Guido Sereni, detective privato in una Milano grigia e paradossalmente un po’ provinciale, conosce per caso Liam, ex soldato dell’I.R.A., e tra i due nasce una istintiva, immediata amicizia: l’uccisione dell’Irlandese sotto gli occhi di Sereni e la ricerca della verità su quella che è una vera e propria esecuzione in stile paramilitare costituiscono la struttura portante di questo romanzo di Sandro Ossola che la giovane – e molto curata – Alacràn ha recentemente pubblicato nella sua collana “Le Storie”.
In effetti questa collocazione è perfettamente calzante per questo romanzo che, dal pretesto della storia noir o forse più correttamente hard boiled, ne supera i confini raccontando una storia di amicizia, di coerenza, di lotta armata e di sentimenti.
Il limite di L’ussaro nel freezer risiede nella compressione degli aspetti espressamente investigativi della storia principale e delle storie a contorno: si ha a tratti l’impressione che con alcune pagine in più le storie potrebbero raccontarsi da sole anziché lasciare il compito a Guido Sereni di esplicitarle.
Ciò che rende la lettura di questo romanzo di Ossola molto piacevole è la capacità di rappresentazione dell’ambiente milanese in cui la storia si svolge e la caratterizzazione dei due personaggi principali.
Innanzi tutto la Milano che viene rappresentata è perfettamente credibile nei suoi personaggi un po’ volgari, un po’ gretti, il cui benessere deriva sia dal lavoro che da una concezione elastica di ciò che è lecito è ciò che non lo è: in questo senso il commenda Barzi è ottimamente rappresentativo di una specie piuttosto diffusa in tutto il nord – nord est produttivo italiano. Ma la rappresentazione può farsi ironica, mai macchiettistica, ed è talmente vicina alla quotidianità da lasciare più una traccia di amarezza che di divertimento.
Guido Sereni si muove in questa realtà con occhio critico, disincantato ma mai realmente cinico, consapevole dei propri limiti e non disposto a venir meno ai suoi principi etici. Il personaggio che realmente emerge dal romanzo, ed emerge nel breve spazio di un’amicizia precocemente interrotta dalla sua morte, è l’irlandese Liam.
Liam è esattamente com’è il popolo d’Irlanda: malinconicamente allegro, forte, ironico, perennemente in bilico tra violenza e desiderio di pace. Ha combattuto per una libertà nella quale crede fermamente, ma deve fare i conti con la propria personale etica e con la propria stanchezza di uomo di fronte alla durissime conseguenze delle azioni compiute. E’ un personaggio molto bello, nel quale rieccheggia la memoria di una terra straordinaria e tormentata, divisa ma nonostante tutto bellissima, piena di musica, di sentimenti, di memoria.
L’amicizia tra Liam e Guido diviene così il motivo di coinvolgimento maggiore nella lettura, con il grosso pregio dell’assenza di retorica.
Un libro da consigliare a chi ha nostalgia della verde Isola e a chi, dovendo ancora andarci, non si vuole accontentare del cielo d’Irlanda.
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