Cinema e malavita, in tutte le culture, hanno sempre creato un binomio di volta in volta destinato a creare miti, alimentare leggende sui suoi protagonisti ma anche a riciclare denaro in maniera più o meno limpida e a fornire ai “banditi” veri un alone di rispettabilità grazie alla frequentazione di varie star che comunque ne traggono profitto. Basti pensare a Hollywood e ai suoi legami con la mafia italo-americana, vengono in mente scene dal Padrino, ma anche la carriera di Frank Sinatra e mille altri episodi.
Alcune le abbiamo già accennate, come gli incidenti in cui fu coinvolta Anita Mui che era piuttosto spregiudicata nella scelta delle sue amicizie maschili, ma altre moltissime altre rimangono ignorate, segrete. Di fatto a Hong Kong esistono tantissime case di produzione, molte legate a Taiwan che girano porno, film d’azione imperniati sulla mafia, storie di violenza. Tutti prodotti raffazzonati, girati in pochi giorni che coprono altre manovre e, come si dice da queste parti “danno faccia” a chi le sponsorizza. Jimmy Wang Yu, l’eroe di Mantieni l’odio per la tua vendetta e Con una mano ti uccido e due piedi ti spezzo due classici del Kung Fu (che non ha mai praticato essendo stato ai tempi un nuotatore!) si è ritirato diventando produttore a Taiwan. Non ha mai negato i suoi legami con la malavita e, arti marziali o meno, una volta gli capitò di doversi difendere da sicari armati di mannaia che lo assalirono in un ristorante. E' ancora vivo per raccontarla, evidentemente era un tipo deciso… A parte questo, però, a noi interessa come il cinema di Hong Kong abbia negli anni plasmato e assorbito l’immagine del gangster interagendo con la realtà. Rimandando un discorso più ampio su John Woo è innegabile che tocchi a lui il merito di aver lanciato l’Heroic Bloodshed, l’eroico bagno di sangue come diceva Rick Baker creando in pochi film tutta un’iconografia mitica che avrebbe influenzato tutto il cinema gangsteristico di Hong Kong e, alla fine anche quello americano. Eppure i gangster di A Better Tomorrow 1 e 2 e soprattutto quel Mark Gor - fratello Mark - così "cool" avevano davvero poco a che fare con i malavitosi veri. Fu solo dopo i film di Woo che i gangster della colonia cominciarono a indossare lunghi spolverini e occhiali da sole, a tenere lo stuzzicadenti tra le labbra a muoversi… con quello stile che Woo aveva preso dai film di Melville sulla mala francese. Eppure il codice d’onore, i legami familiari, l’amicizia e quelle favolose sparatorie al rallentatore (questa volta rubate da Sam Peckinpah) portavano una ventata nuova nell’allievo di Zhang Cheh e trasformavano il Wuxiapian e il Gongfupian (il cinema di Kung Fu, più moderno e urbano alla Bruce Lee) in qualcosa di estremamente differente nuovo cui si sarebbero ispirati decine di altri registi. Tra questi certamente Kirk Wong (il già citato Gunmen ma anche Gangster Story l’unico film “serio” di Jackie Chance) merita una menzione per il realismo, l’approccio volutamente non eroico, violento ripreso anche qui mescolandolo a tradizioni americane (in questo caso rubando da Scorsese) da Wong Kar Way nel suo As Tears Goes By. E mentre registi dozzinali ma non del tutto privi di mestiere come Godfrey Ho giravano remake al femminile di The Killer (sempre di Woo ispirato a Frank Costello faccia d’angelo) lanciando con Deadley China Dolls un filone denominato Femme Fatale e Wong Jing, figura poliedrica del cinema di HK che merita una trattazione a parte imbastiva con più o meno abilità storie di vita e malavita (A True Mob Story con Andy Lau), registi di maggiore sensibilità seguivano la loro strada. Di Pon Man Kit abbiamo già detto a proposito dei film ispirati alle vicende di Gangster veri come Limpy Ho, ma Tsui Hark, poliedrica personalità del cinema di Hong Kong e produttore di Woo s’imponeva con film disturbanti come L’Enfer des Armes (disponibile in versione integrale solo in francese) che nulla aveva a che fare con le pirotecniche acrobazie dei film di John. Addirittura i due litigano e ne esce un A Better Tomorrow 3 che è un prequel del primo film, ossia ambientato anni prima e vede l’apprendistato di Mark - Chow Yun Fat - istruito addirittura da una donna, Anita Mui.
Il capolavoro di Lam però resta Full Contact una vicenda violenta nichilistica con un Chow Yun Fat e un Simon Yam grandiosi, tra Bangkok e Hong Kong con l’inserimento di un altro attore che negli anni diventerà famoso, Anthony Wong con quel viso così singolare frutto delle radici germaniche che lo imporranno in ruoli meno fisici, meno “belli” dei suoi colleghi ma assolutamente irresistibili. Full Contact è l’apoteosi del cinema delle Triadi, un po’ la pietra miliare dopo la quale Hollywood cerca d’impadronirsi del fenomeno e, così facendo lo distrugge. Di tutti i registi emigrati in America solo Woo riesce a inserirsi nelle meccaniche Hollywoodiane ma il suo cinema è snaturato.
Il film di gangster con i suoi miti, veri o creati artificiosamente, specchio e modello della scena criminale nella colonia è finito e annega nella ripetizione. Per trovare qualcosa di più originale, di vero bisogna volgersi verso la Corea e il Giappone che, dopo decenni di incertezze – la prima - e decadenza - il secondo - stano recuperando il desiderio di raccontare in maniera originale, provocatoria storie di vita e malavita.
Non per nulla i DVD di Hong Kong che un tempo erano tutti in zona 0, ossia non richiedevano un lettore particolare, adesso sono tutti in Zona 3, destinati quindi al mercato coreano e giapponese. Ed è da questi particolari che s’intuiscono molte scelte produttive di un mercato che, ormai, non pensa più a se stesso ma è proiettato a compiacere e a copiare l’estero. Non credo si tratti di un effetto negativo determinato dal ritorno alla Madrepatria, il cinema di Hong Kong non è mai stato “politico” e sarebbe assurdo attribuirne il declino, almeno in questo filone, a imposizioni di Beijing, soprattutto perché è sempre circolato oltre i confini la il grande vicino. Il cinema gangsteristico ha semplicemente esaurito il suo slancio, sono cambiate le condizioni economiche degli spettatori e, alla fine, del Palo Rosso che si fa strada con la violenza e viene tradito dagli amici, i giovani - che sono quelli che vanno al cinema – non vogliono sentir più parlare. E se a questo aggiungete che tutti i migliori talenti sono stati o fagocitati o snaturati dall’industria americana il risultato è desolante…
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