Cominciava a sentirsi molto meglio. Il coraggio crebbe considerevolmente e chiacchierò perfino un po’ con il vecchio, nella speranza di fargli rivelare il suo pensiero e se possibile scoprire verso quale direzione si dirigessero i suoi interessi. Sperava in questo modo di ottenere qualche debole indizio di partenza; ma Varian fu oltremodo cauto e non proferì alcuna parola che potesse in qualche modo essere interpretata a proprio vantaggio dall’avversario.

Una volta che Varian si fu allontanato, Nasmyth iniziò a lavorare di buona lena, cominciando a classificare logicamente tutte le categorie di oggetti in animate, inanimate e astratte. Basò il suo lavoro per quanto possibile sulle disposizioni tenute nel famoso «Thesaurus» di Roget, opera che un autore di studi medici come lui aveva imparato a conoscere nel dettaglio.

Utilizzando gli strumenti di scrittura a disposizione, cominciò a schematizzare la materia, e prima di sera aveva completato un diagramma sufficientemente completo della situazione. Ultimato il compito che si era prefisso, si scoprì molto più fiducioso nei suoi mezzi, e iniziò ad affrontare la prova più che rassicurato.

A mezzogiorno e di nuovo alle sei del pomeriggio, Varian tornò per portagli dei pasti eccellenti. Una scatola di sigari, una pipa e mezza oncia di Perique - in una borsa di stoffa, non in una scatola di metallo, visto che anche quel metallo sarebbe potuto risultare strumento di aiuto in un suicidio - resero ancora più piacevole la giornata di Nasmyth.

Il prigioniero notò con un sorriso come i piatti, il coltello, la forchetta e il cucchiaio fossero tutti di legno. Provò la tentazione di dire a Varian che non aveva alcuna intenzione di eliminarsi da solo, ma poi ci ripensò e rimase zitto.

«Porrete la vostra domanda stasera alle otto, allora?» chiese il vecchio durante il pasto serale.

«Senz’altro!» esclamò il medico. Varian scambiò alcuni convenevoli con lui, evidentemente compiaciuto del comportamento della sua vittima attuale; poi accese la luce e si ritirò.

Comparve nuovamente alle otto in punto, si mise a sedere vicino alle sbarre con i lineamenti resi ancor più sinistri, dalla forte illuminazione del locale.

Per un attimo, i due uomini si fissarono a vicenda silenziosi. Il cuore del dottore batteva con forza e l’uomo lottò per non farsi vincere dal nervosismo. Riuscì a padroneggiare l’emozione e a fingere un sangue freddo che in realtà non aveva. Era determinato a far sì che almeno Varian non avesse mai la soddisfazione di vederlo a disagio.

«Pronto?» chiese il pazzo, sorridendo. «Valutate bene il quesito! Ricordate, non è possibile una richiesta discutibile. Le mie risposte saranno tutte sì o no, nient’altro che questo. Pronto?»

«Sì» replicò il prigioniero, in piedi accanto alle sbarre.

«Ponetemi la prima domanda allora».

«Prima domanda: la cosa a cui pensate rientra nella categoria degli oggetti materiali?»

«No!» esclamò Varian. «Le auguro una felice notte».

Si alzò e uscì, lasciando Nasmyth particolarmente depresso. Dato che l’oggetto pensato da Varian non era materiale, doveva trovarsi in un campo più vago e incerto, al di fuori del mondo materiale. Questo confermava il sospetto del medico sul fatto che la scelta di Varian fosse particolarmente subdola, e gli confermava che il suo compito sarebbe stato paurosamente severo.

Trascorse la serata in profonde meditazioni, passando in rassegna minuziosa le categorie dell’immateriale e dell’astratto, dopo aver rigettato e distrutto ogni altra cosa, finché alle dieci e trenta la luce si spense. Si strinse allora il suo abito nipponico, straordinariamente adatto a quel tipo di confino, e si distese sulla coperta per dormire, per quanto possibile.

V

Visto che analizzare in modo preciso ogni pensiero e ragionamento giornaliero prolungherebbe in modo ingiustificato questa narrazione, per mantenerci entro confini accettabili, l’avanzamento dell’indagine di Nasmyth sarà riferita in modo schematico, via via che Varian e il suo prigioniero procederanno giorno dopo giorno lungo quello strano labirinto che tormentava il nostro sfortunato medico.

Il secondo giorno, per accertarsi di essere sul giusto percorso, Nasmyth usò una domanda che forse avrebbe potuto risparmiare, ma senza la quale non osava proseguire:

«La cosa che avete in mente è un concetto astratto?»

«Sì» rispose Varian.