Secondo la ricostruzione degli inquirenti, "Ampelio", 44 anni, imprenditore del mattone, dopo avere accompagnato moglie e tre figli piccoli al mare, rientra nella sua Bassano e telefona alla mamma di "Eva", nome d’arte della quindicenne indotta dalla famiglia in cui vive (c’è anche un patrigno) a farsi violentare fino a cinque volte al dì ("prostituirsi" non suona verbo adatto) da una qualificata umanità.

Prelevata Eva, Ampelio scarta l’idea di appartarsi nel capannone dell’azienda, come fatto in precedenti occasioni. Visto che i cari sono in vacanza, si porta la ragazza a casa, la denuda, la stende sul letto e, dopo avere messo in moto la telecamera con cui immortalare le proprie prestazioni, inizierebbe a spassarsela in santa pace, se non fosse per l’irruzione dei poliziotti del Commissariato di Bassano del Grappa.

Una reazione tipo "Cosa cazzo volete, sono uno che paga le tasse" suona del tutto controproducente, quando le manette scattano ai suoi polsi per pedofilia e produzione di materiale pedopornografico. In galera, oltre ad Ampelio, finiscono i genitori di Eva (non il padre naturale, totalmente estraneo alla vicenda), mentre denunce a piede libero raggiungono artigiani, esercenti, nonché un paraplegico con trascorsi da bracconiere. Sono questi a risultare i clienti più affezionati alla fiorente azienda. Tutti disposti non solo a pagare dai trenta euro in su, a seconda delle prestazioni richieste, ma anche a fare da "testimonial", distribuendo in giro foto di Eva al lavoro come fossero i depliant di una lavatrice. La madre sceglie di difendersi accusando la figlia: "È stata lei a ordire tutto, si è approfittata della mia invalidità".

Siamo solo agli inizi - si arguisce dagli ampi servizi pubblicati da Gazzettino e Giornale di Vicenza fra il 21 e il 25 luglio - di un’inchiesta che potrebbe fare luce su traffici di minori disseminati in ogni parte d’Italia. Restando a Bassano e alla vicina Mussolente, il paesino dove Eva abitava assieme ai suoi aguzzini, quanto raccolto finora dagli investigatori della Polizia non sembra poco: compaiono anche le bastonate e le violenze - compresa la proibizione di andare a scuola - a cui la ragazzina sarebbe stata sottoposta, durante orrori così reiterati da chiedersi quando mai sono cominciati. A quale età?

In attesa di risposte, di Eva si sa che è attualmente affidata alle cure degli psicologi e degli specialisti di una struttura protetta dell’Ulss. Non distante dal centro di Bassano del Grappa, beatificato dalla "visita" di una Loredana Lecciso così carismatica e coinvolgente che i negozi hanno tenuto aperto apposta per lei, nonostante fosse domenica (Il Gazzettino del 26 luglio), e la showgirl, in succinta minigonna e vorticosa scollatura, manifestasse contrarietà verso chi la incalzava di domande sulla partecipazione del compagno Al Bano alla prossima Isola dei Famosi.

Di fronte a questo palese "Non santificate le feste", chissà se ha preso nota per prossime omelie don Mario, parroco a Santa Maria di Sala, provincia di Venezia. Lo stesso sacerdote che dal pulpito ha tuonato contro le sagre dei nostri tempi (Il Gazzettino del 25 luglio). "Sagra - ricorda don Mario - è parola che viene dal latino, e significa Sacro. Ma oggi sui manifesti delle sagre si pubblicizza il ballo liscio, e non vedo più nulla di sacro". Parole da riavvolgere e mandare in sincrono con tutte e due le sorellone Lecciso impegnate ad ancheggiare in una "festa di paese" dei loro lontani esordi, per poi sfumare su "Remo", sessantaseienne che arrotonda la pensione incassando 500 euro al mese dalla prostituta clandestina a cui di notte subaffitta il proprio appartamento. Per lasciarla lavorare in pace va a dormire in garage. Così spesso da farsi notare dai carabinieri (Il Gazzettino di Padova del 29 luglio). Ha solo due primavere di meno, ma molto protagonismo in più, il sessantaquatrenne arrestato dai carabinieri di Marostica dopo che aveva minacciato l’ex amante (35 anni) di divulgare a mo’ di volantini le foto dei loro rapporti intimi (Il Gazzettino di Bassano del 30 luglio).

Questo il Nordest che (ne parleremo diffusamente in una prossima puntata monografica) sta assistendo impotente, e in parte plaudente, alla rinascita di Tangentopoli come business smodato del trattamento rifiuti. Una terra dove le banche chiamano l’Ulss per essere disinfestate dai serpenti che terrorizzano i clienti (Il Gazzettino di Padova del 20 luglio). Dove la Guardia Forestale smaschera una gang di cacciatori disposti a dopare centinaia di volatili a siringate di Sustanol purché cantino, pazzi d’amore, nella parte degli uccelli da richiamo, fino a farsi scoppiare le coronarie (Il Giornale di Vicenza del 16 luglio). E dove i treni non portano più progresso, bensì terrore allo stato puro, sfrecciando a tutta velocità fra cortili pieni di bimbi e pollai affollati di galline ("Ferrovia senza barriere: paura e proteste", La Tribuna di Treviso del 17 luglio).

A chi, gironzolando fra capannoni dismessi e rivendite del porno fatto in casa, capita di scoperchiare uno di questi non-segnalati vasi di Pandora, può andare malissimo. Come al trentaduenne bengalese che alle otto di mattina si è sognato di andare al gabinetto nell’azienda dove lavora come operaio, dalle parti di Arzignano. Appena alzata la tavoletta, stramazza al suolo privo di sensi, investito da un’ammorbante zaffata di acido solfidrico. Più o meno l’equivalente di un quintale di uova marce concentrate nell’esiguo spazio, e non più salvifico, di un water. Così tanto da intossicare, oltre a lui, i due connazionali precipitatisi a soccorrerlo (Il Corriere del Veneto del 10 luglio).