Dopo il successo del suo esordio narrativo con la spy story “Le regole del gioco” (Longanesi), alla fine del 2013 è tornato in libreria lo scrittore Riccardo Perissich. Il suo secondo romanzo è intitolato “Il Seminatore” (Longanesi), ed è ancora un thriller spionistico, a dimostrazione che l’autore e l’editore credono nel genere.

E siccome nella spy story ci crediamo anche noi, abbiamo deciso di fare un’altra chiacchierata con l’autore, che già avevamo incontrato. Un bentornato dunque a Riccardo Perissich su ThrillerMagazine…

Grazie e ben ritrovato Thriller Magazine.

In sintesi, qual è la trama di questo secondo lavoro?

A Parigi avvengono due sanguinosi attentati: contro una moschea e una sinagoga. Il colonnello Anne Dumont, capo dello spionaggio francese, incaricata dal presidente di indagare, scopre che all’origine c’è una setta di cattolici fanatici: i Legionari della Fede. Obiettivo: scatenare in Francia una guerra di religione. A Roma Giulio Valente, ex colonnello dei servizi segreti italiani, è portato a indagare su alcuni casi di hackeraggio su vasta scala. Valente e Dumont si ritrovano a Roma e scoprono che le due inchieste, apparentemente distinte, conducono a uno stesso misterioso personaggio: il Seminatore. La sua ricerca li conduce in Belgio, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Giatemala, fino al Vaticano dove ha luogo un clamoroso delitto. La loro è una corsa forsennata dietro a un nemico che cancella ogni traccia in modo spietato e dove rischiano in ogni momento di trasformarsi da cacciatori in prede.

L’idea del Seminatore nasce da?...

Leggendo varie analisi sui Gulag sovietici, mi ha colpito che essi, contrariamente ai lager nazisti retti da un ordine rigido per quanto perverso, erano luoghi dove regnava l’anarchia e l’illegalità più completa. Il Seminatore ha passato l’adolescenza in uno di questi Gulag e ne è rimasto affascinato. Mi sono chiesto quali sono gli strumenti migliori per seminare odio e illegalità nella società attuale e mi sono detto che sono appunto il fanatismo religioso e distruggere la fiducia nei moderni sistemi di comunicazione.

Nel romanzo, ritroviamo più di un attore “sopravvissuto”; ) alle “regole del gioco”. Soprattutto, ritroviamo i due protagonisti principali già visti in azione nel libro precedente: Anne Dumont e Giulio Valente. E se nel primo romanzo il focus era più centrato su Valente, mi sembra che qui sia leggermente più in primo piano la Dumont…

Questa volta ho voluto valorizzare Anne Dumont. Valente appare un po’ più tardi, ma riacquista un ruolo centrale. Direi che in questo romanzo sono sullo stesso piano.

A parte la presenza di alcuni attori comuni, sotto quali aspetti Il Seminatore è all’insegna della continuità con Le regole del Gioco, e in quali altri invece si discosta in modo più marcato?

Le Regole del gioco erano una spy story abbastanza classica. Nel Seminatore non vi è conflitto fra stati, ma la lotta contro un personaggio che non ha un disegno politico o cerca profitti personali. Ciò che è in gioco non è il potere, ma la fragilità dell’ordine sociale.

Mi parli dell’immedesimazione nel Seminatore, con la scelta del racconto in prima persona, che meglio veicola uno sviluppo più vibrante della sua figura.

Valente e Dumont non sanno nulla del Seminatore, anche se via via ne comprendono il disegno. Mi è sembrato che il lettore avesse invece il diritto di saperne di più e scoprirne gradualmente il carattere e la storia. A questo fine ho usato frammenti di un suo ipotetico diario.

Nel testo, ho notato che si è divertito un po’ a piazzare qualche citazione nascosta per gli appassionati del genere...

Grazie per averle notate. Due personaggi importanti si chiamano John Buchan e Richard Hannay (che del resto compaiono anche in Le regole del gioco); sono rispettivamente il padre del moderno romanzo di spionaggio, autore dei “33 scalini” e il protagonista dello stesso romanzo. Gli amanti di cinema troveranno anche alcune citazioni di Casablanca e del Terzo uomo.

 

I Legionari (“della Fede”, nel romanzo), il Vaticano, lo IOR...

