David, eccellente pianista nonché pilota di caccia da combattimento, non ha mai superato il trauma della scomparsa della madre, uccisa in India forse durante un rito sacrificale…

Quant’è la carne al fuoco in questo La porta delle 7 stelle di Pasquale Pozzessere? Tantatantatantatantatantatantatanta (e pure Jovanotti che impazza è servito): AIDS e relativo vaccino, l’alta finanza che pullula di cadaveri negli armadi e qui si trova ad essere rappresentata da un industriale ricco sfondato nonché cafone che caccia gli ospiti della festa perché si deve fare il bagno in piscina. Proseguendo: la ricerca etica e l’etica della ricerca, i paraventi e i paradisi fiscali, and last but not least l’immancabile globalizzazione che fa di Bombay una metropoli ad un tiro di schioppo da qualunque posto ci si trovi.

Solitamente quando la roba è così tanta è difficile venirne a capo, e anche stavolta succede così: la storia affastella spunti, si apre in mille direzioni, scomoda i massimi sistemi, ma alla fine la sensazione è quella di un film che ha girato a vuoto senza approdare ad alcunché.

Ritmo lasco, un Dionisi spento e monocorde impegnato in dialoghi a tratti imbarazzanti e un’India stile Velisti per caso.