Torna in edicola Jim Chee, agente della polizia tribale navajo che i lettori de I Classici del Giallo Mondadori hanno imparato ad apprezzare. Il numero 1353 della collana presenta L’ultima danza del sacro giullare (Sacred Clowns, 1993) di Tony Hillerman.
Dalla quarta di copertina:
C’è un che di sinistro nella cerimonia religiosa che va in scena d’autunno in un villaggio hopi. Figure danzanti con le maschere degli spiriti avanzano in processione finché arrivano i Koshare, i sacri giullari, con le facce verniciate di bianco e un gran sorriso nero dipinto intorno alla bocca, i capelli fissati in due lunghe corna. Il pubblico si diverte alle loro buffonerie, e perfino l’agente Jim Chee della polizia tribale navajo rischia di distrarsi. Lui è lì suo malgrado per acciuffare un ragazzo scappato dal collegio: un incarico da assistente sociale. E dire che solo il giorno prima un insegnante di scuola è stato ucciso con un colpo di mazza alla testa, ma il tenente Joe Leaphorn non gli ha assegnato il caso. Tuttavia ogni carnevale ha un risvolto diabolico, e questo non fa eccezione. Poco dopo uno dei giullari viene assassinato, anche lui con un colpo di mazza, e si scopre che è lo zio del ragazzo scomparso. Sullo sfondo, il mistero di un prezioso bastone di ebano e argento, dono del presidente Lincoln alle popolazioni indiane. Troppa grazia, agente Chee.
Ecco l’incipit:
Dapprima l’agente Jim Chee si era sentito proprio stupido a starsene così, seduto sul tetto della casa di un perfetto estraneo. Ma il suo disagio si era ben presto dileguato e adesso quell’osservatorio cominciava a sembrare una delle rare buone idee di Cowboy Dashee. Da lì Chee poteva vedere in ogni direzione. Proprio sotto la punta dei suoi stivali lucidati di recente scorgeva i suonatori di tamburo; poi la fila di danzatori mascherati che giusto in quel momento stavano facendo il loro ingresso sul lato sinistro della piazza; e la folla degli spettatori, accalcata contro le pareti delle case, e le baracche dei venditori che riempivano le stradine più in là...
Poteva contemplare tutto dall’alto. Più oltre, al di là dei tetti piatti del pueblo Tano, poteva lasciar riposare gli occhi sulla fila irregolare dei pioppi lungo il fiume, dorati dall’autunno, o sulle montagne azzurre che chiudevano l’orizzonte, o sulla scacchiera verde-ocra-argento dei campi coltivati e irrigati dalla gente di Tano.
Era proprio un bel posto per osservare la danza delle Kachina del pueblo. E stavolta il dovere andava d’accordo con il piacere, quest’ultimo accentuato dal contatto con una coscia calda, rivestita di jeans, che apparteneva a Janet Pete. Se Delmar Kanitewa si trovava da quelle parti, Chee aveva ogni probabilità di scorgerlo. E se poi il ragazzo non si fosse fatto vivo, non c’era posto migliore per seguire la cerimonia. Quei rituali lo avevano sempre affascinato.
Tony Hillerman (1925-2008), statunitense, dopo aver frequentato le scuole indiane in Oklahoma ed essersi diplomato in giornalismo, è stato direttore di numerose testate e poi titolare della cattedra di giornalismo all’università del New Mexico. Oltre che di saggi sui nativi americani è autore di romanzi gialli di successo, che uniscono alla tecnica sofisticata una resa documentaristica del mondo navajo nel quale sono ambientati. Per la sua produzione poliziesca ha vinto diversi premi, tra cui l’Edgar nel 1974 e l’Agatha alla carriera nel 2003.
L’ultima danza del sacro giullare di Tony Hillerman (I Classici del Giallo Mondadori n. 1353), 224 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Walter Molon
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