Si ferma un attimo: nell’ingresso, appoggiato al muro, un quadro che non c’era, dopo pranzo, quando è uscito di casa. Sicuramente qualcuno l’ha portato, per sostituire la cornice, nel tardo pomeriggio quando la bottega al pianterreno era già chiusa e Mario l’ha sistemato lì in attesa di portarlo giù il mattino dopo. Incuriosito, accende la luce centrale, per vedere meglio. Davanti a lui, la copia - l’originale sarà in qualche museo - di un quadro antico, una “Annunciazione” strana, diversa da quelle che ha sempre visto, fin da bambino: nell’interno di una casa gentilizia,una timida, modesta Madonnina volge gli occhi verso di lui e non verso l’Angelo che, a parte le ali e il grande giglio in mano, sembra più un ragazzo in visita alla fidanzata che un messaggero celeste ed è talmente reale da proiettare una nitida ombra sul pavimento. Sullo sfondo, tra di loro, un gatto, un delizioso gattino tigrato, fa un piccolo balzo in avanti e scappa, la schiena inarcata, spaventato dall’arrivo di un estraneo. È l’unico essere in movimento in una situazione immobile e sospesa.
Luigi si incanta a fissare la scena, non si rende conto del trascorrere delle ore. Solo quando sente il rumore di una frenata, una portiera che sbatte e delle voci avvinazzate, si scuote ed entra nella sua stanza; ha preso una decisione e non è stato troppo difficile.
«C’era da aspettarselo, prima o poi, con quel camioncino vecchio e malandato, un rottame che andava in pezzi. Avrebbe potuto benissimo acquistarne uno nuovo ma, figurati, tirchio com’è sempre stato! Diceva che, per fare le consegne, bastava e avanzava e, per scarrozzarlo, Egidio era un autista perfetto.»
«Certo che ha fatto una fine orribile! Schiantarsi contro un camion, bruciare vivo senza che nessuno potesse far niente! È vero che, a quel povero figliolo, lo trattava peggio di un servo, da quando la povera Lina non c’è più, non se ne può dire un gran bene ma, poveraccio, una morte così non si augura a nessuno!»
Stamattina, sulla piazza del paese, l’incidente nel quale Mario ha perso la vita è sulla bocca di tutti, tutti raccontano, commentano, vogliono dire la loro opinione.
Antonio si è precipitato, per star vicino a Luigi, aiutarlo e sostenerlo come può.
«Maresciallo, la prego, già è difficile per il ragazzo. Ha perso la madre due anni fa, ora il padre, in questo modo orrendo. Cerchi di capire, lo lasci in pace, se è possibile. Tanto mi sembra ci sia poco da dire: la dinamica dell’incidente l’avete già verificata?»
«Sì, in effetti, pare tutto chiaro: è successo giù per la discesa ripida che c’è all’uscita del paese. Il camioncino filava a tutta velocità, ci sono almeno tre testimoni, probabilmente non gli funzionavano i freni, ed è finito contro un TIR che stava iniziando la salita, in senso inverso. Può esserci anche l’ipotesi di un malore, comunque controlleremo. Per quanto, dopo l’incendio, non ci sia rimasto molto da controllare. Luigi, scusami, ma tu, che te ne intendi, lo sai in che condizioni era il mezzo che tuo padre usava?»
«Maresciallo, mio padre non ha mai voluto che ci mettessi le mani. Una volta, un anno fa, volevo fargli una sorpresa, mettergli a punto il motore, fargli vedere com’ero bravo. Mi ha beccato mentre ci lavoravo e sono volate un paio di sberle. Non era neppure cliente di Antonio perché, diceva, se in questa officina c’era un buono a nulla come me, lui non si fidava. Quando aveva qualche problema, andava dal meccanico appena fuori paese, sa, quello vicino alla pompa di benzina.»
«Ho capito. Andremo a sentire anche lì, per scrupolo. Ma credo, come ho detto, che i fatti parlino da soli. Luigi, ti saluto, mi dispiace davvero. Fatti coraggio.»
Luigi, seduto in cucina, segue con lo sguardo Antonio e il Maresciallo Contini che si allontanano, continuando a parlare a bassa voce, per non farsi sentire da lui.
È andata meglio del previsto. In tutti i casi, aveva fatto un lavoro da esperto, troncando la cordicella dei freni solo in parte, in modo che non cedesse subito ma solo alla prima trazione forte. È stato attento a sfilacciarla, così che non si notasse un taglio troppo netto, in caso di una verifica approfondita: l’incendio l’ha aiutato a cancellare ogni traccia, davvero un colpo di fortuna.
Violetta, la piccola micia dagli occhi verdi, è stata vendicata. Nella sua mente rimarrà sempre la visione del morbido corpicino peloso, ormai rigido, che oscillava, impiccato alla trave centrale della baracca.
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