Prese l’apparecchio, uno smartphone di fascia media, che accendendosi rese visibile il testo di un messaggio: CLIFFHANGER IS DEAD. La prima cosa che gli venne in mente fu che il tipo lo avesse preso per i fondelli e che stesse giocando ancora con lui. Del resto cosa avrebbe potuto fare? Non si era premurato di portare con sé la pistola di ordinanza, il cui utilizzo come minimo avrebbe creato in quel contesto un panico ragguardevole. E in definitiva, la storia del presentimento non sapeva bene a cosa si riferisse; se alla risoluzione del caso o ad un incontro galante. Si scoprì combattuto. L’abbigliamento propendeva per la seconda ipotesi, ma la testa - dannato lavoro! - era stata sempre da un’altra parte. E l’incontro era stata la classica ciliegina sulla torta. Controllò ancora il telefono e vide che il messaggio era indirizzato al suo telefono. Due drink e una sventagliata di chiacchiere sui massimi sistemi della narratologia, della serialità televisiva e del male di vivere potevano bastare ormai a fiaccare la sua lucidità? Primo, la persona, non raccontava balle, troppi dettagli; secondo, il messaggio lo inquietava viste le premesse e lo impauriva. Gli tornarono in mente alcune parole chiave da quel residuo di coscienza vigile che, come una riserva, un uomo come lui era tenuto a portarsi dietro. Volle convincersi che quella sera quell’uomo avrebbe messo in scena un altro finale di stagione. E questo, se aveva capito bene, era più che mai cliffhanger. Il suo cliffhanger. Ne era certo: lo stava invitando a vedere come sarebbe andata a finire. La sua scomparsa equivaleva ad un lascito in sospeso. C non negò una certa eccitazione. Il corso di aggiornamento estemporaneo produceva il suo feedback. Ci voleva un altro piccolo sforzo. Lui lo aveva irretito ed era sicuro che non lo avrebbe abbandonato. Ne aveva ancora bisogno. Era sicuro di esser stato destinato ad essere protagonista della sua messa in scena, ma doveva fare presto. Gli venne in mente come la sua logorrea professorale fosse incentrata prevalentemente sull’aspirazione all’elevazione, al raggiungimento di una vetta, di un picco come a simulare il piacere sessuale, che per lui era anche estetico – va bene, questo è irrilevante – e quindi... Ma qui siamo in terra piatta e di vette non ne vedo – pensò – E si sorprese anche del dover pensare alla libido di un terzo di genere maschile, quando la sua era in disarmo prostatico da tempo immemorabile. Una smorfia di disappunto lo colse mentre si dirigeva verso riva. Se qualcuno lo avesse fermato avrebbe potuto esibire il suo tesserino, e così fece. Superò il muro dei festaioli in attesa. A pochi metri dal bagnasciuga i tecnici fochisti dispiegavano la loro santabarbara, ma ogni bagno si preparava a dare il suo contributo. E tutta la costa, a vista d’occhio, si sarebbe illuminata sotto il tripudio di razzi dalle geometrie cromatiche multiformi. Alcuni bagni offrivano ai loro avventori un assaggio, in attesa del finale pirotecnico sincronizzato. C, con le spalle al mare, cominciò a scorrere la linea della costa. Non aveva il tempo di meravigliarsi della bellezza di quanto gli si mostrava, cercava di cogliere il segno di un dislivello, di una costruzione, di una duna che svettasse sulla piattezza dell’orizzonte. Scorse, come una telecamera in panoramica, l’intero profilo da sinistra a destra - erano da escludere le torri chimiche in lontananza, non poteva credere che volesse essere l’artefice di un’ecatombe – Il suo sguardo arrivò al traguardo e si fissò sull’imponente Ruota panoramica che dominava l’orizzonte sul lato nord. Come aveva fatto a non pensarci? Allungò il passo, non senza qualche rischio. Tra gli assaggi pirotecnici ce n’era qualcuno non inferiore alla detonazione di una mina, o almeno, così gli sembrava; forse avevano esagerato con le cariche. Ad ogni controllo o diniego esibiva il suo documento di riconoscimento. La Ruota assumeva dimensioni sempre più grandi, mentre sulle spiagge folle di danzanti con spirito tribale si sbracciavano dietro ai loop più ossessivi o a melodie provenienti da più siti, col risultato di produrre una polifonia involontaria. Effluvi alcoolici venivano di tanto in tanto trasportati dalla brezza, incontrando le narici di C. L’effetto dei drink si era ormai affievolito, ma non quello delle parole di Cliffhanger che gravide di interrogativi risuonavano nella sua mente in attesa di una risposta definitiva. Alcune grida dalle postazioni in cui stazionavano i tecnici dei fuochi gli fecero capire che il finale pirotecnico era imminente. La Ruota panoramica era ormai a qualche centinaia di metri. Compiva il suo ciclico lavoro, portando i passeggeri ad un apice di 50 metri dal quale si dominava il territorio sottostante con un raggio di alcuni chilometri. E fu in quell’attimo, mentre cercava di scrutare tra le cabine del mastodonte metallico, che il tempo gli parve fermarsi e il silenzio incombere tutto attorno. Una sapore di salsedine misto ai residui da detonazione di polveri da sparo gli si raggrumò in bocca. Il cielo si illuminò in volute geometriche multicolori; il mare, appena increspato dalla brezza, ne accolse i riflessi. Simultaneamente dalla vetta della Ruota, che aveva smesso di girare, partì un manipolo di razzi abbaglianti, avanguardie di una detonazione lacerante. Una squadra di volanti in emergenza si era fatta strada a gran velocità verso il mastodonte. C smise di avanzare. Sentì che sarebbe stato inutile. Scrutando distrattamente le folle ancora danzanti e ignare di quanto accaduto, fece per avvicinarsi alla riva immergendosi - ripiegato sulle ginocchia - nell’acqua. Sulla sua testa svettavano gli ultimi fuochi. Provò a scacciare il sale col sale, mentre con le mani portava conforto al viso e ai radi capelli. Cliffhanger – pensò - non era più. Al suo posto si era materializzato, lassù, nel punto più alto, il finale dell’ultima stagione.

THE END

1. Duplice gioco sulla parola “cliffhanger”: come elemento della narrazione e nel significato di “scalatore”, da cui il primo deriva per traslato. “Cliffhanger” è anche il titolo di un film di Silvester Stallone del 1993 ambientato sulle Montagne Rocciose.

2. Spoiler: chi anticipa o svela contenuti di una trama e finali.

3. 3X12: metodo di numerazione in uso nella serialità televisiva. Il primo termine indica la stagione, il secondo l’episodio.