Il prigioniero adesso si sentiva sulla giusta strada, con otto domande ancora da porre. Certo, pensò, i regni dell’astrazione si sarebbero dimostrati indubitabilmente più difficili di quelli della concretezza, dove si sarebbe dovuto indovinare un oggetto materiale. Ma con ancora otto domande a disposizione e con un sistema di eliminazione strettamente scientifico, sussistevano ancora possibilità di riuscita.

Per quanto strano possa sembrare, a dispetto della posta disperata in ballo in quella partita - la vita o la morte - Nasmyth non poté fare a meno di provare un qual certo piacere selvaggio nel confrontare la propria mente con quella del vecchio, in una cinica danza macabra di cervelli. Perfino nelle ore più cupe, dove provava la sensazione che in fondo alla prova non lo attendesse altro che la morte, non perse mai la sua potente determinazione a combattere fino in fondo.

Il terzo giorno, dopo aver attentamente analizzato tutte le classi dell’astrazione, Nasmyth propose il seguente quesito: «L’idea che avete in mente rientra nelle categorie dell’estetica o della morale?»

«No» replicò Varian, per poi aggiungere sorridendo: «Voglio complimentarmi con voi per i progressi effettuati. Con ancora sette domande a disposizione, avete già superato il limite massimo raggiunto dai suoi predecessori, tranne forse Van Cleve. Molti di loro sono morti, per mano propria o mia, senza neanche essere arrivati a sapere che io sto pensando a una cosa astratta, fuori dal campo della morale e dell’estetica»

«Per così dire» intervenne Nasmyth, sperando di carpire un’informazione gratuita, «dentro i limiti della praticità?»

«Sì, ma devo considerarla un’altra domanda» disse Varian in tono solenne. «Ricordate, vi restano adesso sei sole domande. Non sprecatele!»

Nasmyth, sconvolto all’idea dell’acutezza intellettuale del pazzo, non proferì ulteriori parole e si immerse di nuovo nelle proprie riflessioni. Era chiaro che non sarebbe riuscito a ottenere nulla da Varian, se non pagandone il prezzo. Non doveva affrettare le cose o perdere la testa, ma giorno dopo giorno, in modo preciso e logico, doveva continuare questa spaventosa ricerca di un’astrazione pratica, l’unica in grado di salvarlo da una spietata eliminazione.

Sapere che gli restavano adesso solo altre sei possibilità fu a un tempo terribilmente deprimente e attivamente stimolante. Doveva scoprire una singola cosa fra migliaia e migliaia di possibilità, compito che senza dubbio avrebbe sbigottito anche Isaac Newton.

Trascorse la notte in uno studio attento delle categorie che aveva elencato riguardo astrazioni utili. Una volta spenta la luce, proseguì la sua analisi mentale del problema. Alla fine cadde addormentato - era quasi mattina - e non si svegliò prima delle dieci, preda di una forte depressione.

Riuscì a scacciarla, però, e la sera formulò la quinta domanda:

«Questa astrazione pratica riguarda primariamente l’esistenza, il tempo, il cambiamento o la causa?»

«No» sorrise il suo avversario, decisamente contento per l’insuccesso del prigioniero, poi se ne andò.

Il giorno successivo fu particolarmente nero per Nasmyth. Il confino - nonostante i suoi tentativi di ginnastica svedese - la perdita dell’appetito, l’intenso sforzo mentale, l’angoscia pressante, tutto si era accumulato nel procurargli una violenta emicrania. Comprese, inoltre, di stare perdendo peso, e conseguentemente, forze.

La mente, però, si dimostrava straordinariamente acuta. La sua capacità di comprensione e analisi sembrava quadruplicata, ma sapeva che nell’eccessiva applicazione e nell’arrovellarsi su di un solo problema covava il germe della follia. Lo sforzo, ne era consapevole, doveva ben presto concludersi, in un modo o nell’altro.

Se doveva durare ancora dieci giorni... rabbrividì pensando al risultato.

La sesta domanda venne formulata in questo modo:

«Adesso dividerò le restanti categorie dell’astrazione - ovvero, relazione, qualità, ordine e numero - in due metà di due categorie ciascuna. La prima è relazione e qualità. La vostra idea rientra in questo gruppo?»

«No» rispose Varian. «Ricordi che le restano soltanto quattro domande. Le consiglio di porle con estrema ponderazione».

Quella notte Nasmyth si sentì molto male. Alla fine era riuscito a restringere il campo a due sole categorie, ordine e numero, in modo da essere quasi a distanza di tiro dalla meta. Ma per riuscire a raggiungere l’obiettivo esatto, forse non sarebbero bastate una dozzina di domande, quattro erano decisamente poche.