Si chiama True Crime ed è una nuova collana di saggi da edicola che la Mondadori propone da alcune settimane, dedicata appunto al reportage di crimini veri; una pubblicazione coraggiosa che nasce sull'onda lunga del successo di trasmissioni come Blu Notte o Giallo Uno e di libri come Serial killer e Scena del crimine, scritti a quattro mani da Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi, quest'ultimo (e chiudiamo il cerchio) in veste di curatore della collana.
Il terzo numero di True Crime è dedicato al cannibalismo: Cannibali è il saggio di un gruppo di autori che racconta tutto quanto c'è da sapere su uno tabù più grandi della nostra cultura, quello dell'uomo che si pasce delle carni dei suoi simili. Attenzione però: True Crime non è una rivista voyeuristica che si compiace nello spiattellare macabri episodi di violenza e relative frattaglie di fronte al lettore, intrattenendolo magari per un pomeriggio sotto l'ombrellone. Il nome e la serietà di Picozzi sono una garanzia di qualità e Cannibali non fa eccezione: il saggio rappresenta infatti uno studio serio e ottimamente documentato sull'argomento. Al tempo stesso, chi cerca "solo" una lettura da spiaggia non resterà comunque deluso, perché Cannibali si legge con lo stesso ritmo di un thriller ed è capace di tenere avvinti alle pagine. Merito probabilmente della sua panoramica vastissima e dell'esauriente campionario di casi presentati, che attinge più all'antropologia che alla criminologia. Ai cannibali assassini (come il celebre Mostro di Milwaukee) è infatti dedicato solo l'ultimo terzo del libro: la parte principale è costituita invece da un atlante del cannibalismo nella storia e nella cultura dei cinque continenti, per mostrare che non solo l'antropofagia esiste (nonostante alcuni studiosi "negazionisti" si adoperino per asserire il contrario) ma che essa affiora ovunque pur nella varietà delle culture. Veniamo così a conoscenza di storie realmente accadute eppure talmente incredibili che se le leggessimo in un romanzo le bolleremmo subito come poco realistiche: dalla ricostruzione delle pratiche cannibali nell'Età del Ferro grazie al ritrovamento di resti europei alle scioccanti esperienze degli esploratori britannici alle isole Figi, dal cannibalismo proletario russo (cronologicamente molto, ma molto più vicino a noi di quanto crediamo) alle credenze tradizionali cinesi sulle virtù curative del cannibalismo praticato sui familiari. Ciliegina sulla torta è un capitolo sul cannibalismo "di necessità", relativo ai sopravvissuti di disastri che, per non morire di fame, hanno dovuto cibarsi dei cadaveri dei loro compagni. Il libro fornisce documenti di prima mano e interviste relative al più celebre di questi casi, quello del gruppo disperso sulle Ande dopo un incidente aereo, raccontato anche nel film Alive – I sopravvissuti.
Al termine della trattazione sui più recenti assassini cannibali, come il giapponese Sagawa che in patria è ormai una celebrità, il saggio si chiude con una riflessione sull'ipocrisia dei primi colonizzatori, che "portavano la civiltà" in mezzo ai cannibali, una civiltà apparentemente evoluta che disprezzava l'antropofagia ma che, come notava Bartolomé De Las Casas quattro secoli e mezzo fa, non esitava ad adottare terribili pratiche di tortura sugli indios per imporre il proprio dominio. Una considerazione che dovrebbe far riflettere ancora oggi.
Cannibali è, in conclusione, un ottimo biglietto da visita per questa collana, a cui non possiamo che augurare di proseguire con gli stessi standard qualitativi.
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