“Molti di loro sperimentarono l'eternità. Tutto quello che gli era più caro era accaduto in pochi anni, cosicché passarono il resto della loro vita in un'inerzia percepibile in centinaia, e forse più, d’anni. Tanta era l'inanità del restante interminabile tempo, che non si accorsero del passaggio dalla vita alla morte. Morirono convinti di esser stati immortali".

E continuando : “La finzione diventò la mia realtà. In essa, ogni cosa era stabilita. Potevo gioire o adirarmi. Essere nel mondo o osservarlo da lontano, al sicuro. Non avevo bisogno di trovare le giuste parole, erano lì, pronte, per me, per ogni situazione. C’era chi me le porgesse. Non importa se non sempre nella loro linearità. Anzi, più queste erano indecifrabili ed ellittiche più godevo della certezza che ne sarei venuto a capo; così le immagini, così le trame. Cosa c’è di più rassicurante di un attesa che sai soddisfatta? Solo un episodio più in là, giorni di tensione, un’eccitazione duratura pronta a concludersi in una liberatoria eiaculazione. Al momento giusto. Né prima, né dopo. Potevo svettare verso l’apice del piacere e poi ridiscendere sapendo che non sarebbe stata mai l’ultima volta. Anche questo era cliffhanger(1): protendersi verso il punto di massima elevazione, sospesi nell’etere. Morire senza la paura della morte. Morire solo in quel momento. Vincere la morte con la morte. Fui felice per molto tempo. Senza l’angoscia di non sapere come sarebbe andata a finire. Ma non si può controllare completamente la propria vita se questa dipende da fattori esterni. E non immaginavo che sarei stato capace di lottare per tenermi quella felicità”.

C si ritrovava appieno nella descrizione di colui che guarda proferire frasi indecifrabili. Per un momento ebbe la sensazione di essere l’uomo che aveva di fronte, che come un oracolo lo portava verso la verità. E lui, a sua volta, che verità avrebbe potuto rivelare? Avrebbe voluto capire, certo, e non solo scoprire ciò che lentamente si andava dipanando. Non gli restava che farsi condurre verso la risoluzione. Quel serial-addicted gli stava trasmettendo, forse volutamente, l’ansia da cliffhanger, quasi a dimostrazione della sua ineluttabilità. Si rendeva conto che se quella sera non ne fosse venuto a capo, niente sarebbe stato più come prima. –

L’uomo riprese a parlare avventurandosi in date e particolari. Iniziò col ricordare l’anno in cui ci fu il passaggio dalla trasmissione televisiva analogica a quella digitale – cosa che lasciò interdetto C fino a quando non apprese che egli lo riteneva responsabile della fine del suo idillio. Una sera, di fronte al suo nuovo apparecchio con schermo a tecnologia al plasma, durante la visione della terza stagione di X-Folders, l’immagine cominciò a svanire o, altrimenti, ad assumere sembianze non dissimili da un effetto mosaico. Attribuì la circostanza dapprima ad un cattivo orientamento dell’antenna poi, informatosi nel quartiere, seppe che il disturbo era comune ad un territorio che andava ben oltre il suo isolato. Si sentì come tradito. – “Quella sera ero solo, fortunatamente. Ebbi un attacco di panico, come non accadeva da molto tempo. Non sapevo ancora cosa mi aspettava. Presi 20 gocce di benzodiazepine e me ne andai a letto. Sperai di aver sognato, ma al risveglio la situazione era tale e quale. Il segnale tornava e poi sul più bello spariva. Presi la cosa molto sul serio al punto che, come lei potrà verificare, aderii subito ad un’azione legale, una class action, contro l’azienda televisiva per il disservizio e il disagio recato agli abbonati; azione promossa da uno studio legale della città. Ma ragioni! Cosa me ne sarei potuto fare, in definitiva? Sì, forse un risarcimento, chissà, un giorno o, magari, le scuse vergate su carta intestata direttamente dal presidente. Qui si trattava della mia vita. Presto la situazione diventò insostenibile. Cominciai a immaginare ciò che mi era precluso, ma non era la stessa cosa. Rimaneva in me un senso di frustrazione. La logica narrativa che dava un senso alla mia vita stava andando in frantumi. Né mi era di consolazione l’aiuto di chi faceva spoiler. Al contrario: io odio con tutto me stesso chi fa spoiler (2). E feci quello che mai avrei pensato di poter fare – cambiando espressione - Ricorda l’uomo trafitto dalle punte in ferro del suo cancello? Una nebbia da tagliarsi con il coltello. Come in Foggy murders, finale con cliffhanger tra la 3X16 (2) e la 4X1. Un lavoro dilettantesco, ma non male, considerando che fu il primo. E sono sicuro che lei ancora si ostina a scervellarsi sul perché un omicidio si commetta con l’aggiunta di un accompagnamento musicale in loop. No, non era l’inquilino del Residence “Clima’ d’amour” ad essersi dimenticato il riproduttore acceso. Fu un mio personale contributo musicale alla verosimiglianza del piacere orgasmico connesso alla visione di Devil music; cliffhanger, ma non in finale di stagione, tra la 4X12 e la 5X12… Perché aspettare se potevo agire per conto mio? Comunque, una cosuccia non particolarmente curata, ma eccitante! Quella volta ebbi un colpo di fortuna. La fisiognomica accomunava attore e predestinato. Un surplus di familiarità che rendeva la scena del crimine molto vicina a come doveva essere stato il set. Ne conservo anche un making of. Credo che le potrà interessare”.