciò che non ci aspetteremmo da un romanzo giallo, né noir né thriller né qualsiasi altra cosa: eppure le sue avventure sono tutto questo, e molto di più. Perché la Astori è una profonda appassionata del pulp in ogni sua forma e sa bene che le etichette e le definizioni sono per chi chiacchiera: chi legge e chi scrive non ne ha bisogno, vuole solo divertirsi con una buona storia. E Tutto quel blu è una buona storia.
Dopo aver incantato e stupito i lettori de “Il Giallo Mondadori” con il suo Tutto quel nero (il titolo della collana più venduto nel 2011) è arrivato il momento più critico per un artista: la seconda opera. È quello infatti il momento in cui si stabilisce se il successo della prima è stata fortuna o talento: Tutto quel rosso non ha lasciato dubbi in proposito, visto che ha conquistato e stupito anche chi non aveva ancora letto il primo romanzo.
La bravura della Astori è infatti di aver fatto propria la regola aurea dell’intrattenimento seriale di genere: presentare gli stessi elementi ma che siano diversi; trattare di argomenti diversi ma nello stesso modo. Perché i lettori sono persone strane: vogliono che le avventure dei loro personaggi preferiti siano tutte uguali ma anche diverse...
Sebbene Susanna Marino rispetti fedelmente le regole della serialità e sia “uguale” in tutti e tre i romanzi, la Astori riesce a creare tre storie completamente diverse così che nessuno potrà accusarla di star furbescamente ripetendo una sua formula vincente. Non è una scelta che piaccia agli autori, ci sono nomi noti che hanno scritto decine di romanzi tutti identici proprio per paura di rischiare: la Astori si spinge spavaldamente là dove gli autori seriali temono di metter piede.
Tutto quel blu ci tuffa in quell’universo sconosciuto ai più che è ancora troppo “giovane” per essere di moda: il mondo delle videocassette pirata degli anni Ottanta. È un fenomeno che tutti hanno vissuto, in un modo o nell’altro, ma ancora non è diventato così “storico” da essere materia di thriller, eppure negli anni Novanta i film e i romanzi di Ring hanno intrigato milioni di persone dimostrando che anche le “troppo casalinghe” VHS hanno il loro fascino da brivido.
Mentre però la creazione di Koji Suzuki era contemporanea - quando è nato Ring le videocassette erano la tecnologia imperante - l’operazione di Cristiana Astori avviene in un periodo in cui l’attenzione è tutta focalizzata sul digitale e le sue varie forme, quasi come se non fosse mai esistita un’epoca in cui le immagini sgranate e nebulose erano la regola in ogni casa italiana.
Al contrario di DVD e Blu-ray, le VHS prevedevano un impegno attivo e preponderante dello spettatore, e ora il lettore di Tutto quel blu ritrova in pieno un periodo in cui trovare un film era tutt’altro che scontato, in cui una VHS non era un semplice oggetto: era un “manufatto”, prezioso perché... unico!
La Astori ripesca da un passato recentissimo un mondo di sensazioni ed emozioni che ci accomuna tutti ma che troppi hanno dimenticato, o voluto dimenticare, e ci tesse sopra la sua trama ad orologeria che ti guida gentilmente ma inesorabilmente verso una trappola: perché con Susanna Marino mai niente è come sembra...
Non posso dire di più perché ogni ulteriore parola svelerebbe gli stuzzicanti colpi di scena del testo, e non me lo perdonerei mai.
Un romanzo sorprendente, pieno di riferimenti passati e presenti, perfettamente fruibile anche per chi non abbia passato ore nelle piccole videoteche anni Ottanta, sfogliando elenchi di film che non avrebbe mai potuto avere ed assaporando il profumo di ogni locandina plastificata che prometteva emozioni inarrivabili. Tutte quelle emozioni... finiscono nel blu di Cristiana Astori.
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