Sì. Proprio in quel mondo sta una delle chiavi per la soluzione dell’intrigo, fino a una conclusione clamorosa. Al momento di scrivere non potevo prevedere la rivoluzione in corso in Vaticano; anche se forse ne ho anticipato alcuni aspetti. Tuttavia, la realtà supera sempre l’immaginazione.

In un dialogo a pag. 417, uno dei protagonisti (che non riveliamo per non spoilerare) dice “Sai perché il potere di Roma durò tanto a lungo con un esercito efficiente ma abbastanza ridotto? Le strade. Partivano da lì (...) e coprivano tutto l’impero. L’Inghilterra fece lo stesso con la flotta. Non è a te che devo insegnare queste cose. Internet è l’equivalente attuale delle strade romane e della flotta britannica; senza il controllo di quello, siamo perduti.” Paragone interessante. Un commento?

Chi pronuncia la frase è americano cosciente della fragilità di tutti gli imperi.

La Rete ci ha offerto indubbiamente molte opportunità, ma chiede anche i suoi conti – in modo visibile o meno. E, prima o poi, qualche scherzo davvero pericoloso ci arriverà. Siamo sufficientemente pronti?

E’ un’invenzione altrettanto rivoluzionaria che la ruota o la macchina a vapore. Cambierà tutto e non sappiamo ancora in che direzione ci porterà, nel bene e nel male. Ho scritto prima delle rivelazioni di Snowden; anche in questo caso, la realtà supera l’immaginazione.

Leggo a pag. 180. <<(…)la riunione del “gruppo Williamsburg” che doveva tenersi a Roma l’indomani. (...) L’importanza dei partecipanti e la segretezza delle discussioni (...). >> Valente ha capito che <<il fantomatico supergoverno raccoglie in realtà persone troppo occupate a prendere decisioni cruciali per informarsi o persino leggere attentamente i giornali; politici e uomini d’affari sommersi da una mole di informazioni che non hanno né il tempo né la capacità di comprendere ed elaborare, tutti alla disperata ricerca di rivecere lumi gli uni dagli altri, prigionieri del breve termine; con gli occhi ai sondaggi e alle prossime elezioni i politici, ai risultati trimestrali i manager.>> Forse non c’è molto da aggiungere, ma mi piaceva citare il passo.

Grazie. Aggiungo solo che in quei consessi sono di casa e so di cosa parlo. Il lettore capirà che provo un profondo fastidio per la dietrologia e i cultori del grande complotto globale

Come nella tradizione di una buona parte della narrativa di spionaggio, anche nel Seminatore ci sono svariate location. Ma ho avuto l’impressione che lei preferisca tenere la macchina da presa puntata sugli attori o sull’azione, lasciando piuttosto sullo sfondo le ambientazioni, anche a costo di sacrificarle un pò per favorire il ritmo. E’ cosi?

Sì. In generale parlo solo di posti che conosco e che potrei descrivere con maggiori dettagli, ma lo spirito di un luogo deve risultare dall’azione dei personaggi. Troppe descrizioni uccidono in ritmo.

Il più bel complimento che ha ricevuto come scrittore?

Che la mia prosa è semplice e che i personaggi sono vivi.

Geopoliticamente parlando, qual è la criticità (visibile o latente) alla quale lei guarda con più apprensione?

Sono previsioni sempre smentite dalla realtà. Chi avrebbe immaginato un secolo fa il mondo che sarebbe esploso per un colpo di pistola sparato a Serajevo? Probabilmente sbagliando, direi che oggi la principale criticità è la Cina.

È in sviluppo un terzo progetto narrativo? Si può anticipare qualcosa?

Sì, nella speranza che l’editore vorrà continuare a sostenermi. È ancora in una fase molto preliminare. Sarà più “classico” del Seminatore. Sarà una sorta di “commedia degli errori”; questa volta vorrei esplorare il ruolo potenzialmente devastante non della follia, ma della stupidità umana.

Nel ringraziarla per essere tornato a trovarci, le lascio la parola per un ultimo suo “commento” sul suo thriller e un saluto ai lettori.

Ringrazio io lei. Vorrei solo dire ai lettori di divertirsi nella lettura senza cercare messaggi politici reconditi che non ci sono.

E per dare l’opportunità di un “assaggio” del romanzo Il Seminatore ai nostri lettori, ne pubblichiamo, d’accordo con l’Autore e l’Editore, un estratto...

lo trovate in racconti/14913