Poche settimane fa, il 29 giugno, ricorreva il quinto anniversario della scomparsa di Vittorio Gassman. Non ci sono state troppe rievocazioni, ma ripensando a Gassman mi sono reso conto che il suo nome meritava un cenno in una rubrica “neonoir” su un sito dedicato al thriller. Come estimatore del neonoir, è ovvio, io ammiro i film e libri dove il mondo è osservato “dal punto di vista di Caino”. E Gassman, anche se pochi lo ricordano, è stato anche l'attore più "cattivo" del cinema e del teatro italiani nel dopoguerra e ci ha offerto innumerevoli occasioni per guardare il mondo con gli occhi di Caino.
Vittorio Gassman, infatti, si è rivelato il “grande cattivo”, almeno tra i volti della commedia all’italiana.
Certo, la sua attività tra cinema e teatro è stata poliedrica, ma una costante delle sue interpretazioni resta la “cattiveria” dei suoi personaggi principali. Con i molti anti-eroi di Alberto Sordi ci si identificava, anche se con la vergogna di scoprire le proprie piccolezze e bassezze italiane. I “cattivi” interpretati da Gassman, invece, li si ammirava con invidia inconfessabile per la loro sfrontatezza, l’audacia, le trasgressioni alle leggi della morale e dello Stato. Simpatici, ma immancabilmente mascalzoni, quando non esplicitamente criminali, i personaggi più celebri di Gassman sono felloni, illegali, persino assassini. Ce lo dimostrano, tra l’altro, le sue interpretazioni shakespeariane sul palcoscenico: bastino, tra tutte, le sue presenze reiterate tra le atrocità dell’Otello… E agli spettatori teatrali le sue apparizioni restavano impresse in modo indelebile, come avveniva, a fine Ottocento, al pubblico del grande attore inglese Henry Irving, istrione dal naso aquilino simile a quello di Gassman, e che ispirò persino il Dracula di Bram Stoker.
Ma anche al cinema, Gassman riluceva nei ruoli negativi.
È un personaggio negativo, fino alla distruzione finale, il cinico romano di Il sorpasso, è negativo il giovanotto truffaldino di Il mattatore, è negativo l’imbroglione di La pecora nera, è negativo l’arrivista di C’eravamo tanto amati. Ed è negativo, in fondo, il cialtronesco cavaliere dei suoi due film su Brancaleone. Così come negativo è il cieco sprezzante di Profumo di donna. Se qualcuno, poi, avesse ancora qualche dubbio sul lato addirittura satanico della carriera di Gassman, basterebbe ricordare la sua inequivocabile presenza in L’arcidiavolo, nel ruolo del titolo, infernale corruttore e tentatore di fanciulle virginali. Del resto, molto della popolarità dell’attore era dovuto alla sua capacità di incarnare la sovrapposizione tra la vita reale e la vita sullo schermo o sulla scena: tanto gradasso e istrionico nelle performance dei film o dei lavori teatrali, quanto nella vita, almeno in gioventù, tra amori multipli e sregolatezze.
Vittorio Gassman, allora, è stato un’icona del nostro immaginario davvero luciferina e per questo gli amanti del lato oscuro non possono rapidamente dimenticarlo.
Come potrebbe sparire dalla memoria, infatti, un “grande cattivo” come Gassman, che già nel 1947 ci regalava un’interpretazione degna dei noir americani più riusciti, quando assumeva il ruolo del ladro sbandato e fascinoso di Riso amaro?
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