E' il 23 maggio 1992 quando alle 17 e 56, all'altezza del paese siciliano di Capaci, cinquecento chili di tritolo fanno saltare in aria l'auto su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
Nemmeno due mesi più tardi, il 19 luglio, tocca a un altro magistrato cadere sotto i colpi della mafia. Paolo Borsellino viene ucciso da un'autobomba a Palermo in via D'Amelio. Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi.
Si tratta di uno dei periodi più bui della storia della Repubblica Italiana.
La caparbietà e la passione per il suo lavoro fanno di Paolo Borsellino un esempio da seguire per le generazioni future. Giovanni Falcone era altrettanto tenace ed efficiente. Entrambi hanno lottato in prima persona con tutte le loro forze per tutelare la propria autonomia di magistrati in trincea contro la mafia, e oggi sono considerati a tutti gli effetti un simbolo positivo. La triste tragedia del loro assassinio non va dimenticata. L'obiettivo della loro vita e di un Paese che si vuole libero deve ancora essere raggiunto: sconfiggere la mafia.
Per non dimenticare la storia del nostro Paese, le minacce che lo attanagliano, le persone che combattono per migliorarlo, questa sera alle ore 21,00 su Rai 3 sarà trasmessa la puntata speciale di Blu Notte, condotta da Carlo Lucarelli, La mattanza - Dai silenzi sulla mafia al silenzio della mafia.
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