Una scaletta di metallo addossata alla parete conduceva ad un’apertura che si apriva esattamente sopra alla porta. Da quell’imbocco partiva un lunghissimo corridoio che conduceva in superficie appena fuori dalle mura del castello di Vyšehrad. Il Dottore si arrampicò velocemente fermandosi sopra alla porta. Non udiva più alcun rumore, forse Natasha percependo il pericolo si era fermata. Trattenne il respiro e un rivolo di sudore ghiacciato gli scivolò lungo il viso.
Natasha aprì la porta con un calcio esplodendo quattro colpi che mandarono in frantumi un mobiletto tarlato, poi rimase nel corridoio in attesa. Decisamente non voleva prenderlo vivo. Trascorsero alcuni istanti di intensione, poi la donna fece irruzione nella stanza coprendo tutta l’area della stanza con l’arma puntata. I suoi guai però vennero dall’alto. Il Dottore si lasciò cadere colpendola con il piede a martello fra le scapole, atterrò con una capriola e col tallone le frantumò le ossa della sinistra mentre cercava di riafferrare la Glock sfuggitale di mano. Un grido di dolore si disperse lungo il corridoio, ma nessuno poteva sentirla. Un’anfibiata in faccia la spedì nel mondo dei sogni.
- Ben svegliata, Natasha.
- Figlio di puttana...
Un pessimo esordio da parte sua.
Un destro violentissimo urtò le costole della donna che rimase senza fiato, gli occhi fuori dalle orbite per il dolore improvviso che si irradiò in tutto il torace.
- Figlio di puttana io? Eppure quella che ha iniziato a sparare sei stata tu...
Natasha emise un gemito, un colpo peggiore del primo la percosse nello stesso punto. Natasha strillò crollando a terra riversa fra le macchie di umidità ammuffita.
Coriacea, risoluta, ma non tanto quanto il Doc.
- Voglio sapere a chi mi hai venduto.
Nessuna risposta. Inspirando a fondo, il Dottore estrasse il pugnale. In un modo o nell’altro avrebbe scoperto il nome di chi voleva la sua morte.
Il Dottore imboccò la statale e il telefono squillò. Controllò il display e rispose.
- Dove sei Doc? - chiese Claudio con voce tesa.
- Sono sulla strada per Říčany.
- Ma dove stai andando?
- Il contatto è saltato. Natasha mi aveva venduto.
Claudio imprecò.
- Ho scoperto comunque come arrivare al Codice. Natasha l’ha venduto a Salvo Fatone.
Claudio esitò un istante, chiuso in un silenzio pieno di interrogativi.
- Come è stato possibile?
- Non so come siano venuti in contatto, ma le ha offerto una cifra più alta della nostra e lei gli ha rivelato dove è nascosto il codice. Nella cifra era compresa anche la mia morte.
Claudio imprecò in modo irripetibile. Ci stava prendendo gusto.
- Dove si trova Natasha?
Il Dottore rimase in silenzio per un attimo cercando le parole più adatte. Sarebbe stato sicuramente meglio se fosse andato tutto liscio, ma Natasha non gli aveva lasciato scelta.
- Morta. Non c’era alternativa.
- Hai presente cosa comporta? - urlò Claudio all’altro capo del telefono.
- Sì, lo so, ma non potevo fare altrimenti.
Certo che avrebbe potuto fare altrimenti, ma per farla parlare aveva dovuto tirare la corda oltre il limite. Claudio si produsse in un profluvio di bestemmie e insulti. Natasha era corrotta fino al midollo, ma era pur sempre un ufficiale di Polizia. Anche se non avessero scoperto il cadavere, la sua scomparsa avrebbe scatenato un vespaio.
- Recupera il Codice e dileguati da Praga. Dove si trova il Codice?
- A Kutna Hora, nell’ossario di Sedlec.
- Fatone si sarà mosso in anticipo non avendo ricevuto la conferma della tua eliminazione nei tempi stabiliti. Ci scommetto le palle.
Claudio esitò un attimo, poi riprese la parola.
- Non credo di poterti mandare qualcuno, i tempi sono troppo ristretti.
- Provaci. Male che vada mi porterai i fiori sulla tomba.
Tradito, venduto e poi usato come bersaglio per il tiro a segno. Niente male. Il Dottore doveva cavarsela da solo.
Il paesaggio scorreva monotono e sempre uguale a sé stesso mentre il Dottore percorreva la strada in direzione sud-est. Osservando il colore bianco sporco del cielo, pensò che presto avrebbe iniziato a nevicare. Nonostante il freddo, però, la temperatura non era ancora abbastanza bassa. Quel mattino era sorto un timido sole i cui raggi erano troppo deboli per poter trafiggere la spessa cortina lattiginosa di foschia e nebbia. Alberi striminziti e case male in arnese punteggiavano qua e là una campagna spoglia, malsana, ed ebbero un effetto ipnotico sui pensieri del Dottore.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID