È una Padova d'altri tempi, un luogo da incubo degno di essere raccontato da un autore inglese, la location che ha scelto il veneto Matteo Strukul per ambientare il suo nuovo noir intitolato La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell'Angelo Sterminatore (Mondadori, pagg. 284, euro 17)). Un romanzo da pelle d'oca che ha già ricevuto all'estero il plauso di scrittori come il texano Joe R. Lansdale, il quale afferma che Strukul «è una delle voci più importanti del thriller italiano» (commento probabilmente giustificato dal successo dell'edizione in lingua inglese de La ballata di Mila). La diabolica intuizione da cui è partito Strukul è che si possa ripercorrere le suggestioni di classici del genere come “L'alienista” di Caleb Carr, From Hell di Alan Moore (disegnato da Eddie Campbell), “Il profumo” di Patrick Suskind, “La scala di Dioniso” di Luca Di Fulvio, scegliendo però un'originale ambientazione italiana. La Padova invernale del 1888 che affiora dalle pagine de “La giostra dei fiori spezzati” è infatti un territorio nebbioso e coperto di neve dove è plausibile si aggiri un assassino seriale che per molti versi potrebbe essere un emulo di Jack Lo Squartatore. Ma lasciamo che sia lo stesso Matteo Strukul a raccontarvi la genesi di questa originale opera.
Quando ti è venuto in mente di scrivere un romanzo del genere?
Anzitutto grazie Luca per queste domande e grazie a Thriller Magazine per ospitarmi sulle sue pagine. Comincia tutto nel 1994 quando leggo per la prima volta "L'Alienista" di Caleb Carr, quel libro mi ha letteralmente sconvolto e altrettanto ha fatto lo splendido sequel "L'angelo delle tenebre". Da allora il sogno è stato quello di uscire con un romanzo per la Omnibus di Mondadori con una storia che in qualche modo riprendesse quelle atmosfere. Leggere alcuni anni dopo "La scala di Dioniso" di Luca di Fulvio (autore che venero) e poi "La scomparsa dell'Erebus" e "Drood" di Dan Simmons insieme a "La casa della Seta" di Anthony Horowitz (tutti usciti in Omnibus ad eccezione di Drood pubblicato da Elliot) non ha fatto altro che rinfocolare i miei bellicosi proponimenti. Inutile dire che "From Hell" di Alan Moore e Eddie Campbell è stato un ulteriore devastante tassello. Però oggi uscire a vent'anni esatti da "L'alienista" ha il sapore del cerchio che si chiude, insomma è come stringere fra le mani un sogno divenuto realtà.
Quali sono gli autori che ti hanno principalmente influenzato nella stesura di un thriller del genere?
Be' molti li ho già citati però vorrei mettere una serie di altri nomi imprescindibili, maestri intramontabili della letteratura e nuovi talenti, fra questi cito in ordine sparso Robert Louis Stevenson, Joseph Roth, Edgar Allan Poe, Bram Stoker, Wilkie Collins, Charles Dickens, Mary Shelley, Igino Ugo Tarchetti, Anne Perry, Seth Grahame Smith, Anne Rice, Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Novalis, Heinrich Von Kleist e potrei andare avanti per altri sei giorni, ah ecco un altro titolo che mi ha letteralmente cambiato il corso delle stelle è stato "La città bianca e il diavolo" di Erik Larson che spero e credo verrà presto ripubblicato da Neri Pozza e che uscì per la prima volta per Mondadori in Strade Blu: semplicemente spettacolare.
Che immagine ne viene fuori della Padova ottocentesca da te descritta?
Credo ne emerga un'immagine gotica, a tratti inquietante, ma in fin dei conti non è un quadro troppo lontano dal reale, perché Padova era una città politicamente divisa, direi letteralmente spaccata in due, popolata da masse di diseredati ridotti in fin di vita da pellagra e colera, persone alla fame e proprio per questo costrette ad emigrare verso il Sud America. Una città che provò ad emanciparsi dal latifondo e dall'agricoltura per sviluppare un'industria siderurgica che non decollò mai, insomma una città dalle molte tensioni e dalle profonde contraddizioni.
Ma davvero il quartiere del Portello era così simile a quello londinese di Withe Chappel?
Certo c'è una tensione narrativa e romanzesca evidente ma come dicevo il fatto di essere diventato uno scalo commerciale inutilizzato (la nuova strada ferrata aveva fatto sì che da Padova a Venezia si impiegassero 58 minuti contro le 8 ore necessarie al burcio - piccola imbarcazione veneta - per percorrere i canali che conducevano dal Portello a Venezia) avevano sprofondato il quartiere nella miseria e nella disperazione con le naturali conseguenze in termini di malavita e criminalità.
Come hai scelto le terribili coreografie dei delitti che descrivi?
Mi preparo molto sulle scene di delitto. Devo dire che tendenzialmente tendo a bombardarmi visivamente con film che adoro e che suggeriscono quel tipo di atmosfere torbide, cupe e insanguinate: "From Hell" dei fratelli Hughes, "The Prestige" di Christopher Nolan, "Jack the Ripper" di David Wickes, "The Elephant Man" di David Lynch, "Gangs of New York" di Martin Scorsese, "Dracula" di Bram Stoker e poi "Sherlock Holmes" e "Sherlock Holmes. A Game of Shadows" di Guy Ritchie, "Van Helsing" di Stephen Sommers e moltissimi altri. Il cinema per me è una fonte d'ispirazione fondamentale, mi aiuta a visualizzare a "riproiettare" nella mia mente il tipo di coreografia che voglio realizzare. Alla fine il principio è quello delle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach.
E' vero che Alan Moore ha sorriso quando ha visto il servizio fotografico che ti sei fatto per promuovere il libro?
Ah ah ah, non saprei, ma se per qualche ragione dovesse essere accaduto non posso che pensare a qualcosa del genere!
Il tuo è un libro sul male, come hai cercato di affrontare l'argomento?
Semplicemente ho provato a percorrere il fiume risalendo alla sorgente. Mi affascina da sempre il tentativo di comprendere attraverso le fonti scientifiche dell'alienistica e della psichiatria quali siano le condizioni che portano a commettere determinate azioni. Lo studio del diritto penale e delle procedure e della storia della criminologia mi hanno senz'altro aiutato ma hanno anche rappresentato un viaggio inquietante. Credo tuttavia che teorie come quelle di Lombroso, Forbes Winslow, Kraepelin e Aschaffenburg fra gli altri siano estremamente interessanti e rappresentino uno sforzo straordinario nel tentativo di comprendere il labirinto della mente. Insomma, ho studiato come un pazzo, ma è un tipo di studio che arriva proprio dalla formazione giuridica che fa parte del mio background culturale.
Com'è nato l'originale criminologo ed alienista protagonista dell'indagine?
In parte è una fusione di alcuni dei personaggi che ho appena citato, dopo di che è evidente che di mezzo c'è Sherlock Holmes ma non solo lui, voglio dire sia Jekyll sia Hyde sia Dracula ci stanno dentro alla grandissima. Ma alla fine quello che davvero trovavo interessante era prendere un intellettuale di origine austro-ungherese che rifuggisse le regole e gli schemi consueti. Insomma un ribelle e uno "scapigliato" per certi aspetti, voglio dire, trovavo molto divertente mescolare le suggestioni letterarie anglosassoni con le radici culturali italiane, e venete in particolare, di quegli anni. Ho lavorato molto per avere un personaggio memorabile, spero di esserci riuscito. In questo senso credo di essere un autore che pone grande attenzione nella costruzione dei personaggi perché in definitiva comincia tutto con loro e sono sempre loro a "far girare" la storia. Almeno per me. Poi l'Austria-Ungheria mi apriva una porta sull'Est Europa e considerati i tempi in cui è ambientata la storia... be' poteva rivelarsi piuttosto utile per eventuali nuove "puntate" di Weisz.
