Mentre il suo romanzo L’odore del peccato - vincitore del Premio Alberto Tedeschi 2013 - è da pochi giorni in edicola per Il Giallo Mondadori n. 3092, conosciamo meglio Andrea Franco.
Dopo aver visto il tuo nome su racconti e traduzioni, finalmente ti incontriamo: chi è dunque Andrea Franco?
Domanda marzulliana! Sono nato a Ostia, nel 1977. Ho coltivato tante passioni, dalla musica alla scrittura, dal kung fu alla Formula 1, dalla lettura al whisky. Mi appassiono sempre molto a quello che faccio e cerco di farlo al meglio. Qualche volta mi riesce, altre volte devo provare e riprovare. Tra le cose che amo: la Ferrari, i libri, Elton John, Puccini e la lirica in generale, la mia città. Odio il caldo, soprattutto. E non riuscire in qualcosa. Amo giocare a Dungeons & Dragons con i miei amici. Mi fermo qui, se il resto dell’intervista avrà incuriosito qualcuno, trovarmi in rete e farmi altre domande non è difficile!
Vincere il Premio Alberto Tedeschi è una gran bella soddisfazione: come hai reagito quando hai scoperto di aver vinto?
Risponderò con semplicità. Mi sono accucciato perché le gambe mi tremavano, poggiando la schiena a un muro, e sono rimasto in silenzio almeno due minuti, dopo aver chiuso la telefonata. E ho pensato a mio padre. Avrei voluto correre da lui per dargli la notizia. Ma lui non c’è più, quindi ho messo per qualche momento da parte la gioia e mi sono concentrato su altri pensieri. Forse non è la risposta che la gente si aspetta, ma è la verità.
Già avevamo intravisto il tuo personaggio, monsignor Attilio Verzi, in "Giallo 24" ma ora ha addirittura un romanzo tutto per sé. Vuoi raccontarci di lui e di come è nato "L'odore del peccato"?
Intanto recentemente hai esordito come traduttore in Segretissimo, collana nota per aver ospitato fior fiore di traduttori: come ti senti a contatto di grandi professionisti del settore?
Emozioni su emozioni, in questo periodo. Un 2013 che difficilmente potrò dimenticare. La collana di Segretissimo ha una storia lunga e prestigiosa e di punto in bianco trovarmi “collega” di Stefano Di Marino, Andrea Carlo Cappi e tanti altri, non è qualcosa che si possa descrivere con semplicità. Recentemente, poi, ho anche potuto conoscerli di persona e avere la conferma che non solo sono ottimi scrittori e sapienti traduttori, ma anche persone squisite con le quali è bello passare il tempo assieme. Ora poi, con Cappi, condividiamo pure una simpatica esperienza: siamo i fratelli “Pranzo”. Cosa significa? Un simpatico equivoco iniziato da Biagio Proietti a GialloLatino e conclusosi tra mille risate a GradoGiallo. Tanto lavoro, ma tanto piacere nello stare insieme, sempre con allegria. Scrivere a questo modo è incredibile.
Parliamo dell'Andrea Franco "lettore": quali sono gli autori e i romanzi di cui proprio non potresti fare a meno?
Be’, cercherò di non fare un elenco lunghissimo. Certamente Ken Follett su tutti, e poi Wilbur Smith, Ed McBain, Isaac Asimov, Tolkien, Eco, Baricco. Voglio citare anche qualche romanzo (dei generi più disparati), escludendo gli autori qui sopra, per non essere ripetitivo: Hyperion di Simmons, Una musica costante di Seth, I predatori di Gondwana di Di Marino (e qui c’è una storia da raccontare, ma che non anticipo né a voi né a Stefano perché chi vorrà la potrà leggere in una mia prossima pubblicazione per Delos Digital: Scrivere Fantasy), Amagansett di Mills, Sospetto di McDermid, Campo di fuoco di Altieri e tanti altri.
Immagino la tua formazione sia anche cinematografica: quali film consideri imprescindibili?
Per finire, puoi rivelarci qualche progetto futuro? Tornerà il buon Verzi?
Sì, Verzi tornerà certamente. Ho appena consegnato un racconto e ho iniziato a lavorare sul nuovo romanzo. Ho già titolo e scaletta, ma non anticipo nulla, così vi tengo un po’ sulle spine. E poi proprio in questi giorni potete trovare un altro mio romanzo decisamente particolare: Lo sguardo del diavolo (Delos Digital). La storia romanzata di uno dei più inquietanti Serial Killer della storia: Jeffrey Dahmer.
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