Ancora un successo…
Argento vivo di Marco Malvaldi, Sellerio 2013.
Ogni tanto lo scrittore sente il bisogno di parlare del suo lavoro e di tutto l’ambaradan che lo circonda. O lo fa direttamente in modo esplicito, o indirettamente, come in questo caso, attraverso le parole e i pensieri di certi personaggi. Qui a coppie (sposate o meno): Giacomo Mancini scrittore con Paola architetto; Leonardo programmatore e Letizia insegnante; Corinna agente scelto e il dottor Corradini questore; il Gobbo e Gutta macchiette truffaldine; Costantino disoccupato e Tanasso ingegnere; Angelica editor e il dottor Luzzati editore. In più una macchina, più precisamente una Peugeot 206 color argento ed un portatile che custodisce un libro, a cui ne capitano di tutti i colori. E siamo a Pisa.
Praticamente, a voler esser sintetici, la storia del succitato libro e del libro in generale con tutte le sue traversie, le interviste, l’editor (i libri li legge o non li legge?), i cambiamenti del testo, le recensioni come scudisciate all’inizio e quelle indulgenti su chi è arrivato, fino all’ultima tremenda domanda su che cosa sia uno scrittore (già, cos’è?).
Ma anche macchiette, incontri e scontri fortuiti, casuali e le storie che si intrecciano come l’argento vivo degli alchimisti. E poi la classica multona dell’Equitalia ormai tristemente di moda, una pizzicata a certi programmi televisivi e alla supponenza dei loro partecipanti, la difficile convivenza tra marito e moglie (anche per Seelan, il domestico di casa Mancini), l’arroganza del potere che si prende tutto il merito (povera Corinna, costretta perfino a trasformarsi in prostituta!). In prima pure il racconto del direttore di un hotel che vede sparire, insieme a suo fratello Carlo defunto (fissato con un metodo di calcolo per riconoscere un musicista dalla partitura), i prossimi congressi con relativi incassi. Personaggi vivi e concreti che sembra toccarli.
Una prosa veloce, leggera, ironica (a tratti mordicchia), con spunti in vernacolo a riportarci su un piano di sano gusto popolare. Un’insalata, magari un po’ troppo farcita (non esageriamo, eh!), ma pur sempre gustosa. Ancora un successo di Malvaldi e io mi immagino l’umore di quei livornesi che meglio un morto in casa che un pisano all’uscio.
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