È uscito nel corso del 2006 per Amoldo Mondadori Editore nella collana Oscar Classici Il cappello del prete di Emilio De Marchi, il romanzo che è considerato uno dei primi gialli nella storia della letteratura italiana.
Pubblicata per la prima volta a puntate nel 1887 nelle appendici del quotidiano milanese L’Italia del Popolo ed in seguito sul Corriere di Napoli, quest’opera conobbe un successo davvero straordinario per l’epoca vendendo migliaia di copie in pochi mesi dall’uscita in libreria avvenuta, in un volume raccolto e curato dall’editore Treves, nel 1888.
Fatto ancora più eccezionale è che, già prima della fine del secolo, il libro era stato tradotto negli Stati Uniti, in Ungheria, Germania, Francia, Inghilterra e Danimarca, mentre nel 1913 in Italia si era già arrivati alla settima edizione.
Una diffusione davvero fuori del comune in un paese con un tasso di analfabetismo ancora altissimo.
La vicende narrate nel volume hanno come sfondo la città di Napoli dove il nobile squattrinato Carlo Coriolano, barone di Santafusca, ridotto alla rovina dai debiti di gioco e da una vita oziosa e dissipata, uccide il ricco prete usuraio don Cirillo per impossessarsi dei suoi soldi.
Ma al suo delitto perfetto manca un dettaglio chiave: l’occultamento del cappello del prete.
Diventato un indizio pericoloso, il tricorno tormenterà il barone come una sorta di allucinazione ricorrente, fino ad arrivare, dopo una serie di peripezie, davanti al banco del tribunale per inchiodarlo alla sua colpa.
De Marchi si dimostra un abilissimo costruttore di trame, in cui confluiscono elementi vari e diversi in un intreccio ricchissimo e appassionante.
Nonostante la vivace ambientazione partenopea, l’autore lombardo si salva da quel bozzettismo municipalista che nel corso del 1800 ha tarpato le ali a tanta letteratura italiana.
Testo originale, definibile un giallo psicologico, Il cappello del prete resta ancora oggi un esempio di letteratura d’intrattenimento di alto livello in cui De Marchi riprende la lezione della grande narrativa a lui contemporanea spaziando da Dostoevskij a Poe, da Dickens a Guy de Maupassant, senza tralasciare il patrimonio italiano, l’immancabile Manzoni ma anche il verismo, che soprattutto con Matilde Serao aveva prestato grande attenzione a Napoli e al suo mondo caotico e carico di contraddizioni.
La vicenda si snoda agilmente, alternando con maestria i toni cupi della letteratura nera con la divertita leggerezza delle ambientazioni popolaresche: un insieme armonioso e sapiente che fa di questo romanzo ora un po’ dimenticato una delle opere più ricche ed interessanti del secondo Ottocento italiano.
Impreziosisce poi quest’edizione, oltre all’introduzione del critico Vittorio Spinazzola, un intervento del noto giallista Carlo Lucarelli che ripercorre in poche pagine la storia del romanzo noir in Italia.
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