Si alzò e iniziò a passeggiare per la cella - che occupava uno spazio di forse quattro metri per cinque - alla ricerca di una qualsiasi possibilità di fuga; ma cosa poteva sperare di ottenere a mani nude in uno scenario di metallo e cemento?

Comprese lucidamente come restasse una sola possibilità di scampo: quella di carpire a Varian il segreto che custodiva nella sua mente. Ma farlo con soltanto dieci domande a disposizione.. che speranza terribilmente esile!

Stanco e particolarmente debole, il prigioniero si distese sulla coperta e si nascose la testa fra le mani, alla ricerca di una via che lo portasse fuori dal diabolico labirinto in cui era caduto. Pensò alle spiacevoli conseguenze che la sua scomparsa avrebbe provocato a due o tre pazienti che necessitavano urgentemente delle sue attenzioni mediche, e il pensiero aggiunse altro sale alle ferite.

Venne poi il convincimento - indubbiamente confortante - che quel vecchio pazzo fosse comunque sincero nel suo voler metterne alla prova l’intelligenza. Poteva farci conto. Era indubbiamente un pazzo, un maniaco, ma al tempo stesso restava un uomo colto e istruito, un intellettuale che finora aveva dato prova di estrema onestà nel suo proposito deviato.

Nasmyth era certo che Varian agisse spinto da un profondo senso morale, da un fortissimo imperativo psichico. Avrebbe condotto un gioco intricato e pieno di astuzie, ma indubbiamente leale. Non avrebbe cambiato le carte in tavola nel corso della partita e al termine, se Nasmyth ne fosse uscito vittorioso, avrebbe accettato il suo successo, liberandolo. In caso di fallimento invece, il prigioniero era perfettamente consapevole che Varian l’avrebbe sicuramente ucciso con lo stesso rimorso che si prova nello schiacciare un insetto.

Il medico si rese conto che sulla sua intelligenza si basava non soltanto il prosieguo della sua vita, ma anche quella di molti altri che - in caso di suo fallimento - lo avrebbero necessariamente seguito in quella trappola per topi. Comprese di avere un grosso compito da assolvere per l’intera società: sconfiggere questo pazzoide, recuperare la libertà, svelare i molti tragici misteri di cui adesso conosceva la risposta, e infine far incarcerare a vita quel Varian.

Mentre rifletteva in tal modo, ogni fibra del suo corpo vibrava per l’intensità della determinazione nel riuscire a recuperare la libertà con il suo successo.

«Dio mi conceda» - pensò con trasporto mentre sedeva sopra quel tappeto giapponese - «di poter sopravvivere e ottenere giustizia da questa orribile sventura!»

Concentrò quindi i suoi pensieri sullo svolgimento della prova, quell’orribile facsimile di un gioco che avrebbe dovuto portare vittoriosamente a termine contro quel vecchio pazzoide. Si decise ad affrontare la situazione come un uomo dotato di intelligenza, determinazione e spirito indomabile. In nessun caso, neppure di fronte all’evidenza del fallimento totale, avrebbe dovuto dimostrarsi un codardo o pregare inutilmente per la misericordia del suo aguzzino. Voleva assolutamente affrontare Varian sul suo stesso piano e sconfiggerlo.

Era convinto di non dover chiedere un’accelerazione del gioco, che non sarebbe impazzito per la tensione, e che non si sarebbe mai lasciato indurre al suicidio. In modo attento, meditato e paziente avrebbe applicato tutta la sua intelligenza alla soluzione del quesito, avrebbe sfruttato ogni attimo di tempo e avrebbe portato fino alla conclusione quel terribile azzardo.

Iniziò poi a ponderare la probabile direzione del ragionamento del vecchio, la natura dell’oggetto che aveva probabilmente scelto. Non aveva dubbi sul fatto che fosse oscuro e difficile da scoprire. La perfidia dimostrata dall’uomo ne era una prova sufficiente, oltre al fatto che tutti i suoi predecessori avessero fallito la prova; e tra loro ci fossero anche uomini di notevole livello, come Maltry e Van Cleave.

Pensare a quest’ultimo, in particolare, lo riempì di sconforto. Come aveva fatto quel vecchio a sconfiggere un logico, giocatore di scacchi e abile oratore? Come poteva sperare lui, Nasmyth, di vincerlo?

A dispetto di ogni fattore scoraggiante della situazione, però, il medico radunò le proprie forze e iniziò a prepararsi attivamente per quel duello di intelletti. Intorno alle nove suonò per chiamare Varian, si fece portare del cibo e si gustò un sigaro.