1
Giacomo è seduto al suo banco. L’ultimo in fondo alla classe. Ha in mano la matita blu e disegna il mare. Un mare profondo e grande che si perde nell’orizzonte del suo foglio. E poi il cielo, il sole e gli uccelli che volano in cerchio su quel mare sempre più blu.
Giacomo ha la testa bassa. Sta in silenzio, completamente concentrato sul suo disegno. Attorno a lui le voci e le risate degli altri bambini, le corse e le rincorse fra i banchi e la luce del sole che filtra dalle finestre.
Il disegno è finito. Giacomo lo guarda fisso, gli occhi spalancati persi fra le onde. Prende la matita nera e traccia un quadrato nel mezzo del disegno. Preme con forza la punta della matita, il foglio si segna sempre più forte. Il quadrato nero racchiude il blu del mare e l’azzurro del cielo.
Uno dei tanti bambini che urla e corre si avvicina a Giacomo. Guarda il foglio colorato.
“Perché hai rovinato il disegno?”
Giacomo non risponde. Non si gira. Continua a guardare il mare. Il bambino che ha fatto la domanda scuote la testa e torna a giocare.
Una bambina si avvicina sorridendo, è Marla. L’unica amica di Giacomo. Ha gli occhi verdi che si spalancano di meraviglia davanti al mare blu, la sua testa si muove lenta seguendo il volo degli uccelli.
“Perché hai messo il mare in un quadrato?”
Giacomo ha gli occhi bassi, un timido sorriso si dipinge sul suo viso. La sua voce è solo un sussurro.
“Perché il mare è quadrato!”
2
Il pulmino della scuola si ferma nel piazzale. Un po’ di polvere si alza dalle ruote e vola nell’aria del pomeriggio.
Giacomo scende tirandosi dietro il suo zainetto colorato. Un passo dopo l’altro. I bambini sul pulmino, gridano e cantano, la scuola è finita e si torna a casa da mamma e papà. Il pulmino giallo riparte. Nessuno saluta Giacomo.
La suora, grossa e imponente, si avvicina al bambino. Il viso è roseo e paffuto, il velo nero le incornicia gli occhi castani.
“Allora Giacomo come è andata a scuola?”
Il bambino non risponde, ma la suora non sembra farci caso, continua a parlare con tono allegro della splendida giornata di sole, dei colori della primavera e dell’estate che si avvicina.
Il bambino con lo zaino colorato e la grossa suora vestita di nero si avviano insieme verso l’ingresso dell’Istituto.
3
La maestra era stata chiara. “Fra poco è la festa della mamma e oggi si fa il tema su di lei. Così il giorno della festa glielo regalate. Sarà contentissima.”
Giacomo non dice nulla. Nessuno in classe si aspetta che lui dica qualcosa. Perché Giacomo non parla. Mai. Solo Marla riesce a strappargli un sorriso e qualche parola sussurrata.
Il bambino apre il quaderno e comincia il solito tema che scrive ogni anno fin dalla seconda elementare.
La mia mamma
La mia mamma è bellissima. Ha gli occhi marrone e i capelli marroni lunghissimi. Sorride sempre ogni volta che mi vede. Mi abbraccia fortissimo, che io non riesco neanche a respirare. Ma io la mia mamma non la vedo sempre, lavora lontano e io non posso andare da lei. Lavora così lontano che non ce la fa a venire da me. Ma mi scrive sempre e io leggo tutte le sue lettere e le scrivo anche io lettere lunghissime, e quando mi stanco, perché le lettere sono lunghissime, mi da una mano Suor Maria e le lettere diventano ancora più lunghissime. La mia mamma ha detto che per la festa della mamma verrà da me, e allora mi sorriderà e mi abbraccerà fortissimo, che io non riuscirò nemmeno a respirare.
Giacomo chiude il quaderno e si avvia verso la cattedra. Gli altri bambini ridono e sorridono mentre porge il quaderno alla maestra. Lui li sente, ma non dice niente. Giacomo non dice mai niente. Gli altri bambini dicono che la mamma di Giacomo non esiste, che non lavora da nessuna parte, che non è morta, che non se n’è andata, semplicemente che non esiste.
Nessuno ha mai visto la mamma di Giacomo. Ma lui sa che c’è!
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