Quali sono le sue conoscenze in materia scientifica e perchè non è convinto delle teorie di Lombroso ed ama Poe?
Be' hai centrato il punto. Weisz aderisce alla Scuola Tedesca di quel periodo. Lombroso di fatto propugnava la tesi del "delinquente nato" secondo la quale il criminale può essere individuato in base a determinati tratti somatici e tare ataviche. Per Weisz una simile teoria è semplicemente inconcepibile: è il contesto con le regole dell'educazione ricevuta, con le esperienze shock e il forte imprinting dell'infanzia che segna l'individuo, conducendo a quel processo di disgregazione mentale alluvionale che conduce alla follia. Da un certo punto di vista Weisz è un illuminato, un progressista, ma non lo è del tutto perché annebbiato dal laudano, dal passato tragico che ha alle spalle e da un senso d'inadeguatezza che non riesce a controllare come vorrebbe. Ama Poe perché per certi aspetti è una rockstar ante litteram eh eh.
Hai intenzione di presentarlo al Cafè Pedrocchi che ben descrivi nel romanzo?
La presentazione è avvenuta sabato 26 aprile proprio nella Sala Rossini del Pedrocchi. Come ben sai, con questo libro ho intenzione di creare qualcosa che vada al di là del romanzo, voglio ricostruire un'epoca, serviranno quindi altri romanzi, (messaggio esplicito al mio editore eh eh) e creare un vero e proprio immaginario letterario per il Veneto e l'Italia di fine '800. Trovo sia una lacuna imperdonabile nel panorama letterario italiano e credo che il ruolo degli autori sia anche quello di provare ad accendere le luci sugli angoli bui della storia: perché forse, illuminandoli, ci aiuteranno a comprendere un po' meglio da dove veniamo. Questo è un ruolo che come romanziere e come uomo mi sento di voler prendere.
Ci hai pure messo un cameo di Eleonora Duse, perché?
Era una donna straordinaria, la prima capo-comica della Storia del Teatro Italiano ed era una donna-simbolo, di una bellezza non perfetta e non classica ma dall'infinito fascino e osannata dal pubblico. Dunque un personaggio pazzesco. E poi in quegli anni furoreggiava, letteralmente, era una diva assoluta in Italia e nel Mondo. Credo che riprenderò ancora la Duse nei miei romanzi, vorrei anzi approfondire lo studio della sua persona... staremo a vedere.
E ti sei regalato un meraviglioso book trailer...
Merito di Filippo Vanzo, giovane illustratore di Thiene, autore di disegni straordinari e con cui spero in futuro di approfondire questi primi accenti, credo che insieme potremo costruire un capitolo importante nell'ulteriore sviluppo dell'universo di Alexander Weisz.
Come sta andando l'edizione inglese de "La ballata di Mila"?
Molto bene, sta ottenendo ottime recensioni sulla stampa, fra tutte cito almeno l'Examiner e Crimespree Magazine. Certo, non è semplice, credo che per guadagnarsi una solida base di lettori serviranno più romanzi ma appunto l'anno prossimo esce il secondo sul mercato anglo - americano e io sto scrivendo il terzo...
A quando il ritorno di Mila in libreria? Di cosa si occuperà stavolta?
Credo per inizio 2015, io consegnerò il romanzo nell'arco di un paio di mesi al massimo. Nella prossima avventura ci sarà sangue e violenza ma per la prima volta anche affetto e tenerezza, ci sarà una Mila a tratti inedita che dovrà difendere un piccolo bimbo nigeriano...fino all'ultima goccia di vita. Insomma se così non fosse non sarebbe Mila...no? Immagino quest'avventura come la chiusura di un primo ciclo di storie. Dal quarto romanzo, insomma, scopriremo un nuovo capitolo della saga della Killer con i dread rossi. Ma intanto godiamoci la chiusa di questa prima parte della sua carriera... ma ripeto non temete ho in mente una saga da almeno nove romanzi...quindi Mila non molla...MAI. E nemmeno io eh eh.
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