Ho scritto, come numero, più libri per bambini ma, quanto a numero di pagine, ne ho scritte molte di più per gli adulti”. Lo afferma Ana Maria Machado, la scrittrice brasiliana con milioni di copie dei suoi libri vendute in tutto il mondo, e venuta in Italia per presentare il suo romanzo “Infamia”, edito da Exorma. Un noir che pone al centro del dramma la distruzione della reputazione di un uomo, un onesto impiegato, Custodio, che aveva osato denunciare episodi di corruzione in uffici pubblici dove lavorava. Al suo s’intreccia il dramma di ambasciatore che, in attesa di essere operato di cataratta, ritorna con la mente alla misteriosa morte della figlia Cecilia, della quale avrà tra le mani un dossier che la riguarda. Il fatto che incontriamo Ana Maria Machado nella sede romana dell’ambasciata del Brasile ha suggerito la prima domanda.

Forse perché uno dei protagonisti del suo romanzo è ambasciatore ci troviamo qui?

Oh no, una pura coincidenza. Piuttosto, vorrei parlare delle mogli degli ambasciatori. Vite che assomigliano a quella che ho raccontato nel romanzo, di donne che, trovandosi a dover seguire il marito si ritrovano sempre all’estero, sole, completamente in balia del potere del marito da cui inevitabilmente finiscono con il dipendere.

Fino agli estremi del suicidio, come nel romanzo?

Naturalmente è un caso estremo quello, seppure vero. Anni fa avevo ascoltato questa storia di un ambasciatore che voleva far passare sua moglie per pazza. Si trovavano all’estero, e lei non conosceva nessuno, nessuno a cui chiedere aiuto. In pratica era nelle mani del marito, nel suo potere assoluto. Ecco, quando ho cominciato a scrivere questo libro, avevo in mente anche questa storia.

Il romanzo affronta temi che sono correnti anche in Italia, la corruzione e il rischio per chi denuncia di essere trattato da infame.

Beh, sì, credo che questo meccanismo non ci sia solo in Brasile, anche se mi sono reso conto, mentre scrivevo questo libro, che comunque si tratta di un meccanismo ricorrente nella storia brasiliana. Fare dossier falsi contro diversi presidenti del Brasile o candidati per diventarlo. Quando il male poi è fatto e solo dopo si comprova che tutto era falso è troppo tardi ormai. E’ un destino tragico.

 

Secondo lei, il male dove sta: nel potere o ci sono altre cause?

Credo che ci sia qualcosa nella natura umana. Nel mio romanzo riporto casi che la Bibbia racconta, la storia di Giacobbe e di suo figlio Giuseppe venduto dai fratelli, che sono in tanti e hanno potere su di lui; o la storia di Susanna, accusata dai vecchi giudici di adulterio, per aver ceduto alle loro brame. E il meccanismo funziona sempre. Io credo a causa del fatto che non ci sia l’impunità per coloro che distruggono un uomo con questi mezzi. Mi pare anche che oggi sia peggio, per il fatto che esiste internet. Il bisogno di avere notizie 24 ore su 24, sette giorni su sette, provoca la moltiplicazione e la velocità delle notizie, per cui dopo è difficile tornare alla verità, a chi ha prodotto per primo il male C’è una velocità della bugia e una superficialità della gente perché tutti ripetono voci infondate senza pensare al dolore che provocano.

Abituata com’è a scrivere per l’infanzia, ritiene di aver scritto un libro educativo per adulti?

Non so se questo libro è educativo, perché non so cosa volevo insegnare alla gente. Piuttosto, volevo discutere. Un autore non deve limitarsi a scrivere quello che passa tutti i giorni, ma a fare pensare. Poi, gli aspetti noir, con questo soggetto morale, sono inevitabili. Però il mio è più un invito alla riflessione che un intento educativo.

Le storie dell’ambasciatore Manuel Serafim Soares de Vilhena e di Custodio, impiegato ministeriale, s’intrecciano.

Lo spunto per i due casi da dove l’ha preso?

Vent’anni fa c’è stato un caso in Brasile di una coppia che era proprietaria di una scuola di bambini. A un certo momento qualcuno che voleva il loro male li ha accusati di abusi. Non sono mai state provati i reati di cui sono stati accusati, ma la scuola fu chiusa, si trovarono in miseria e poi pure si separarono. E quando la verità venne a galla era troppo tardi. Questo mi aveva al momento dell’accaduto molto impressionata. Evidentemente il caso mi è rimasto in un angolo del cervello, e così è nata l’idea del romanzo. Ho raccolto una ventina di storie del genere che ho poi mescolato. Quanto a personaggio di Custodio l’ho messo perché se lasciavo solo l’ambasciatore potevo dare l’idea che il problema fosse solo delle classi alte. Volevo invece dimostrare che è parte della natura umana.

Lei ripercorre la storia brasiliana di questa “colonna infame”, per noi di manzoniana memoria, con la citazione di casi effettivamente accaduti con nomi e cognomi. Ha avuto reazioni?

Sì, ma positive, che mi aprivano a tanti altri destini. Mi ha scritto e avvicinato gente che mi diceva “ma questa è la mia storia”. Si trattava sempre di gente accusata sui media di misfatti che hanno rovinato la loro reputazione, senza ragione. Gente che, per queste accuse ha perso il posto di lavoro e subito altri danni. E quando la verità è emersa era ormai troppo tardi per riabilitarla.

Ana Maria Machado, Infamia, trad. di Giulia Manera, Exorma editore, pag. 333, €. 16,00